Il Messaggero - Luis Enrique spavaldo contro la Juve: difesa alta, pressing e possesso pallaJuventus-Roma, meno 3. Si avvicina la sfida con la capolista e le sensazioni via etere per domenica somigliano ad un bollettino di guerra. "Dipenderà solo dalla Juve, se è concentrata ci sono poche speranza" è la previsione di Simone Costa, mentre il doppio ex Angelo Di Livio si augura "una Roma non timorosa, altrimenti ne prende 3". Il posticipo della 34esima giornata sarà anche il confronto tra Vucinic ed Osvaldo, tra chi ha vestito e chi indossa la '9' giallorossa. Max Leggeri li giudica così: "L'argentino è ottimo, il montenegrino mediocre".
La gara di domenica si giocherà nel primo e unico (finora) impianto di proprietà della serie A. Presto potrebbe essere la Roma a seguire l'esempio della Juventus, ma la nuova casa giallorossa potrebbe sorgere anche nei comuni limitrofi alla capitale. "Spero sia una scherzo" dice Matteo Roscioni.
Questo e tanto altro in “Massimo Ascolto”, rubrica de LAROMA24.IT, curata dalla redazione. Una passeggiata tra i più importanti programmi radiofonici della Capitale.
* La corsa di Rosi può essere un valore contro la Juventus (Paolo Assogna, Tele Radio Stereo, 92.7)
* Totti all'Europeo, che è un torneo breve, potrebbe essere decisivo (Marcello Micci, Radio Ies, 99.8, Radio Città)
* Volendo fare un po’ il cattivello, le parole di Prandelli mi sono sembrate rispetto per le persone anziane… (Paolo Franci, Rete Sport, 105.6)
* Totti va all'Europeo se la rosa viene fatta per referendum popolare e ci sta che il tecnico tenga conto del sentimento della gente (Rino Tommasi, Radio Ies, 99.8, Radio Città)
* Non considero Luis Enrique un grande allenatore, un ottimo professionista sì. Che consiglio gli darei per domenica? Aspetta e spera... (Tony Damascelli, Radio Radio, 104.5, Radio Radio Mattino Sport & News)
* Dipenderà solo dalla Juve, la Roma può fare la sua proposta ma se la Juve è concentrata ci sono poche speranze (Simone Costa, Centro Suono Sport, 101.5, Febbre a 90)
* E’ inutile nascondersi: se la Roma va a Torino timorosa prende tre gol, se va con personalità se la gioca (Angelo Di Livio, Manà Sport 24, 90.9, 1927)
* Al Thani è innamorato di Roma, vuole fare un parco a tema nella capitale. Io non vorrei che andassero via gli americani ma qualche soldino loro più i soldi dello sceicco allora… (Mario Corsi, Centro Suono Sport, 101.5, Te la do io Tokyo)
* La Juventus è la squadra che assomiglia più al Barcellona in fase di non possesso (Marco Delvecchio, Tele Radio Stereo, 92.7)
* Secondo me uno tra Gago e Marquinho non lo riscattano. Per Gago il problema non è tanto di costo del cartellino ma d’ingaggio, oggi la Roma lo paga solo 500mila euro all’anno (David Rossi, Tele Radio Stereo, 92.7)
* Osvaldo è un ottimo calciatore, Vucinic è un giocatore mediocre (Max Leggeri, Manà Sport 24, 90.9, 1927)
* Vucinic segna poco? E invece Lamela quanto? Il confronto va fatto tra loro, non con Osvaldo che è una punta. La Lazio facesse 6 bei ‘puntarozzi’ in queste due partite, poi gli altri andassero a pressa nell’altra metà campo… (Franco Melli, Radio Radio, 104.5, Radio Radio lo Sport)
* Sicuramente Vucinic è di una qualità superiore, però Osvaldo è più giocatore (Tiziano Carmellini, Manà Sport 24, 90.9, 1927)
* Spero che Luis Enrique cambi idea e rimetta De Rossi al suo posto (Ruggiero Rizzitelli, Centro Suono Sport, 101.5, Febbre a 90)
