Il complesso di superiorità degli juventini

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principiopaolino1974
view post Posted on 9/3/2011, 20:26     +1   -1




ABITUATI A GUARDARE TUTTI DALL'ALTO
CADERE FA MALE, ALZARSI E' UN DOVERE

Si definisce “complesso” l’insieme di impulsi di origine inconscia che, in conflitto con altre tendenze, accentrano e bloccano l’energia psichica dell’individuo. Ciò premesso, si sente spesso parlare del cosiddetto “complesso di inferiorità” che, in maniera semplicistica ed esemplificativa, è quello di cui soffre chi crede di avere meno degli altri. Ebbene, lo juventino è condizionato dal problema diametralmente opposto: ha il “complesso di superiorità”. Ed è tutta colpa della sua squadra del cuore.
Trattasi di un complesso molto complesso. Siccome ognuno di noi crede in qualcosa ed è sospinto nelle sue azioni quotidiane proprio da quello in cui crede, sia esso una fede piuttosto che una laica convinzione, ecco che chi crede nella Juventus facendone una sorta di filosofia di vita assume giocoforza tutta una serie di comportamenti con peculiarità ben delineate.
Lo juventino cammina con il petto in fuori ed è generalmente ottimista. Un po’ come quando aspetta una partita della sua squadra, lui sa che potrà perdere ma soprattutto sa di poter
vincere contro chiunque. Lo juventino a tratti appare perfino presuntuoso e di conseguenza fastidioso, il fatto è che la falsa modestia non gli appartiene.
In generale, lo riconosci lontano un miglio, figuriamoci quando apre bocca: ha quel sorriso ironico e beffardo, le sue sono sentenze più che semplici considerazioni o punti di vista. Il tutto nonostante sappia benissimo di essere poi aspettato al varco quando arrivano momenti bui come quello della stagione scorsa, ma è un rischio che si può correre: nella storia bianconera non mancano cadute fragorose, però rialzarsi è sempre stato un obbligo morale. Basta quindi una vittoria risicata per vederlo più spocchioso e ringalluzzito di prima...
Dicevamo che è tutta colpa della sua squadra. Beh, ovviamente la bulimia di trionfi ha giocato un ruolo fondamentale, ma c’è di più, molto di più. E’ una questione di stile, di nobiltà dell’animo, soprattutto di mentalità. Quella mentalità che ti porta a considerare l’esito positivo l’unica strada percorribile. Nessun dubbio amletico: si deve vincere, e basta. Ecco perché non è solo ed esclusivamente una questione di successi ottenuti o, meglio, quelli hanno fatto
sì che la mentalità vincente bianconera mettesse in ogni dove le proprie radici. Lo dimostra il fatto che per uno juventino, massì, diciamolo, per un “Gobbo” con la “G” maiuscola, la vittoria più bella è sempre quella che deve ancora venire. Lui non sta sempre a vivere nel passato, eppure avrebbe tutti i motivi per farlo, bensì guarda al futuro perché tutto è migliorabile, ogni record può essere infranto. Lo juventino non mischia la sua filosofia di vita con altre fedi o laiche convinzioni. Per esempio, non coglie nel suo credo la metafora della lotta operaia contro il padrone imprenditore.
Per carità, potrebbe essere molto sensibile di fronte a questo argomento, ma il suo modus vivendi è cosa ben distinta, va al di là di tutto e non va confuso con nient’altro. Il Gobbo, noi Gobbi, tifiamo per noi stessi, non prima di tutto contro qualcun altro. Nella malaugurata congettura in cui non possiamo guardare la partita perché siamo altrove, al primo bar ci catapultiamo dentro e chiediamo: «Cosa fa la Juve?». Al massimo possiamo informarci del risultato della nostra antagonista di turno, ma solo perché magari ci precede in classifica. Pensate un po’, anche chi tifa contro chiede: «Cosa fa la Juve?» poi, uscendo dal bar, forse si ricorda di
domandare il risultato della propria “squadra del cuore”, peraltro un mero dettaglio.
