Midterm USA, trionfano i repubblicani

« Older   Newer »
  Share  
Abbott_Juve
view post Posted on 4/11/2010, 15:12 by: Abbott_Juve     +1   -1




Liberismo e frontiera

Un film di Clint Eastwood, "Gran Torino", dice due o tre cose interessanti sullo spirito dell'America. Primo: non c'è auto bella e solida come una Ford prodotta nel midwest. Secondo: nessun governo sa difendere una famiglia meglio di un vecchio fucile. Terzo: persino i bifolchi del Michigan possono avere grandi ideali. Il successo dei Tea Party al voto di lunedì riporta le libertà dell'individuo - e il principic di autodeterminazione nei rapporti fra stato e cittadini - al centro della vita americana. Non è un dato elettorale, ma culturale. Su questo tema, il Foglio ha raccolto le opinioni di cinque esperti.

Per Edward Luttwak (storico ed esperto di geopolitica), "la Casa Bianca ha appena ricevuto un messaggio preciso. Gli americani vogliono prendere le decisioni che riguardano il loro futuro e si vogliono reinventare di continuo; il governo non può entrare nella vita dei cittadini; l'America non avrà uno stato assistenzialista perché quel modello non fa per noi". Luttwak dice che la genesi e l'ascesa dei Tea Party non hanno tempi casuali. "La crisi economica e la grande confusione del 2008 hanno aiutato un politicc attraente come Barack Obama, che ha sedotto gli elettori e li ha convinti a prendere una strada europea. Quando gli americani si sono accorti che il paese stava davverc cambiando, hanno prodotto una rivoluzione. Negli Stati Uniti la stampa di qualità ha presentato i Tea Party come una trovata folcloristica, ma la loro posizione contiene elementi tipici della cultura anglosassone Il movimento propone un grosso taglio della spesa pubblica: è quello che il premier David Cameron e il suo vice Nick Clegg stanno facendo in Gran Bretagna".

Antonio Donno (docente di Relazioni internazionali all'Università del Salento) dice che "il problema è lo stesso dai tempi del presidente Thomas Jefferson: il governo migliore è quello che governa meno" Per Donno, "i Tea Party riprendono la grande tradizione dei conservatori americani, che era stata abbandonata negli ultimi anni. Si ritorna alla centralità dell'individuo, all'antistato, in un certo senso anche all'isolazionismo. È il contrario rispetto e quanto professa Obama, ma le prime ripercussioni di questo fenomeno si avranno all'interno del Partito republicano".

La libertà non è una bolletta scaduta Secondo Marco Bassani (docente di Storia delle dottrine politiche alla Statale di Milano), "ci sono valori che hanno sempre fatto parte della cultura americana. I Tea Party vengono dalla pancia del paese e assecondano molti aspetti dell'identità nazionale: il concetto di fisco come 'rapace mano del governo' non è mai morto e non morirà presto. Per adesso, gli esponenti dei Tea Party si sono concentrati sulla lotta alla spesa pubblica, non hanno mai parlato di diritti civili o di embrioni, quindi non credo che la loro vittoria avrà conseguenze sulle grosse questioni sociali. La cosa certa è che il movimento copre uno spazio lasciato vuoto dai repubblicani. Dopo l'11 settembre, la destra americana ha ignorato uno dei suoi temi classici: ridurre in ogni modo il potere del governo".

Nicola Rossi (economista, senatore del Partito democratico e membro del comitato scientifico della Fondazione Italia Usa) non crede che la stagione dei Tea Party possa modificare il contratto fra i cittadini americani e lo stato. "Potremmo prendere in considerazione quella ipotesi nel caso in cui il movimento fosse davvero legato alle radici storiche del nome che porta - dice - Il problema è che nei Tea Party di oggi ci sono elementi di carattere religioso e morale che rendono il paragone inappropriato".

All'inizio della settimana, l'analista Ross Douthat ha scritto sul New York Times che i valori dei liberal sono stati superati in modo netto per la prima volta dopo vent'anni. In una intervista pubblicata ieri dal Foglio, lo studioso Scott Rasmussen ha sostenuto che gli americani vogliono dimenticare in fretta l'epoca dei salvataggi bancari cominciata nel 2008 e proseguita con le manovre da big government di Barack Obama. "Ritengono che quella sia la prova che il governo aiuta soltanto gli amici, lasciando la classe media a fare i conti con le regole del gioco", ha detto Rasmussen.

Per Carlo Stagnaro (direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni), "i Tea Party non sono soltanto populismo antitasse. L'idea è quella di ridurre l'influenza dello stato nella vita dei cittadini. Il successo del movimento dipende in gran parte dalla sua capacità di intercettare una caratteristica precisa dello spirito americano: è l'idea della Frontiera, il primato dell'individuo sulla collettività". Stagnaro dice che la vittoria dei repubblicani sui democratici (e dei Tea Party sui repubblicani) costringerà la Casa Bianca a modificare l'agenda politica. "Se ne va il paradigma europeo, il Green deal non esiste più, la riforma della sanità può subire un clamoroso passo indietro". Quello che rimane è lo spirito dell'America.

Da Il Foglio, 4 novembre 2010
 
Top
2 replies since 4/11/2010, 13:11   26 views
  Share