* Non vedo troppi vantaggi nel mettere De Rossi dietro. Per me deve restare a centrocampo, è lì che dà il suo apporto maggiore (Mimmo Ferretti, Tele Radio Stereo, 92.7)
* De Rossi? Dovrebbe rimanere a centrocampo, se per risolvere un problema ne aggiungi un altro è solo deleteria come mossa (Dario Bersani, Tele Radio Stereo, 92.7)
* Non sono così convinto che De Rossi sia contento neanche di giocare nel ruolo di centrale di metà campo. Mi risulta che il pensiero comune di Luis Enrique e De Rossi sia quello di proiettarlo più avanti (Fabrizio Aspri, Radio Radio, 104.5, Radio Radio lo Sport)
* Mettere De Rossi dietro a Torino credo sia un errore grave. Osvaldo, Borini e Totti formano l’attacco forse più forte in Italia insieme a quello del Napoli (Furio Focolari, Radio Radio, 104.5, Radio Radio lo Sport)
* Se la Roma vuole andare in Champions deve chiedere punti a tutti tranne alla Juve. Quindi la Roma può arrivare libera di testa, mentre per loro è il match point (Alessandro Paglia, Rete Sport, 105.6)
* Tra l’attacco della Juve e quello della Roma io continuo a prendere il secondo (Alessandro Austini, Radio Radio, 104.5, Radio Radio lo Sport)
* Mi sembra il momento migliore per giocare questa partita. Se la Roma è cresciuta come mi sembra, andrà lì a fare la sua partita (Roberto Renga, Radio Radio, 104.5, Radio Radio lo Sport)
* Chissà che Conte non la butti sul fattore sentimentale e, oltre a Lichtsteiner ex laziale, faccia giocare Vucinic-Borriello davanti… (Stefano Piccheri, Tele Radio Stereo, 92.7)
* Spero sia uno scherzo che cercano l’area per fare lo stadio anche nei comuni limitrofi (Matteo Roscioni, Rete Sport, 105.6)
LE "NUOVE" JUVENTUS E ROMA NEL SEGNO DEI "VECCHI"Hanno una storia importante alle spalle, le accomuna il fatto che all'inizio degli anni ottanta (dello scorso secolo) erano considerate le "regine" del calcio italiano, ciononostante - considerando le recenti vicissitudini societarie - Roma e Juventus potrebbero essere paragonate a due "neonate": una ha appena compiuto un anno, l'altra ne compirà due a breve.
Dopo un lungo tira e molla al termine della scorsa stagione nella capitale sono "sbarcati" gli americani, mentre il timone della Vecchia Signora è tornato in mano ad un Agnelli, Andrea, il 19 maggio del 2010. A giudicare da quanto accaduto a Torino alla conclusione del primo campionato non sembrava ci fossero particolari novità rispetto ai disastri della precedente gestione, quella successiva al terremoto del 2006: settima era, e settima è rimasta. Poi è stata inaugurata la nuova casa bianconera, Conte si è seduto sulla panchina di Madama, Pirlo ha iniziato a dirigere il traffico in mezzo al campo, Buffon è tornato "Buffon" e via discorrendo.
Con l'Inter che cambiava allenatori e perdeva poco alla volta i pezzi migliori all’inizio si pensava ad una dittatura del Milan, senonchè a gennaio del 2012 la Juventus è diventata campione d'inverno. La domanda era sorta spontanea: per quanto tempo ancora avrebbe potuto reggere quel ritmo di marcia? D'altronde i rossoneri hanno maggiore qualità, esperienza, una rosa ampia e quell'Ibrahimovic là davanti che risolve le gare a loro favore anche quando giocano male. Arriverà il momento del sorpasso, si diceva: meglio che sotto la Mole imparino a guardare al terzo posto piuttosto che allo scudetto, visto che bastano poche partite per cadere dalle stelle alle stalle.
