[Topic unico] Notizie miste e minori della Juventus.

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view post Posted on 27/5/2014, 12:50     +1   -1
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La Repubblica Ceca si colora di bianconero


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Una settimana senza sosta per Juventus Soccer Schools che appena conclusa l'esperienza Slovacca è subito partita alla volta della Repubblica Ceca per la conferenza stampa del progetto Juventus International Camp che si terrà il prossimo luglio a Praga.

Alla presenza di giornalisti, ospiti e alcuni simpatizzanti Marco Isnardi e Davide Fornaca hanno presentato lo scorso 23 maggio il prossimo appuntamento estivo bianconero: Praga, città amante del calcio e che vanta la presenza di diverse squadre di livello internazionale

«Abbiamo trovato un ambiente carico di aspettative nei confronti dell'attività che i nostri tecnici faranno svolgere ai partecipanti - ha espresso con soddisfazione Marco Isnardi – La passione verso i colori bianconeri è molto forte, in gran parte grazie a Pavel Nedved».

E per l'occasione non poteva dunque mancare il sostegno dell'ex centrocampista bianconero, il quale ha voluto dare il suo supporto con un video messaggio, a testimonianza della forte unione tra Torino e Praga. Non resta dunque che attendere l'inizio di questa nuova avventura bianconera.

Juventus a borderless value. Per info: www.JuveSoccerSchool.com

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view post Posted on 27/5/2014, 13:07     +1   -1
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L'impegno straordinario di un uomo: Umberto Agnelli


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“L'impegno straordinario di un uomo: Umberto Agnelli” è questo il titolo dell'incontro che si è tenuto questa mattina a Sestriere per ricordare il Dottore, a dieci anni dalla sua scomparsa.

In sala erano presenti Donna Allegra, John Elkann, presidente di FCA e i membri della Famiglia, Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, oltre ad autorità e amici del Dottore. Sul palco sono intervenuti i sindaci di Sestriere e Torino Valter Marin e Piero Fassino, l'ambasciatore del Giappone in Italia Masaharu Kono, l'amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne, l'onorevole Enrico Letta, Pavel Nedved e Andrea Agnelli.

Un parterre eterogeneo che ha permesso di ricordare i tanti volti di Umberto Agnelli, imprenditore di successo, politico, personalità di respiro internazionale profondamente legata al suo territorio e alla sua città, presidente, punto di riferimento e primo tifoso della Juventus. E per la Juventus, oltre ad Andrea Agnelli e Pavel Nedved sul palco, in sala erano presenti gli amministratori delegati Giuseppe Marotta e Aldo Mazzia, Antonio Conte e Gianluigi Buffon, in rappresentanza della squadra.

«Umberto Agnelli è stata una figura cruciale per lo sport italiano – ha ricordato Nedved nel suo intervento- Con il Dottore si parlava poco, ma si comunicava molto. I suoi silenzi, i suoi sorrisi erano un conforto e una guida. Nel calcio parla il campo, l'impegno, la fatica... Le parole servono in rari momenti e servono quelle giuste: lui sapeva dosarle e non sprecarle. Aveva carisma e dava sicurezza e sono queste le qualità perfette per comunicare con gli atleti. Fu il primo a sostenere pubblicamente che il calcio aveva bisogno di campioni, ma anche di equilibrio e autofinanziamento, una realtà con cui oggi tutti siamo chiamati a confrontarci».

«Alla Juventus ha portato grandi campioni da Sivori, a Charles, a Zidane, a Buffon a Davids... Ho mille ricordi di lui negli spogliatoi o allo stadio, o magari il giorno dopo la partita mentre bevevamo il caffè a casa mia, ma voglio rammentare un episodio in particolare: era la cena di Natale del 2003 e vidi che molti compagni, mentre parlavano con lui, si giravano per guardarmi. Umberto Agnelli stava parlando del Pallone d'Oro, confidando la speranza che fossi io a vincerlo. La sapeva lunga il Dottore... Pochi giorni dopo mi ritrovai sulla copertina di France Football. Una gioia enorme, che potei condividere con lui prima che ci lasciasse».

