Juve-Milan, Teocoli presenta il big-match a modo suo
«Non parlo, non parlo. Tranquilli, non compro nessuno. Buon lavoro, buon lavoro...».
Teo Teocoli, si è già immedesimato in Galliani, una delle sue celebri imitazioni?
«Questo è l’ultimo Galliani, più spiritoso di un tempo e meno gesticolatore in tribuna. Davanti ai cronisti ascolta la domanda, sorride e quasi sempre conclude dicendo che non compra nessuno».
In autunno, durante la diatriba Barbara Berlusconi-Galliani, ha temuto anche lei di perdere il lavoro?
«Galliani, oltre che il primo tifoso, è la testa o il braccio, comunque la parte più importante del Milan. Io continuerò ad imitarlo anche quando si farà da parte, anche se sono certo che non lo vedremo più allo stadio. Lo immagino bonariamente con la barba lunga. Un clochard che si aggira per le strade di Milano».
Il Galliani imitato da Teocoli cosa pensa di Barbara?
«Che dovrebbe dedicarsi a cucina e ricamo».
Mentre il Teocoli vero, tifoso rossonero?
«L’entrata a gamba tesa su Galliani non mi ha convinto. Non sono maschilista, ma proprio non riesco a vedere Barbara che entra nello spogliatoio a strigliare la squadra. Come minimo, ogni volta, dovrebbe aspettare che tutti i giocatori non siano più nudi... ( risata )».
Preferisce Conte o la versione di Crozza?
«L’originale, quello che svolge il suo lavoro in modo ossessivo. Non distribuisce simpatia, ma fa parte del suo modo di essere».
Meglio Seedorf?
«E’ un amico, ma da quando è tornato non l’ho ancora chiamato. Sto diventando più scaramantico di Galliani sugli aspetti che riguardano la squadra. Anche Clarence è facile da doppiare, parla con una bella “s”. Basta fare la voce di Balotelli e levargli l’inflessione bresciana».
Balotelli è il grande assente di Milan-Juve.
«Mi dispiace tantissimo. Sono un suo estimatore, da sempre. Amo lo spettacolo e Mario ne è una rappresentazione. Una volta chiesero al regista Beldì se Balotelli gli ricordasse qualcuno in particolare. Paolo non ha esitato un istante: “L’avete di fronte, è Teo”. Aveva ragione, ero un bel discolo».
Taarabt l’ha sorpresa?
«Sì, tanto che devo ancora imparare a pronunciare bene il nome. Mi piace, anche se a volte si crogiola in qualche finta di troppo. Ricorda Marco Simone».
A tavola con Tevez.
«Non mi ci vedo proprio, nemmeno nella fantasia più scatenata. Però...».
Però...
«Mi rivedrei con Llorente».
Cioè?
«Qualche anno fa, tra Ibiza e Formentera, incrociai uno yacht con a bordo un bel bronzo. Mia moglie e mia figlia rimasero stecchite da tanta perfezione. Quel bronzo era Llorente. Dissi alle mie donne: “Quello è il giocatore del Bilbao”. Non gliene poteva fregare di meno, erano concentrate su altro... (
Pirlo è una ferita ancora aperta?
«Apertissima. Ha lasciato il Milan dicendo: “Mi rimpiangerete”. Aveva ragione. Alla Juventus ha conosciuto una seconda giovinezza e si è valorizzato ulteriormente. E’ diventato un top player. Sarà dura contro i bianconeri. Anche se contro le grandi, Napoli a parte, qualcosa tiriamo sempre fuori».
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