«Totti? Nella mia squadra, dopo quello che ha detto, non sarebbe più capitano». Firmato: Pavel Nedved, icona del popolo bianconero quanto il Pupone lo è per la Roma giallorossa. Botta e risposta tra uomini di campo che si stimano (come spiegato dal ceco con aria sincera) ma che sono divisi da una feroce rivalità calcistica. Tra l’altro, presto i due saranno pure “colleghi” perché Pavel è membro del consiglio di amministrazione della Juventus mentre Totti, una volta chiuso con il calcio, avrà un posto in caldo da dirigente. Sono leader nati i due: non a caso è stato il Pupone a squassare il post partita allo Stadium con le sue dichiarazioni riguardo agli “aiutini” in salsa bianconera, e, sempre non a caso, la Juventus ha scelto proprio Pavel per rispondergli da “pari grado” nell’arena televisiva - più infuocata che mai - di Tiki Taka, dove invece nessun romanista (pur invitato) ha ritenuto opportuno presentarsi: «Voi tirate sempre in ballo la Juve - il contropiede di Nedved, dopo essersi sorbito molte allusioni sulla “faziosità” dell’arbitraggio di Rocchi -. Anche se Francesco è un amico, un grandissimo campione, e a fine partita l’ho salutato, mi sono arrabbiato con lui quando ho sentito cos’ha detto davanti alle telecamere. Totti non è mai arrivato a giocare in una squadra così grande come la Juventus e per questo non capisce cosa vuol dire lavorare per un club tanto importante. Se giochi o lavori per la Juventus, hai tutti contro. Noi, alle nostre spalle, abbiamo solo i nostri tifosi, mentre ci ritroviamo tutta l’opinione pubblica contro. E dico di più: questo influisce anche sull’atteggiamento degli arbitri che capita abbiano quasi paura a darci qualcosa a favore».

«GLI TOGLIEREI LA FASCIA» - Ed è solo l’inizio perché l’argomento pare solleticare assai Nedved, davvero in formissima nel talk show di Italia 1: «La Roma ha costruito una squadra splendida e a Totti, ripeto, faccio i complimenti. Ma per quello che fa in campo, non per quello che dice fuori: se nella mia squadra alla sesta giornata dici “arriveremo secondi” e sei capitano, non so se ci rimani con quella fascia al braccio. Uno può dire che il campionato è falsato alla sesta giornata? Se da qui in avanti succede qualcos’altro, allora cosa facciamo? Qui parlano di campionato falsato, ma bisogna anche guardare all’impressione che diamo all’estero e domenica è stata una partita bella, una sfida maschia in cui c’è stato tutto. Il calcio italiano in Europa sta crescendo, come dimostra quanto stiamo facendo nelle Coppe: questo è importante, non le polemiche».

TROVATI I TIFOSI COLPEVOLI - Un discorso a parte merita quanto accaduto ai panchinari della Roma, molestati da pseudotifosi che già sono stati individuati. E qui Nedved - non poteva essere altrimenti - ha mostrato tutta la sua solidarietà nei confronti dell’ex collega: «Se mi sarebbe piaciuto sentire applausi all’uscita dal campo di Totti come accaduto a Manchester in Champions? Questa cultura in Italia non c’è: qui prendi solo insulti in trasferta e io ne so qualcosa perché ricordo bene quando andavo a giocare a Roma oppure a Milano. Qui si tifa contro il proprio avversario più che per la propria squadra. A Torino è bello vedere le panchine incastonate nella tribuna. Per quanto riguarda quello successo domenica ai giocatori della Roma, sono state già identificate due persone che hanno fatto casino con i giocatori: questo è un vantaggio se hai lo stadio di proprietà».

«MOVIOLA IN CAMPO? NO» - Chiusura sui molti episodi controversi nella direzione di Rocchi, con tanto di precisazione: «Io non sono d’accordo con la moviola in campo perché secondo me quello non sarebbe più calcio. Diverso il discorso per il gol-non-gol, a patto che la regola sia ben decodificata. Marchisio-Holebas? Per me era rigore perché c’è una spinta abbastanza forte: l’ho visto anche dalla tribuna. Il rigore su Pogba? Parlare di centimetri mi sembra ridicolo: Rocchi vede che Paul è sulla linea e decide di fischiare il rigore, per me è un rigore clamoroso. Due giornate a Manolas e una a Morata? Assolutamente giusto così». Ultima battuta su Zeman: «Tutti i tifosi juventini lo vedono come un nemico. Ci siamo sentiti l’ultima volta quando ho smesso di giocare: i nostri rapporti sono questi».

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