L’operazione Europa League è partita in casa turca. E l’ultimo incrocio di campionato, risolto con un pari e patta, non smuove le acque né in classifica né tantomeno nel morale del Trabzonspor. Il 2-2 rimediato in casa del Karabukspor grazie a una doppietta dell’attaccante Emre Gural è un brodino che non solleva nessuno dalla tensione ardente sotto la cenere. La classifica (il Trabzon è nono a 30 punti) non decolla, la squadra fatica ad acquisire una marcia vincente, tra i dubbi che si trascinano sulle condizioni di Florent Malouda e le incertezze perduranti sul nome dell’allenatore destinato a sostituire il dimissionario Mustafa Resit Akcay. Incassati i no dei primi big contattati (compresi gli italiani Roberto Di Matteo e Giovanni Trapattoni), in panchina siede ancora Hami Mandirali che a 45 anni è il primo a sapere che la società sta puntando su altri allenatori: lui è e resterà collaboratore tecnico. L’ex bomber è una vera e propria icona a Trebisonda, visto che contribuì alle fortune della squadra locale per 14 anni in due tranche, per un totale di 212 reti realizzate. E fra i 300 sostenitori attesi giovedì a Torino per assistere al match di andata dei sedicesimi di finale di Europa League sta quasi venendo il magone, nel ripensare a quanti salti di gioia provocarono le celebri punizioni del Mandirali giocatore: missili terra-aria, che molti osarono paragonare ai siluri mancini di Roberto Carlos se non fosse che l’ex nazionale turco amava calciare dritto per dritto, senza ricorrere ad alcun effetto. Il Trabzonspor di oggi naviga in brutte acque: nel 2014 non ha ancora vinto. E per sopravvivere allo Stadium, chissà se basterà il modello Galatasaray, sbarcato il 2 ottobre a Torino con un allenatore appena messo in sella. L’obiettivo è salvare il salvabile, in attesa del ritorno del 27 in Turchia.

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