| JUVENTUS-BOLOGNA 1-1
Buffon sv; Lichtsteiner 6.5, Barzagli 7, Chiellini 4.5, De Ceglie 4 (Vidal 6); Pirlo 7.5, Marchisio 6; Krasic 5 (Giaccherini 5.5), Vucinic 4, Del Piero 6 (Matri 6), Pepe 6.5.
Che questi siano due punti lasciati per strada, è fuori discussione. Ma il rammarico per una vittoria che non è arrivata si accompagna a una prestazione di grande furore agonistico che fa ben sperare per il futuro. Insomma, il bicchiere è mezzo pieno. E' un 1-1 figlio però di tante conferme che avremmo voluto veder trasformate in smentite. Mirko Vucinic è un giocatore senza mezze misure. O vince la partita da solo oppure è indisponente. O cammina per il campo con aria svagata oppure esagera con il suo temperamento, magari proprio quando non serve. Chiellini commette troppe distrazioni, un centrale della Juventus non se le può permettere, inoltre con la palla tra i piedi non si può guardare. E menomale che Barzagli riesce a nascondere anche i suoi limiti. Krasic fa tutto bene fino all'ultimo tocco: arriva lì alla velocità della luce, poi o sbaglia il cross o si mangia il gol che avrebbe chiuso la partita. E poi c'è De Ceglie. Perché non riproporre Grosso dopo l'ottima prova di Siena? Perché mandare via Ziegler per realizzare una plusvalenza ridicola? Perché acquisire mille esterni che poi devono andare in tribuna quando in casa hai già Pepe e soprattutto quando ti servono come il pane un centrale difensivo e un terzino sinistro? Il calcio è bello perché si presta alle interpretazioni più variegate, ognuno lo vede a modo suo. C'è evidentemente chi pensa che De Ceglie meriti di giocare titolare nella squadra più gloriosa del mondo, personalmente ritengo che De Ceglie non è nemmeno da serie A. E' l'antitesi del calcio. Non copre, non spinge, non serve. In compenso con il direttore d'orchestra Pirlo la manovra è fluida e avvolgente. E poi, come si diceva in apertura, l'aspetto più positivo è vedere questa squadra che lotta, con i denti e con le unghie, cercando di portare a casa la vittoria fino all'ultimo secondo. Sulle scelte possiamo stare a discutere, ma sulla mentalità che Antonio Conte è riuscito a trasmettere non ci sono dubbi. E allora, più rammarico o più speranza? Già il fatto di porsi questa domanda rappresenta un qualcosa che fa guardare avanti con ottimismo.
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