Juve-Inter, intervista a Linus e Savino
Comunque vada a finire Juve-Inter, domani mattina - quando accenderete la radio - loro troveranno il modo di riderci sopra. Linus e Nicola Savino sono la dimostrazione che il tifo è una cosa seria, ma non troppo. E soprattutto che uno juventino e un interista possono lavorare benissimo insieme: quindici anni di convivenza all’interno di Deejay chiama Italia stanno lì a testimoniarlo. Quando hanno cominciato a sfottersi reciprocamente nella loro trasmissione, l’Inter aveva appena ingaggiato Roberto Baggio, Andrea Pirlo e Nicola Ventola, mentre la Juve si apprestava a festeggiare il pallone d’oro di Zinedine Zidane. Ora che Pirlo è il motore del gioco juventino e il buon Ventola è rimasto nei ricordi di Erick Thoir, Linus e Nicola sono una coppia di fatto in radio con sempre più frequenti digressioni televisive che vanno da Quelli che il calcio a Il grande cocomero , dove giusto qualche sera fa è andato a confessarsi pure Walter Mazzarri. «In questi mesi provo quasi tenerezza per gli interisti - spiega Linus - Mi metto nei loro panni... Di momenti bui ne ha vissuti pure la Juve, ma penso che non ci sia niente di peggio del non avere prospettive». Nicola incassa la solidarietà e sottolinea il concetto: «Il problema è che l’Inter attuale non dà emozioni. Preferisco quando perde in maniera clamorosa, ma almeno fa vedere qualcosa. Ad esempio contro la Roma, a San Siro, è finita 0-3, ma è stata una bella partita e alla fine abbiamo applaudito i giocatori».
Qual è stato l’errore più grande dell’Inter in questa stagione?
Linus: «Thohir avrebbe dovuto nominare un proprio plenipotenziario. Serviva un forte segnale di discontinuità rispetto al passato».
Nicola Savino: «Manca un dirigente com’è Sabatini alla Roma. Così l’Inter è un vascello fantasma... Aggrapparsi a Mazzarri non basta: pure lui è un essere umano»
Per la partita di oggi, pronostico a senso unico o sarà battaglia?
L: «Meglio non dare nulla per scontato. Negli ultimi due anni, nonostante il dominio della Juve in campionato, l’Inter è riuscita a darci qualche dispiacere, soprattutto l’ultima volta allo Stadium».
NS: «In occasione di quell’1-3 io c’ero. Ripetere una cosa del genere mi sembra impossibile.
Però...» L’ultima Juve-Inter vista insieme?
L: «La prima nel nuovo stadio: 2-0 con gol di Caceres e Del Piero. Difficile chiedere di più».
NS: «Un supplizio».
Qual è invece la sfida indimenticabile tra bianconeri e nerazzurri?
L: «Io dico di nuovo quel 2-0 del 2012, perché fu la prima vittoria della Juve di Conte contro l’Inter, nella propria casa. Lì si è aperto un nuovo corso».
NS: «Il mio ricordo è molto più datato e risale al 1979. L’Inter vinse 4-0 con una tripletta di Altobelli. Io ero a San Siro con mio nonno Salvatore e stavamo seduti proprio dietro alla porta dove fecero tutti e quattro i gol. Un sogno. E non solo perché ero un bambino».
Stadium contro San Siro. Chi vince?
L: «Lo Stadium è più divertente, più sereno e anche più civile. San Siro è bello da lontano, mentre da vicino è come una vecchia signora, vedi tutte le rughe. Quando è pieno però resta uno stadio affascinante come pochi».
NS: «Il problema è che ormai si riempie solo nelle grandi occasioni e il terzo anello chiuso fa malinconia. Quello che manca allo Stadium, per ora, è la storia. Per chi, come me, lo frequenta sin da bambino, San Siro è la chiave che riapre un armadio di ricordi. Riguardo allo Stadium, faccio un’osservazione da ex tecnico del suono: l’acustica è straordinaria. Senti la gente addosso».
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