Come Nedved, ogni relatore ha portato il proprio contributo ricordando la figura di Umberto Agnelli attraverso aneddoti particolari. E ne è uscito un affresco che «ha spiegato quale sia stato l'impegno straordinario di mio padre – ha sottolineato Andrea Agnelli – Più delle parole dette però mi ha colpito il sentimento con cui stono state dette. Umberto Agnelli era un uomo proiettato al futuro, un leader attraverso i suoi comportamenti. Erano questi, non le sue parole a fare la differenza. Ognuno di noi conserva nel cuore aspetti diversi della sua figura, ma due credo siano comuni a tutti: il rigore e la dolcezza, era intransigente nella disciplina, ma amabile nei rapporti. Ma la straordinarietà di mio padre è sempre stata la forza della normalità. L'ha accompagnato per tutta la sua vita e mi auguro possa accompagnare sempre anche ogni membro della famiglia».

Le foto dell'evento.

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Juve, Marchisio: Vi svelo l'altro Conte


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«Sì sì, non posso lamentarmi. Altroché se ho fatto festa ultimamente. Ce la siamo meritata, dài... Però devo dire che i momenti più belli sono stati quelli di Leinì, appena abbiamo avuto l’aritmetica certezza dello scudetto. Prima l’esplosione di gioia, poi il mister a sorpresa ci ha detto: “Preparatevi, che si va tutti a mangiare una pizza!”. Siamo stati fuori fino alle due, al rientro ci siamo pure fatti la classica spaghettata aglio, olio e peperoncino che saranno state le due di notte. Immaginatevi il giorno dopo, all’idea di scendere in campo contro l’Atalanta... Ricordo che Gigi, Gigi Buffon, alla fine della partita si è complimentato con tutti quelli che hanno resistito fino al 90’! Sì, è stato bello. Ecco: forse quella vittoria è stata l’ennesima dimostrazione della fame, della grinta di questa Juventus: pur con lo scudetto in tasca e la notte in festa, siamo riusciti a vincere pensando al record di punti». Così racconta Claudio Marchisio. Orgoglioso e schietto. Il campionato è appena terminato, il ritiro della Nazionale è in corso e l’inizio del Mondiale è imminente.

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Juve E il Dottore disse «Voglio Buffon»


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Umberto Agnelli è sempre stato vicino alla Juventus e ha sempre vissuto in prima linea le vicende del club, anche se la storiografia bianconera etichetta due periodi specifici come quelli “del Dottore”: il primo è quello di Charles e Sivori, in cui il giovanissimo Umberto è presidente, il secondo coincide con la decade della Triade Moggi-Giraudo-Bettega voluta e costruita da Umberto. Dopo un periodo fra luci (poche) e ombre (tante), seguite alla fine dell’era Platini, il Dottore si trovò nella condizione di mettere fine al dominio del Milan berlusconiano degli anni Novanta. Ci riesce con una nuova idea di gestione della Juventus: un grande manager come Giraudo per tenere sotto controllo i conti e un grandissimo esperto di calcio e calciomercato come Moggi per ottimizzare le risorse, completando il gruppo dirigente con il ritorno alla Juve di Bettega.

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Juve: Elkann, per vincere Champions bisogna sognarla


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Anche John Elkann, ovviamente, era presente all’incontro organizzato in mattinata al Sestriere per ricordare la figura di Umberto Agnelli, a 10 anni dalla sua scomparsa. Elkann ha speso dolci parole in ricordo del Dottore, ricordando consigli, aneddoti, quei pomeriggi o serate trascorsi insieme a guardare la Juventus. E proprio a proposito del club bianconero, pressato dalle domande dei cronisti, l’attuale patron juventino ha mandato messaggi di speranza in ottica futura, lasciando trasparire grandi ambizioni. «Sì, l’ho vista la finale di Champions. Avevo detto che l’Atletico avrebbe potuto farcela, e infatti... avrebbe. Ci metterei la firma per vedere la Juve in finale, come l’Atletico? No, ci metterei la firma per vincerla, la finale». E ancora una domanda: obiettivo concreto o sogno? «Per realizzarli, gli obiettivi, bisogna prima sognarli...». Infine una notazione sul mercato: «Molto dipenderà dai Mondiali, le nostre strategie saranno dettate anche da ciò che succederà in Brasile».

