Ibra: «Juve, mi manchi. Io voglio tornare»
Ecco la clamorosa dichiarazione d’intenti del forte attaccante al suo ex allenatore al Malmoe, Hansson, che ha svelato il retroscena: «Ha detto che non ne fa una questione di soldi: vuole scegliere in base ai suoi gusti»
GIACARTA - «Zlatan vuole la Juve. Se non può adesso, il prossimo anno. Me lo ha detto lui, l'altro giorno: "Stefan, voglio tornare a giocare nella Juve. Se ora non sarà possibile, lo farò nel 2015". E' così». Sicuro? «Sicuro». Ibrahimovic? «Ibrahimovic». Proprio lui? «Proprio lui». Va bene. Stiamo calmi. Una brodaglia di caffè, una sigaretta, e cominciamo. Cominciamo con una domanda: ma chi diavolo è questo Stefan? Già, Stefan Hansson, nato di dicembre, giorno 6, anno domini 1957. A Svalov, 3 mila abitanti, non lontano da Malmoe.
Paperoni - Stefan Hansson è un allenatore svedese. Ha dato le dritte a Ibrahimovic, un secolo fa. E va bene: anche Ibra è “sui generis”. Ma il vero problema è comprendere se questo Hansson sia più un genio vivo e sregolato o una regola vivente: e geniale. La norma della sua vita è non avere confini se non fuorimano, per ciò che possiamo intendere noi della normalità. La sua storia corre perennemente dietro ai ricchi malati di calcio, ma disperati, perché nessuno vuole venire da loro. Fa così da un bel po' di anni. Si fa attrarre, Stefan. Dai paperoni che non hanno esperienza, conoscenza sportiva, che magari a malapena sanno che il pallone è rotondo, ma possiedono il portafoglio pieno, questo sì. E cercano gloria anche a caro prezzo. Lo pagano i ricconi sperduti negli angoli del mondo, e lui arriva. Però deve essere un posto lontano e molto poco genuflesso all'occidentalità. Tipo il Vietnam. O la Birmania. «Io sono stato benissimo lì. C'è una lunga storia dietro alla mia permanenza in Vietnam. Ma ve la racconto un'altra volta». Adesso lavora nel Borneo, è l'allenatore del Mitra Kukar, è in Indonesia da un paio di anni. «Un po' meno strano, in effetti». Siamo nella hall del Four Seasons, l'hotel della Juve. Allegri è circondato dalle telecamere. Come se lo marcassero venti Vidal messi tutti assieme in circolo. Stefan lo guarda da qualche metro di distanza. «Adesso ci giocheremo 'sta amichevole, io e lui. L'allenatore della Juve non sa ancora che farò. Se volete diteglielo voi, tanto a me non cambia nulla: ma di sicuro Allegri vedrà qualcosa di speciale. Perché la mia selezione indonesiana giocherà col 4-2-1-3. Nessuno gioca così. Io sì. Vedrete che spettacolo la mia tattica. Tre attaccanti e un fantasista. Ma quando difendiamo, passo al 4-4-1-1. E poi noi giocheremo in 14 contro la Juve». Cioè con gli arbitri e i guardalinee a favore? «No. Con noi giocheranno il caldo folle, l'umidità pazzesca e il fuso orario. Per i miei ragazzi sarà dura, perché la Juve è fortissima. Magari non vinceremo, ma loro suderanno di sicuro». Con il suo Mitra Kukar è primo nel campionato indonesiano. «La squadra di Thohir? Lui qui possiede il Persib Bandung. Ma non ricordo nemmeno in che posizione siano. Mi pare sesti in classifica. Che m'importa dov'è la squadra di Thohir, io sono primo! In carriera ho vinto 8 campionati e una Coppa, passando da un Paese all'altro attorno al mondo. Lo sapevate?». Per (tutto) questo gli hanno chiesto di fare il selezionatore di stellette indonesiane, una tantum, contro la Juve. Ha allenato anche nelle Seychelles, mica stupido. Dopo aver girovagato tra Svezia, Norvegia e Danimarca, sempre con la sua lavagnetta portatile, a insegnare calcio. E aver giocato a pallone in patria, ma anche negli Usa e in Australia, tra gli Anni 80 e i primi 90. Fino a che non ha preso fiato nel Malmoe. Meno di 20 anni fa. Insegnava nelle giovanili. E nelle giovanili del Malmoe c'era Ibra. Ecco spiegato il trucco.
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