Certo, Conte può preparare la squadra a lottare per il vertice, esattamente come accadeva ai tempi in cui giocava, ma per i miracoli non è ancora attrezzato: se gli attaccanti non segnano, c'è poco da fare.
Poi capita che in coppa Italia, durante una gara dei quarti di finale proprio contro la Roma, sbuchi fuori Del Piero, sino a quel momento ai margini dell'ennesima rivoluzione bianconera: un goal stupendo, il suo, nel 3-0 con il quale la Vecchia Signora sculaccia i giallorossi. L'Avvocato, da lassù, avrà apprezzato: in occasione del nono anniversario dalla sua scomparsa Alessandro si è tolto di dosso i panni di "Godot" per tornare a vestire quelli di "Pinturicchio".
Nel frattempo in campionato la Juventus da lepre diventa inseguitrice, arriva lo scontro diretto con i rossoneri ed il goal non assegnato a Muntari agita i sonni di Massimiliano Allegri, che non vuol sentir parlare dei rigori non assegnati a Madama. Da Torino Conte fa sapere di annoiarsi, esattamente come accadde al suo Presidente un anno prima (29 gennaio 2011), allorquando - argomentando su Calciopoli - non ne poteva più di replicare a Massimo Moratti, che a sua volta lo definì "Giovin Signore".
Era il giorno in cui Andrea Agnelli disse: "Se tra un anno saremo nelle condizioni attuali avremo un problema". Beh, trascorso quel lasso di tempo le cose sono davvero cambiate: il patron dell'Inter ora si complimenta con i bianconeri per quanto mostrato sul campo in questa stagione ("Sono ammirato dalla Juventus: esprime un calcio efficientissimo, non me l'aspettavo così già quest'anno") e Madama è tornata ad essere più Signora che Vecchia.
Adesso mancano sei giornate alla conclusione della serie A: non sono più ammessi errori, anche un semplice pareggio potrebbe costare caro. La Roma, sua prossima avversaria, a detta dei Luis Enrique in questo senso è una garanzia: "Ho visto tante volte i ragazzi fare buone prestazioni fuori casa, però in questa stagione non pareggiamo quasi mai: o vinciamo o facciamo figuracce. Non è facile da capire".
Il calendario, modificato dopo la disgrazia occorsa a Piermario Morosini, la metterà poi a confronto con le ultime della classe: Cesena, Novara e Lecce. Sarà ancora una squadra con i colori sociali giallorossi, il Lecce, appunto, l'ostacolo potenzialmente più pericoloso che Madama dovrà fronteggiare nella corsa verso lo scudetto, viste le residue possibilità di salvezza del gruppo diretto da Cosmi.
Domenica, però, spazio a Juventus-Roma, due club che annoverano tra le proprie fila campioni che hanno scritto alcune delle pagine più belle delle rispettive storie: Del Piero e Totti. A loro, quando chiamati in causa e grazie all'esperienza maturata negli anni, spetta anche il compito di aiutare i più giovani ad unire il "presente" col "passato" di quelle società con l'unico mezzo possibile: le vittorie. Ci sono stima e affetto reciproci tra i fuoriclasse in questione, manifestati nuovamente dallo stesso Totti negli attimi successivi l'ultima giornata disputata in serie A: "Sono stati cinque secondi bellissimi: io che segno all'Olimpico e Ale che va in goal a Torino. Magari fosse così tutte le settimane".
Questa volta, però, Del Piero non sarà della stessa opinione.
Il Messaggero - Luis Enrique spavaldo contro la Juve: difesa alta, pressing e possesso pallaSchemi, pensieri e dubbi, in attesa della terza sfida della stagione tra la Juventus e la Roma. Perché Conte e Luis Enrique, nei due match già visti, hanno sempre cambiato sistema di gioco e chissà se anche stavolta s’inventeranno qualcosa per sorprendersi a vicenda. La sensazione è che li vedremo allo specchio, per capire chi è il più bello della notte. Quindi 4-3-3 per entrambi, anche se con atteggiamento differente sul campo. D’attesa per i bianconeri, con baricentro alto per i giallorossi. Entrambe le formazioni, nella loro diversità tattica, saranno comunque aggressive e cortissime.