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Juve, Umberto Agnelli Emozione al Sestriere


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Industria, sport, politica. E non solo. Questi e altri grandi interessi, ambiti, successi hanno caratterizzato la vita di Umberto Agnelli. Hanno catalizzato la sua attenzione, il suo impegno. E dunque, partendo proprio da questi grandi temi si è sviluppato il commovente e sentito ricordo del Dottore a dieci anni dalla sua scomparsa. «Può mancarci un padre, un marito, un collega, un amico. Ma a nessuno di noi mancheranno mai i consigli che ci ha dato e il ricordo di quel dolce sorriso», ha raccontato un Andrea Agnelli visibilmente commosso ma anche comprensibilmente orgoglioso. «Umberto era intransigente, un leader silenzioso, disciplinato ma “normale” e spero che anche le generazioni future abbiano queste caratteristiche. Sì, la forza della normalità: è questo il grande insegnamento che ci ha lasciato». Un Andrea Agnelli piacevolmente toccato, peraltro, dal trasporto con cui gli ospiti dell’evento hanno ricordato sul palco - ciascuno fornendo una specifica sfaccettatura del personaggio, del politico, dello sportivo, dell’innovatore - la figura di Umberto Agnelli: il sindaco di Torino Piero Fassino, il console giapponese Masaharu Kohono, l’ad Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, l’onorevole Enrico Letta e il membro del Cda bianconero Pavel Nedved. «E’ un onore ricordare il Dottore - ha spiegato Nedved -. Con lui si parlava poco ma si comunicava tanto. Io sono uomo di sport, e so bene che le parole servono poco: parla il campo. Ebbene, Umberto Agnelli le parole sapeva gestirle e dosarle, usare nei momenti giusti. Parlava poco, ma comunicava tanto. Anche con un sorriso». E poi, Nedved, ricorda di quella premonizione sul Pallone d’oro: «Ricordo la cena di natale del 2003, a un certo punto vidi che i compagni erano vicini al dottore e continuavano a guardarlo: stava parlando proprio dell’assegnazione del pallone d’oro e confidò che sperava che lo vincessi io. La sapeva lunga, lui... Pochi mesi dopo mi ritrovai sulla copertina di France Football e fu un gioia immensa che ho potuto condividere con Umberto Agnelli poco prima che ci lasciasse».

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Pirlo colpisce duro: rinnovo Juve e Mondiali


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Un'ascia da guerriero dell'ambizione: veste inedita per Andrea Pirlo, in abito Trussardi, su GQ di giugno (nelle cover oltre ad Andrea anche Prandelli, Totti e Balotelli). Si attende in questi giorni l'ufficializzazione del rinnovo di contratto, un altro biennale per continuare a vincere con la Juventus sino al 2016. Poi, sarà assalto al titolo mondiale in Brasile, dove dovrà guidare un'Italia tutta da scoprire, ma sempre vicecampione d'Europa in carica. Una Nazionale molto bianconera (6 i ragazzi di Conte a Coverciano) che dipenderà tanto dalla regia di Pirlo, il Maestro che va in copertina. E che posa con l'ascia. Tanto per mettere ancora più paura agli avversari...

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Juve, Bonucci, appagati? Siamo solo all'inizio


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"Se io e miei compagni della Juventus ci sentiamo appagati dopo i tre scudetti di fila? No, siamo solo all'inizio". Lo ha detto Leonardo Bonucci, dal ritiro azzurro a Coverciano, concedendosi un parentesi in bianconero. "Siamo contenti che Conte sia rimasto - ha continuato il difensore - ma adesso, alla vigilia di un Mondiale, non ci poniamo il problema che sia stato confermato senza un nuovo contratto. Quanto al mio futuro ho sempre detto che, finchè la Juve mi vuole, io sono pronto a restare il più possibile; se capirò che non mi vuole più, solo allora prenderò in esame altre destinazioni".

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La celebrazione per Umberto Agnelli


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Una funzione toccante, celebrata dall'Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, per ricordare Umberto Agnelli a dieci anni dalla sua scomparsa. Al Santuario della Consolata si sono riuniti i membri della Famiglia, gli amici e le tante persone che hanno avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo e si sono idealmente stretti a Donna Allegra, ad Andrea e Anna Agnelli, per rendere omaggio alla memoria del Dottore.