Comunque quelli che gufano devono fare una vitaccia: nella storia, noi abbiamo vinto (quasi) sempre mentre loro hanno visto vincere (quasi) sempre. A tal proposito, immaginiamo la sensazione dei nostri calunniatori, simile all’appagante fase terminale di un atto sessuale, allorché la Juve è stata spedita in B. Già, ma che ne è stato del complesso di superiorità? Di sicuro non è svanito, d’altronde è stata una parentesi, anche se la più brutta della storia, peraltro scaturita non da una retrocessione “normale”, bensì da
una delle vicende più oscure della storia del calcio.
In sintesi, come si evince dal libro “Juventus il processo farsa”, nella presentazione di Piero Ostellino e Christian Rocca, «Pasta e Sironi (...) ci raccontano di un reato che non c’è, basato su telefonate e cene di cui nessuno conosce il contenuto, accertato in un processo che ha saltato a pie’ pari il dibattimento, oltre che un grado di giudizio, e che è cominciato direttamente con la formulazione delle richieste da parte del procuratore, come neanche in Unione
Sovietica. Eppure, malgrado le condanne, l’intera impalcatura di Calciopoli, secondo la stessa sentenza di condanna redatta dal professor Piero Sandulli, è crollata, dopo essere stata peraltro
ridicolizzata allo stadio Olimpico di Berlino una sera d’inizio luglio (...). Sentite come ha commentato il presidente della Corte Federale la sua stessa sentenza: “Abbiamo debellato un sistema, anche se fatto solo di contatti atipici e anche goliardici, quasi da caserma, che sarebbe stato opportuno non ci fossero” (...). E poi, in un’intervista successiva alla sentenza, lo stesso Sandulli ha detto che “non ci sono illeciti, era tutto regolare, quel campionato non è stato falsato, l’unico dubbio riguarda la partita Lecce-Parma”».
Il complesso di superiorità, insomma, non è stato scalfito, semmai lo juventino è riuscito a farsi un bagno di umiltà e ha addirittura rafforzato il legame con la propria squadra, sostenendola
con maggior vigore, evidentemente per riprendersi qualcosa che gli appartiene. Essendo però abituato a guardare tutti dall’alto, una volta tornato a casa dopo “il bombardamento di Dresda”, per dirla con un’iperbole di Giampiero Mughini, ha mostrato una certa impazienza di fronte alla difficile ricostruzione della superiorità bianconera.
Quali, inoltre, le argomentazioni dei denigratori di fronte alla spavalderia juventina? Una sola: la Juve ruba. Patetico. Il diluvio perugino e il caso extracomunitari, che hanno di fatto consegnato lo scudetto alle società della capitale proprio a cavallo dell’anno giubilare, sono misteriosamente caduti nell’oblio.
Ma il più interessante è l’argomento rigori, quello che scatena le insinuazioni dei tifosi più maliziosi. A Cagliari, alla 4ª giornata del campionato scorso, il gol dagli undici metri di Jeda ha interrotto la serie nerazzurra di 53 partite di fila senza penalty fischiati contro, ma non è stato intaccato il record di cento (!) gare consecutive che è saldamente nelle mani della società allora gestita da papà Angelo Moratti.
In ogni caso un complesso rimane pur sempre un complesso, con la sua accezione per così dire negativa. Nella sua definizione, del resto, si era parlato di un blocco dell’energia psichica. Allora ecco che il rischio è talvolta quello di perdere il contatto con la realtà. E anche qui c’è il parallelismo: è sotto gli occhi di tutti che nella bacheca della Juve manchi qualche Coppa dei Campioni. Una bacheca nella quale non ci sono comunque regali ricevuti a tavolino o in segreteria: il complesso di superiorità è stato acquisito sul campo.

(Tratto dalle pagine 5 e 6 del mio libro "Complesso di superiorità")
 
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Supertonda
view post Posted on 30/3/2011, 16:18     +1   -1




Splendido pezzo ! Onorato di avere il "complesso" !!! :1229773541.gif:
 
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SILVIA13
view post Posted on 2/4/2011, 12:12     +1   -1




io io sono complessata.... :mfr_closed1.gif: :sciarpa juve: :rosa:
 
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2 replies since 9/3/2011, 20:26   211 views
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