Montero: «Modello Atletico? No, la mia Juve!»
«Vado a correre tutti i giorni, voglio arrivare bene alla partita benefica contro il Real Madrid, senza correre il rischio di strapparmi. Io non sono come Davids e Zidane, loro non sono cambiati di una virgola dai tempi in cui giocavamo per davvero. Sono impressionanti».
L’ex difensore juventino Paolo Montero è in Uruguay, pronto a imbarcarsi per Torino ed essere protagonista nel big match delle leggende, in programma il 2 giugno allo Stadium.
«Lo scorso anno ci siamo divertiti e siamo tornati a vivere l’atmosfera del ritiro. Spero ci sia lo stadio esaurito anche stavolta. E’ bellissimo ritrovare i compagni di un tempo, una sorta di seconda famiglia, e conoscere tanti campioni che da ragazzino ammiravo in televisione. Lo scorso anno è stato interessante parlare con Paulo Sousa e che orgoglio giocare con una bandiera come Stefano Tacconi».
A Torino incontrerà anche Conte, altro suo ex compagno dei tempi juventini?
«Certo. Ci siamo sentiti per telefono e siamo d’accordo che ci vedremo per un caffè. Lo saluterò con piacere e gli chiederò anche qualche consiglio da allenatore. Da gennaio guido la squadra B del Penarol e sfrutto con piacere la fortuna di potermi confrontare con i migliori tecnici. L’ultima volta che sono venuto in Italia ho incontrato Marcello Lippi: ci siamo visti a Viareggio proprio il giorno prima della sua ripartenza per la Cina. A breve spero di parlare anche con Ancelotti».
A giudicare dall’entusiasmo, sembra aver trovato la sua nuova strada professionale dopo l’esperimento da procuratore dei primi anni post campo.
«Non è come fare il calciatore, ma sono davvero felice. I risultati dei primi mesi sono stati normali, nel senso che non abbiamo vinto. Ma il ruolo mi entusiasma».
Cosa vorrebbe “rubare” al Conte allenatore? «Vorrei avere il carisma di Antonio». Beh, anche lei è sempre stato un leader dello spogliatoio juventino.
«Tante volte, per trascinare i calciatori, conta più un’occhiata di due parole. Ma il carisma di Antonio non è una qualità che si compra in farmacia o dal macellaio. E’ una dote innata, che non si apprende».
Fabrizio Ravanelli ha definito Conte “il Messi degli allenatori”.
«Sono d’accordo. Il lavoro di Antonio e i risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti».
Nei giorni scorsi ha temuto una separazione tra Conte e la Juventus?
«No, ero certo che Antonio avrebbe continuato. Grazie a lui e ad Andrea Agnelli la Juventus è tornata quella di un tempo».
Come si migliora una squadra che ha vinto tre scudetti negli ultimi tre anni?
«Vivo a 13 mila chilometri di distanza da Torino e, sinceramente, faccio fatica a dare consigli a gente preparata come Antonio, Andrea, Marotta, Paratici e Nedved. Da tifoso juventino mi auguro che conquisteremo anche il quarto scudetto, stabilendo un nuovo record».
I tifosi della Juventus sognano soprattutto l’Europa, a maggior ragione dopo le ultime eliminazioni.
«Conoscendo Antonio e Andrea un po’ l’occhio cade anche lì, sulla Champions».
L’Atletico Madrid low cost del Cholo Simeone è l’esempio da seguire?
«Il modello è la Juve di Lippi, quella dei miei tempi».
Cioé?
«Noi non eravamo uno squadrone, ma avevamo un cuore grande. Per arrivare in fondo serve anche un po’ di fortuna, lo sanno tutti nel mondo del calcio. Conte conosce la situazione alla perfezione, della nostra Juve era uno dei principali leader».
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