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Del Piero: «Stima e rispetto per Umberto Agnelli»


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Anche Alessandro Del Piero ricorda, "con grande stima e rispetto", Umberto Agnelli, ex presidente della Juventus, nel decennale della scomparsa. "Ha dato tanto all'Italia, a Torino e alla Juventus. Lo ricordo con grande stima e rispetto, ripensando alle straordinarie vittorie vissute insieme a lui e all’Avvocato, in Italia e nel mondo, con un pensiero di vicinanza in questa giornata speciale alla moglie, Donna Allegra e ad Andrea", scrive l'ex capitano bianconero sul suo sito Internet, sotto il titolo "Ricordando il Dottore". "Il Dottore è stato una figura fondamentale negli anni della prima Juventus che ho conosciuto, dopo i cambiamenti societari della primavera del 1994. Ha sempre unito agli impegni nelle attività della famiglia Agnelli la grande passione per i colori bianconeri, che ha amato tantissimo", sottolinea Del Piero. "Quando si parla di dare spazio ai giovani e al talento, bisognerebbe ricordare che Umberto Agnelli divenne presidente della Juventus a 21 anni, portò a Torino – tra gli altri - Charles e Sivori e vinse tre scudetti, svolgendo un ruolo importante anche nelle istituzioni del mondo del calcio", afferma ancora 'Pinturicchio'.

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«Borussia e l'Atletico sono i modelli»


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Dunque, missione Champions tra sogno e realtà. Che, tradotto in termini più concreti, significa missione Champions tra la necessità di acquistare top player e quella di non sforare il budget, rispettare i bilanci, non "sfidare" i principi del fair play finanziario. Mission possible? Sì, in fin dei conti sì. Come dimostrano ad esempio le recenti ottime esperienze internazionali di Borussia Dortmund e Atletico Madrid, ma anche come insegnano i principi operativi che già aveva fatto propri Umberto Agnelli: lui che ha portato alla Juventus campioni quali Charles, Sivori, Buffon, Nedved; ma lui che guardava con attenzione alla sostenibilità dei club.

Come conferma l'attuale amministratore delegato per l'area finanziario della Juventus, Aldo Mazzia. Lui che peraltro era molto legato ad Umberto Agnelli («fu lui, di fatto, ad assumermi nel gruppo. A farmi il terzo colloquio convincendomi dell'opportunità di percorrere questa strada»). Ebbene, spiega Mazzia: «Il Dottore era davvero attentissimo alla sostenibilità del calcio, pur puntando sempre a ottenere il massimo. Indubbiamente precorreva i tempi, visto che si tratta di temi attualissimi. Come si fa ad unire le due cose? Occorre calibrare le risorse. Non è semplice, ma è l'unica strada percorribile». Circoli virtuosi Ci sono degli esempi da seguire, casistiche che dimostrano che effettivamente si può riuscire a competere al top pur non operando investimenti esagerati e non facendo affidamento sugli esborsi di un magnate o uno sceicco. Il fairplay «Atletico Madrid e Borussia Dortmund sono il simbolo dei circoli virtuosi che si possono ingenerare. Tuttavia, è chiaro, occorre anche guardare ai contesti economici nazionali in cui si trovano ad operare i club». E quanto alle norme sul fairplay? La Juventus, molto attenta in questo senso, rischia di essere penalizzata dal fatto che altri non rispettano le regole: «Infatti siamo curiosi di vedere le applicazioni pratiche di tali regolamentazioni».

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Happy Birthday Juventus Soccer Schools!


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Hanno invaso festanti lo Juventus Stadium, con le loro bandierine bianconere, i 1010 iscritti Juventus Soccer School Torino. Obiettivo: festeggiare insieme i 10 anni del progetto che quotidianamente, tra le altre cose, consente loro di scendere in campo, indossando orgogliosi i colori Juventini.

Accompagnati dalle loro famiglie, i ragazzi si sono recati presso lo Stadium per una foto celebrativa. 1010 giovani calciatori per scattare l’istantanea di un momento indimenticabile, proprio nel luogo simbolo della Juventus. A fare gli onori di casa Cristina Chiabotto che ha voluto unirsi a JSS in questa giornata di festeggiamenti.

Durante l’evento, che ha visto anche la premiazione delle squadre J-Stars Giovanissimi 99 e Allievi 97, Marco Isnardi, Juventus Soccer Schools Manager, non ha nascosto la sua emozione.