È il comportamento della Roma, però, ancora da scoprire e quindi da analizzare. Ieri l’asturiano, per non dare vantaggi al collega, ha nascosto le esercitazioni subito dopo la fase di riscaldamento: spente le telecamere di Roma Channel e allontanati i giovani della scuola allenatori di Coverciano. Luis Enrique, sistemato Pjanic su Pirlo per oscurare la luce del gioco della Juve nella gara d’andata, sembra poco propenso a ripetere l’esperimento. Non vuole sacrificare un uomo sul regista avversario. L’accorgimento è in contrasto con la sua idea di calcio. Nella partita di dicembre all’Olimpico, intervenne solo per la situazione di emergenza, con il debutto di Viviani in A e l’arretramento di De Rossi in difesa.
«Ormai sono diventato difensore». Il vice capitano ha scherzato con il cittì azzurro Prandelli, in visita mercoledì pomeriggio a Trigoria. Ma fino a un certo punto. Perché proprio il ruolo di De Rossi è al centro della lavagna dell’asturiano in questa settimana. Sulla posizione da affidare al giocatore che può far comodo, ovviamente, sia dietro che in mezzo al campo. Negli addestramenti, per preparare la sfida di domenica sera a Torino, Luis Enrique sta lavorando sulle due opzioni. Ieri, ad esempio, la coppia di centrali difensivi è tornata ad essere quella composta da Kjaer ed Heinze.
De Rossi può, insomma, tornare a fare il centrocampista. Perché nessuno come lui sa proteggere il reparto arretrato, diventando in alcune situazioni di gioco anche il terzo centrale, abbassandosi in mezzo ai due difensori. Ma la tentazione di Luis Enrique è di confermarlo dietro. Per due motivi: 1) avere un regista arretrato e contemporaneamente un centrocampista in più nell’undici di partenza, come fa Guardiola con Mascherano; 2) la sua presenza lì dietro permette di alzare molto la linea difensiva lasciando meno campo agli avversari.
Ma bisogna approfondire proprio questo secondo aspetto. Per portare in avanti i difensori, avvicinandoli al centrocampo, è fondamentale il pressing delle altre due linee. Per prima quella offensiva. Due attaccanti su tre, Borini e Osvaldo, hanno le caratteristiche giuste per riuscirci. Spesso si sono sacrificati in quel lavoro. Di sicuro nelle migliori esibizioni della Roma. Se Totti sta bene, sa come comportarsi in aiuto agli altri due. I centrocampisti Panjic, Gago e Marquinho e anche i due terzini Rosi e Taddei, affiancando i tre, devono seguire le punte. La chiave della partita, come si è visto nella partita di Coppa Italia dello scorso gennaio, è tutta nella metà campo della Juve. Se i bianconeri hanno la possibilità di pensare e preparare il lancio, la Roma diventa subito vulnerabile. Fatali, di frequente, per i giallorossi sono stati i contropiede. È successo anche a Lecce, proprio per la mancanza di aggressività.
Sintetizzando: pressing e velocità nel possesso palla. Comportandosi da squadra. Nel senso di collaborazione e sintonia. Tra singoli e tra reparti. Non è facile contro la migliore formazione del torneo, ancora imbattuta. Ma tra la Juve e la Roma la differenza in classifica è proprio nell’impronta di gioco. Nessuno, in serie A, ha ottenuto tanti pareggi, 14, come i bianconeri. Nessuno ne ha contati pochi, 5, come i giallorossi. Che quando non vincono, perdono, come è accaduto già dodici volte in questo torneo. Ma Luis Enrique, coerente fino in fondo, anche domenica giocherà così. Come sempre. All’attacco.
tutte da
TUTTOJUVE.COM