IL "MIO" BIG LUCIANO, Per Calcio GP del 14.11.2011

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principiopaolino1974
view post Posted on 14/11/2011, 23:43     +4   +1   -1




Nel "mio" Luciano Moggi c'è tutta la fortuna di poterlo raccontare anche grazie a un incontro personale, fugace ma intenso, breve ma eterno. Un incontro informale e per questo ancora più fortunato, perché più vero, più asettico. Per quel classico caffè dopo pranzo che rappresenta uno dei piaceri della vita, figuriamoci se poi lo condividi con un personaggio di questo spessore. Spessore? E sì, perché lo vedi arrivare con una deambulazione che è al tempo stesso flemmatica e decisa, quella di chi sa sempre dove andare. Che magari si abbina in tutto e per tutto a quel modo di esprimersi paragonabile quasi a una cantilena, a una litania, eppure passaresti la giornata ad ascoltarlo. Una stretta di mano anch'essa flemmatica ma decisa e nel mentre qualcuno che gli sussurra: "Questo ragazzo ha scritto un libro sulla Juventus". Da parte sua subito un'occhiata scrutatrice, il solito ghigno inconfondibile e la constatazione che suscita l'ilarità generale: "Sulla Juventus? Ah, brutto affare...". Del resto la sua battaglia personale era appena cominciata. Già, il momento è da immortalare: mi viene automatico smettere i panni di quello che ha scritto un libro sulla Juventus per indossare quelli in cui mi sento più a mio agio, i panni del tifoso. Gli si chiede uno scatto fotografico insieme ed ecco che Luciano Moggi è anche disponibiltà, oltre a carisma, sicurezza e ironia. In quella foto ha sempre il solito ghigno beffardo: in un momento in cui la sua battaglia personale è appena cominciata, sembra voler dire che ne vedremo delle belle. E infatti ne abbiamo viste delle belle, anche se non supportate dalla sentenza più giusta, una sentenza giusta che però avrebbe scatenato un terremoto e nessuno era pronto ad affrontare un simile scenario. Del resto Moggi è esattamente come la Juventus. O lo ami più della tua compagna oppure lo odi più di quel tuo capo incompetente e frustrato. Ed è risaputo che la nostra Italietta si divida perfettamente in due, presentando anche quel lato senza audacia e senza attributi. Il nostro è un paese in cui si fa finta di non vedere fino a che fa comodo, solo che poi a un certo punto si rende necessario rimettere le cose a posto, così si cerca il capro espiatorio e il giustizialismo è l'unica cosa che conta. Dopo quello scatto io e Big Luciano abbiamo appoggiato i gomiti su due tavoli diversi per goderci il nostro caffè dopo pranzo. L'ho osservato a lungo, sorseggiando quel caffè come se fosse una tisana bollente, e mi sono sempre chiesto se in quel momento si stesse semplicemente godendo uno dei piaceri della vita o se stesse in qualche modo preparando la sua battaglia personale. Più in generale, personalmente non ho mai condannato Luciano Moggi. Nemmeno quando l'accostamento tra le sue telefonate scovate e la nostra retrocessione giorno dopo giorno diventava qualcosa di tangibile. Forse perché appartengo a quella generazione che è stata per 9 lunghissimi anni a veder vincere gli altri ma che poi ha visto arrivare quella Triade che ha riportato la Juventus sul tetto del mondo. Forse perché ne ho apprezzato la competenza, tipo l'acquisto a cifre irrisorie di Zidane e la sua cessione al Real Madrid per quasi 150 miliardi delle vecchie lire, o l'arrivo last minute di Ibra, giusto per citare alcuni esempi. Forse perché solo per cause di forza maggiore mi sono perso una partita della Juventus e francamente la mia squadra vinceva perché era nettamente più forte delle altre. Nettamente più forte, quindi non era certo un rigorino dubbio o un'espulsione che ci sta e non ci sta a fare la differenza. Il processo di Napoli, per noi addetti ai lavori-tifosi, si è celebrato in maniera particolare, nel senso che la fede si è mischiata con la ragione e mi rendo conto che così è impossibile essere obiettivi. Eppure, se già prima camminavamo a testa alta, man mano che venivano fuori altri elementi abbiamo iniziato a camminare anche con il petto in fuori. Abbiamo avuto evidentemente la sensazione di poterci riappropriare di qualcosa che ci appartiene, di una verità sacrosanta. Per questo dobbiamo ringraziare anche Nicola Penta, uno che veramente meriterebbe la cinquantunesima stella nel nuovo stadio. Dopo la Figc che più volte ha deciso di non decidere, in sostanza anche a Napoli si è deciso di lasciare tutto così com'è, con Lucianone fuori dal calcio per sempre e con la Juventus che continuerà a trovare un percorso tortuoso sulla strada che porta alla restituzione degli scudetti e a un equo risarcimento per gli ingenti danni subiti. Ma se è per questo anche nel 33 d.C. qualcuno se ne lavò le mani e ora che siamo nel 5 d.C., inteso come dopo Calciopoli, la storia si ripete. Chissà se questa similitudine che vuole essere ironica e non certo blasfema possa mettere sul volto di Luciano Moggi quel suo solito ghigno beffardo.
 
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