«Guardo al campo, a questa coreografia e al numero di persone che coinvolge tra ragazzi e allenatori –ha affermato rivolgendosi agli oltre 3000 presenti- e mi stupisco. Nel 2004 siamo partiti da zero e oggi siamo oltre 1000. Da quel momento siamo cresciuti insieme ai nostri iscritti, nel vero senso della parola. I bambini di allora sono oggi ragazzi e Juventus Soccer Schools è un progetto di proporzioni non solo nazionali.

Siamo passati insieme attraverso terremoti, sconfitte e fantastiche vittorie – ha proseguito Isnardi - Non ultima, proprio la vittoria del titolo di “Campioni Regionali” delle squadre J-Stars Giovanissimi 99 e Allievi 97. Nel premiare questi ragazzi voglio idealmente premiare ciascuno dei nostri giocatori. Dai più piccoli ai più grandi. Perchè vincere per JSS non è soltanto raggiungere un importante risultato sportivo. La nostra partita supera i confini del campo e si gioca su temi come l’integrazione, l’educazione, la correttezza ed il rispetto e non esagero nel dire che, davanti a me, ci sono solo vincitori».

Nell’entusiamo generale e dopo lo scatto e la premiazione dei ragazzi, dunque, Juventus Soccer Schools ha congedato i presenti con la promessa che questo decimo compleanno rappresenti in realtà non tanto un traguardo finale, quanto l’inizio di nuove sfide e nuove vittorie da affrontare e ottenere insieme. Perché con Juventus Soccer Schools, il calcio è un gioco da ragazzi!

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MattyRibasDaCunha
view post Posted on 28/5/2014, 20:02     +1   -1




CITAZIONE (Juventus Fans Official @ 27/5/2014, 16:14) 

Juve: Elkann, per vincere Champions bisogna sognarla



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Juventus, Conte: "Sogno Champions? Sì, ma guardiamo la realtà"



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La Champions è un sogno per John Elkann, ma Antonio Conte - tecnico della Juventus - l'ha posta come obiettivo: "Mi auguro di vincerne tante - ha commentato il bianconero -. Sognare va bene, ma l'importante è svegliarsi e guardare la realtà. Vincere non è facile". Conte poi parla della sua situazione in panchina: "In battaglia non ci sono simpatie, in campo sono una persona diversa da come sono fuori. Sono antipatico perché vinco".

"La Juventus - continua Conte - dopo il 2006 era tornata simpatica, poi è diventata di nuovo antipatica. A chi vince tutti vorrebbero tirare dei cazzotti e tutti cercano il modo per buttarti giù dalla montagna. Devi essere preparato a questo, è difficile vincere proprio per questo motivo. Arrivare in alto una volta può capitare tutti, ripetersi è il bello". John Elkann ha parlato di "sogno Champions": "Mi auguro di vincerne tante in carriera - ha commentato l'allenatore della Juventus -, ma l'importante è svegliarsi e guardare la realtà, non solo sognare. La vittoria mi dà benessere fisico mentre la sconfitta mi fa star male".

Infine un commento sulla nuova possibile avventura di Pippo Inzaghi alla guida del Milan: "Non sarà semplice: fare il calciatore è una cosa, fare l'allenatore un'altra. Ma questo Pippo lo sa bene. Sa che è tutto più complicato. Devi gestire ex compagni come è capitato a me con Buffon e Del Piero e non è semplice. Devi studiare psicologia. Gli auguro il meglio, tranne però quando gioca contro la Juventus".

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Conte risponde a Elkann «Juve, guardiamo la realtà»


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Quanto e' stato faticoso vincere il terzo scudetto consecutivo? «Vincere una volta può capitare a tutti, ripetersi e' difficile»

Se le avessero detto all'inizio del campionato supererai i cento punti,che avrebbe risposto?
«Impossibile, ma anche durante il percorso quando ci siamo avvicinati agli 80 e ai 90 punti sembrava incredibile. Il nostro obiettivo era vincere lo scudetto, ma poi e' arrivata la voglia di scrivere qualcosa di storico. Superare i 102 punti sarà difficile per tutti»

