| L’ultima minaccia di Montezemolo, e la questione di opportunità
Dopo i primi due naufragi stagionali, puntuali come le piogge in autunno sono arrivate le lacrime di Montezemolo. Subito dopo la Malesia, il presidente della Ferrari ha fatto irruzione sulla scena e ha spiegato i motivi del suo malcontento: “Attualmente l’80% del valore delle macchine dipende dall’aerodinamica, non si può continuare così. Le gallerie del vento funzionano 24 ore su 24 ma la F.1 è anche motori, meccanica. Questa F.1 così com’è non mi sta bene. Assurdo poi che siamo l’unico sport professionistico al mondo in cui non ci si può allenare. I test vanno reintrodotti, naturalmente facendo attenzione ai costi. Mai come in questo momento c’è il bisogno di condividere nuovi regolamenti che restino nel tempo”. Alla vigilia del Gran Premio di Cina, mentre le sue Ferrari agonizzano in pista dietro alle Red Bull, il numero uno del cavallino insiste, arrivando finanche a minacciare. “E’ tutto troppo artificiale -dice ad AutoBild – I volanti ormai sono come dei computer e i tifosi non capiscono più. Il contratto con l’organizzatore scade nel 2012, dobbiamo discuterne subito. La Ferrari continuerà a fare parte dello show solamente finché questo restituirà qualcosa in termini di ricerca e sviluppo per la produzione delle nostre macchine, altrimenti no”. Sia chiaro, qui non si discutono gli argomenti del presidente, che peraltro in ampia parte si condividono, ma semplicemente la loro opportunità. Per due motivi.
a) E’ noto che la storia la scrivono i vincitori, condizione che al momento non appartiene davvero a Montezemolo. Contestare l’eccesso di aerodinamica in F1 adesso rischia di far passare il Cavallino che non raggiunge la Red Bull per una volpe che non arriva all’uva. Sarebbe stato meglio, magari, farlo dopo un paio di successi, o dopo un paio di invenzioni ingegneristiche degne del nome della Ferrari.
b) “La Formula 1 è composta di due cose: il rombo dei motori e la Ferrari”, disse poco tempo fa Bernie Ecclestone. Ad indicare che la scuderia di Maranello è qualcosa di più di una istituzione per il mondo delle corse, è un elemento naturale. Diciamo che la Ferrari sta alla F1 come il vento alla vela o la neve agli sci. Ecco. Possibile che, avendo un ruolo del genere, la Scuderia di Montezemolo non abbia qualche responsabilità specifica sulla deriva regolamentare di oggi? Non avrebbe, magari potuto/dovuto far valere in maniera diversa il suo peso all’interno del suo mondo? Per trovare la risposta, basta voltarsi e guardare un poco indietro, a quel groviglio di incertezze e indecisioni che fu il 2009, quando la Rossa, dopo la solita sfilza di “penultimatum”, non fu capace di cacciare Mosley, e in più si fece truffare dalla vicenda dei diffusori. Anche allora, dopo, arrivarono le lacrime di Montezemolo.
La Repubblica
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