| TORINO, 17 marzo - Detto in maniera molto diretta e senza troppi giri di parole, suona pressapoco così: giù le mani da Amauri. Vale per il Milan e per tutti coloro i quali, eventualmente, si mettessero in testa di sfilare il centravanti brasiliano alla Juventus. Se lo scordino, ecco. Anzi, non ci provino. Il no è secco ( esse minuscola) e tranciante, non prevede eccezioni neppure dinanzi a proposte indecenti. « Amauri è incedibile. Resterà con noi al cento per cento, anche perché ha un contratto che scade nel 2012 » , la frase l’unica - di Jean Claude Blanc destinata a smorzare pruriti primaverili e falsi entusiasmi. Intorno al colosso di Carapicuiba, che presto dovrebbe diventare italiano a tutti gli effetti, la società di corso Galileo Ferraris ha intenzione di costruire le speranze per il futuro prossimo: quindi non se ne parla nemmeno di teorizzare la sua cessione, persino di fronte a una tonnellata di euro. Amauri è la pietra d’angolo del reparto offensivo bianconero, attorno a lui ruoteranno gli altri. Del resto, tenuto conto della grana Trezeguet e delle ripercussioni che il litigio mediatico con Claudio Ranieri potrebbe innescare a stretto giro di posta, sarebbe per lo meno delittuoso prendere in considerazione l’idea di privarsi di Amauri, dodici reti in campionato, per un lungo periodo stakanovista dell’attacco causa infortuni a catena, sogno di Marcello Lippi e tentazione di Carletto Dunga. Sì, ma l’altro Carletto ( Ancelotti)? No, non accadrà.
CON PATO E KAKA’ - Certo, non è un mistero che la scorsa estate all’ultimo pure il Milan si fosse inserito nella corsa al bomber con i capelli a spinacio e che sia stato bruciato sul filo di lana dalla Juventus, capace di offrire la somma giusta a Maurizio Zamparini ( ventidue milioni di euro totali, comprese le contropartite tecniche) e l’ingaggio giusto al brasiliano ( oltre quattro milioni), però il passato a volte ritorna. E l’ipotesi di assortire il reparto d’attacco con Amauri, Pato e Kaká affascine- rebbe chiunque, figurarsi chi ha fatto del joga bonito una sorta di filosofia esistenziale. Però la Juventus è irremovibile e, a quando è dato capire, non si tratta di una posizione rovesciabile intorno a giugno e dintorni ma di un partito preso, cioè di una posizione non scardinabile a fronte di pressioni di vario tipo. tuttosport
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