Lei ha detto che la sconfitta le provoca proprio un dolore fisico
«Si per un paio di giorni fatico a relazionarmi, e' un dolore profondo, io dico sempre che nella mia carriera ho vinto tanto,ma ho anche perso finali importanti che hanno lasciato dentro di me una ferita profonda, cerco di far capire ai miei giocatori la differenza tra vincere e non vincere. Deve essere chiaro, non e' che se non vinci comunque poi vincerai la prossima volta. No, cominciamo a vincere subito, io dico»

La sensazione della vittoria?
«Dà un benessere psicofisico. Mi ripaga di tutte le ore trascorse a studiare l'avversario»

Chi è Conte?
«Una persona molto tranquilla nella vita privata, mi dedico alla famiglia e alla bimba, sul lavoro sono esigente con me stesso e questo mi permette di chiedere tanto ai miei calciatori e anche ai tifosi. Sono due persone distinte che amo entrambe»

Si riconosce in Al Pacino che nel film ‘Ogni maledetta domenica’ ai suoi ragazzi diceva "si vince o si perde, ma bisogna vedere se si vince o si perde da uomini" ?
«A me quella parola "perdere" non piace, faccio tutto quello che è possibile per cercare di ottenere il meglio da un mio calciatore»

Rapporto con i suoi giocatori?
«Paterno no perché penso di essere troppo giovane, mi considero un fratello maggiore. Cerco di avere un rapporto schietto, sincero. Preferisco raccontargli una brutta verità piuttosto che una bella bugia, meglio confrontarsi in maniera dura ma con grande rispetto»

Soli contro tutti, lo slogan per vincere?
«Chi vince inevitabilmente lo è', oggi la Juventus e' l'avversaria più temibile e sta ottenendo una giusta posizione anche in Europa, bisogna continuare a lavorare sapendo che sarà sempre più difficile»

Chi vince e' sempre antipatico?
«Chi vince non suscita mai simpatia. La Juventus dopo il 2006 era tornata simpatica poi quando ha ricominciato a vincere è diventata di nuovo antipatica. Chi non vince suscita simpatia, una pacca sulla spalle. A chi vince vorresti dare dei cazzotti»

Più sei in vetta,più le folate di vento sono forti,lei ha detto. Quanto vento quest'anno?
«Moltissimo, sotto tutti i punti di vista. Quando vinci cercano in tutti i modi di buttarti giù dalla vetta della montagna e perciò devi essere preparato ed è per questo che è difficile vincere. Folate molto forti anche se poi quando vai a vedere la classifica con i distacchi dalle altre uno potrebbe pensare che sia stata una passeggiata, ma non è stato così»

Ringrazia la Roma e Garcia per aver tenuto alta la tensione?
«La Roma ha fatto un ottimo campionato, noi bravi abbiamo dimostrato di meritare il successo, però adesso bisogna resettare e ripartire»

I battibecchi con Garcia e Benitez?
«Fa parte del gioco, della strategia, a volte dispiace perché viene strumentalizzata ad arte. La comunicazione e' fondamentale, così riesci a difendere la propria squadra, a mettere pressione e discaricare sugli altri la pressione che viene messa su di te. Bisogna vedere chi ha la forza di sopportare. A creare le polemiche sono bravi tutti, bisogna vedere poi chi ha i nervi più saldi. In quella situazione si vede chi é fuoriclasse o meno»

Lei lo è ?
«Non lo so io cerco di dare il meglio sul campo»

Qual è lo slogan che le piace di più?
«Chi vince fa la storia, gli altri al massimo la possono leggere»

Pippo Inzaghi come lo vede sulla panchina del Milan?
«Lo conosco, ho avuto il piacere di giocare con lui, ma anche lui ha avuto il piacere di giocare con me, io correvo per lui e lui segnava ha grande entusiasmo, è un perfezionista e conosce l'ambiente come le sue tasche, è un ragazzo preparato, però sappiamo benissimo com'è il calcio. Insomma non è semplice,fare il calciatore e' una cosa, fare l'allenatore un'altra. Quando arrivi a fine carriera pensi di essere già allenatore, ma non è così, c'è molta strada da percorrere. Tutto più complicato. Devi gestire ex compagni come è capitato a me con Buffon e Del Piero e non è semplice. Devi studiare psicologia. Gli auguro il meglio tranne, però, quando gioca contro la Juventus»

