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| Ciò che non si è realizzato l’ultimo giorno di mercato potrà diventare realtà tra meno di quattro mesi. Di certo la Juventus non ha tirato giù la saracinesca davanti ad Alberto Gilardino nella serata di lunedì scorso, quando si è chiuso il mercato estivo con un doppio colpo di scena: dall’accordo trovato con il Genoa per il trasferimento dell’attaccante fino alla liquefazione delle trattative incrociate, per via della (successiva) mancata intesa tra Enrico Preziosi e i vertici della Roma quanto allo spostamento di Marco Borriello dalla Capitale al capoluogo ligure. Con in mezzo - si ricorderà - il passaggio di Fabio Quagliarella proprio alla Roma: terzo anello di questo giro di attaccanti decollato in extremis. Beppe Marotta - si diceva - non ha chiuso un discorso, all’inizio della settimana che sta andando nel cassetto. Una volta preso atto del blocco altrui, creato dagli emolumenti di Borriello (indisponibilità della Roma a darlo al Genoa pagando tre quarti dello stipendio), l’amministratore delegato bianconero ha formalmente effettuato due mosse: la prima, all’ora di cena, 3 ore circa in anticipo sul gong , è stata levare dal mercato Quagliarella, per ragioni di opportunità (ormai non c’erano più reali possibilità di resuscitare la trattativa fra i tre club e tutti gli attaccanti in ballo). La seconda mossa è aver posto le basi per riaprire la discussione strada facendo, sia con il Genoa sia con l’attaccante rossoblù (e azzurro), così da mantenere una posizione privilegiata. Si parte da un dato di fatto: Preziosi ha messo in conto di cedere Gilardino entro la prossima estate, e non solo per ragioni economiche. TUTTOSPORT.COM
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