Antonio, molti pensano che lei sia antipatico, ma...
«Bisogna distinguere l'Antonio privato, dal professionista. Chi mi conosce sa che mi piace la compagnia, mi piace ridere, scherzare e ballare la "pizzica" (danza del Salento), anche se è difficile e prima di rovinarmi la voce urlando in panchina cantavo pure. L'Antonio professionista vuole l'eccellenza. In battaglia si va per vincere senza guardare in faccia nessuno. Quando vai in battaglia non ci sono ne' simpatie, ne' antipatie»

John Elkann a proposito della Champions ha detto "bisogna sognare le cose prima di realizzarle", lei l'ha sognata tante volte?
«Mi auguro di vincerne tante, ho una carriera davanti, ho un percorso da fare. Ci stiamo lavorando. Sognare...l'importante e' svegliarsi e vedere la realtà, bisogna stare tutti sul pezzo e capire che vincere non e' facile»

L’allenatore che stimi di più?
«Carlo Ancelotti, Guardiola e Mourinho».

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Conte, Ferrara, Moggi, Tacchinardi: la Juve di ieri e oggi a cena


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A tavola solo juventini veri, per una cena in bianconero. Antonio Conte e Massimo Carrera rappresentano lo staff dei tre scudetti consecutivi. La Juve della rinascita, sotto la presidenza di Andrea Agnelli. E poi ancora Luciano Moggi, Franco Ceravolo, Alessio Tacchinardi, Ciro Ferrara, Antonio Chimenti, Gianluca Pessotto, Michele Padovano, tutti eroi della Vecchia Signora che fu. Una storia infinita, nel segno della vittoria senza tempo.

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Juventus e Unesco contro il razzismo


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«La Juventus si è impegnata duramente nella lotta per l'inclusione e contro la discriminazione. Siamo felici di unirci all'Unesco in questa battaglia che consideriamo prioritaria per lo sviluppo sociale del calcio». Andrea Agnelli ha espresso così la propria soddisfazione dopo aver firmato questa mattina, nella sede centrale dell'Unesco a Parigi, l'intesa che vedrà la Juventus e l'organizzazione internazionale operare insieme contro ogni tipo di discriminazione.

A ratificare l'accordo, insieme al presidente, era presente Irina Bokova, direttore generale dell'Unesco: «Il calcio ha l'incredibile capacità di abbattere le abbattere e unire ovunque le persone – ha spiegato – L'Unesco è lieta di unire le forze con la Juventus, uno dei club più prestigiosi, nella lotta alla discriminazione e nel tentativo di rendere più inclusive e giuste le società, in modo che tutti i giovani abbiano la possibilità di emergere».

Il nuovo rapporto di collaborazione ci concretizzerà già il prossimo 2 giugno con l'Unesco Cup, che vedrà affrontarsi allo Stadium le Leggende di Juventus e Real Madrid. Il ricavato dell'incontro sarà destinato a due progetti per il recupero dei bambini soldato del Mali e della Repubblica Centrafricana, mirati a garantire loro un insegnamento tecnico e professionale, grazie al quale possano imparare semplici mestieri, essere autonomi e poter svolgere attività culturali, sportive e artistiche, insieme a corsi di alfabetizzazione per riacquistare la speranza e la fiducia in se stessi.

La Juventus inoltre finanzierà un progetto di ricerca inedito e prezioso, il cui obiettivo sarà analizzare la connessione tra fenomeni di discriminazione e contrasto all’inclusione a livello internazionale in relazione allo sport. La ricerca, che sarà poi contenuta in un documento, si propone di essere un utile strumento di valutazione per tutti gli stakeholders del mondo dello sport che da molti anni tentano di contrastare il razzismo e la discriminazione. Il documento dovrebbe essere redatto per la fine del 2015.

La Juventus aveva già mostrato il suo impegno a favore dell'inclusione con il progetto “Un calcio al razzismo – Gioca con me”, presentato dal presidente Agnelli il 6 marzo scorso proprio nella sede dell'Unesco di Parigi. Ora, con il finanziamento dello studio, per la prima volta una società calcistica si impegna in una ricerca così approfondita, affidandola a un’organizzazione internazionale come Unesco, che dalla sua fondazione nel 1945 in seno alle Nazioni Unite, è un punto di riferimento per la promozione del valore della cultura, e quindi anche dello sport, come motore per il raggiungimento della pace.

La gallery dell'incontro a Parigi

Il comunicato dell'Unesco

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