| "Ero tifoso della Juve, il Palermo annaspava fra B e C. Il mio idolo era Gianni De Rosa, ma il ricordo indelebile è legato a un pallone finito in tribuna che un ragazzino prese e portò a casa". E la storia con i bianconeri com'è finita? "È finita male, per colpa di Moggi ho lavato via quei colori dal mio cuore. Lo scandalo del 2006 mi ha rattristato e disamorato". E neanche il successivo repulisti è bastato a riportarla allo stadio? "Ma quale pulizia... È ridicolo che la Juve continui a reclamare i due scudetti sotterrati dallo scandalo: prima licenziano gli artefici di quegli intrallazzi e poi rivogliono indietro quei titoli impresentabili. Ed è assurdo vedere ancora Moggi che parla di calcio su tv, radio e giornali. Per non parlare di chi ancora lo rimpiange. Questo modo di essere è nel Dna del calcio italiano, del nostro Paese: più salgono gli interessi economici, meno si osservano le regole".
Così l'ex iena Pierfrancesco Diliberto, in arte (?), si fa per dire, Pif.
Diciamo che ha un maestro altrettanto vip, quel Marco Travaglio che "Ho passato anche la fase della depressione, perché io, in realtà, quando è arrivato quel ladro di Moggi ho smesso di tifare per la Juve. Non ho cambiato squadra perché non si può cambiare squadra, ma....[.....] "Quando è arrivato Moggi ho smesso. Poi quando l'abbiamo cacciato, ho ricominciato a tifare per loro. Però adesso hanno ripreso il potere. Moggi è sempre a Torino. Giraudo accompagna Andrea Agnelli a fare tutti i giri.... Mi sono strarotto". Puntata del 18 maggio 2011 di 'Deejay chiama Italia' su Radio Deejay, 'impresa' che gli è valsa anche la denuncia per diffamazione aggravata da parte di Luciano Moggi. Che si è strarotto di essere infamato, senza ragione.
Tanto per gradire, il tutto sotto lo sguardo benedicente di quel Linus che, quasi in contemporanea con il signorino Elkann, aveva liquidato la Triade ancor prima di conoscere i fatti; 7 maggio 2006, sul suo blog: "lo striscione 'la triade non si tocca' se lo potevano anche risparmiare [...]. L’unico motivo per cui non si dovrebbe toccare sarebbe che avesse il buon gusto di salutare, altrimenti per quali motivi dovrebbero godere di un giudizio che a questo punto, per essere a loro favore, dovrebbe essere falso come certi calci rigore? [...] Ci sono regole che vanno oltre le regole, e la prima è quella dell’etica sportiva, del rispetto dei ruoli, di una certa forma di cavalleria anche antica ma fondamentale per dividere lo sport dalla grettezza della quotidianità. Io personalmente mi sento anche un po’ coglione per aver sempre difeso i successi della mia squadra, per aver sofferto come pregiudizi i commenti e le illazioni. Oddio, che avessimo le mutande a prova di proiettile era abbastanza evidente, ma credevo a quella stupidaggine della sudditanza psicologica, a una specie di scala sociale per la quale le più blasonate sono sempre le più rispettate. [...]L’immagine che viene fuori da questi giorni e giorni di pagine mi ricorda gli arresti di Riina e Provenzano, non per la portata dei delitti, non scherziamo, ma perché ancora una volta i 'grandi vecchi' una volta denudati sono brutti, grezzi, volgari, senza fascino. Uno si immagina il club più vincente in Italia e forse quello meglio gestito al mondo come una versione in pantaloncini corti di Apple e Microsoft e invece i nostri Bill Gates e Steve Jobs manco sanno parlare italiano, non si ricordano i nomi delle persone, smazzano orologi…"
A fine 2013 hanno suscitato scalpore poi alcune sue parole a Sky in cui aveva fatto notare come in passato qualche favoritismo arbitrale avesse fatto passare in secondo piano la forza sul campo della Juventus; tesi poi riproposta in un'intervista a 'TuttoJuve', in cui, calcando ancor più la mano, si autodefiniva 'uno juventino sportivo che riconosce quando qualcuno non si comporta bene, anche se fa parte o favorisce la mia squadra'. E asseriva: "Per esempio nell’annata 2005/2006, quella di Calciopoli, penso che avere favori non fosse necessario, perché quella squadra era talmente forte di suo che poteva vincere contro chiunque. Chi fu coinvolto in questo Scandalo fece del male non solo alla Juventus ma anche a se stesso. Oggi quella formazione potrebbe tranquillamente battere Barcellona o Real Madrid". (Già fa rabbrividire il fatto che pretenda di parlare non sapendo nemmeno di cosa sta cianciando, perché l'annata sotto inchiesta di Calciopoli fu il 2004-05, non la 2005-06, venuta utile solo per regalare all'Inter lo scudetto di merda e cartone). A lui provvide a rispondere lo stesso Luciano Moggi, dalle colonne di 'Libero'.
A chiudere la sfilata di questi pseudojuventini Vip, veri cavalli di Troia che, in virtù della loro popolarità, veicolano alle masse inconsapevoli una non verità che dovrebbe collocarli, evidentemente, nell'Olimpo degli eticamente puri di cuore, ci metterei il nazionalpopolare Pippo Baudo che, ai microfoni de 'La Zanzara', su Radio 24, in un dialogo con un imitatore di Luciano Moggi, si era lanciato in un uno scriteriato quanto disinformante j'accuse: "La Juventus ha 32 scudetti, non 30 - aveva detto - Quei due scudetti in più io non glieli do. Sono stati tolti perché è stata accertata una corruzione con la condanna del signor Moggi che ha comprato le partite".
Ecco, di questi pseudotifosi vip, più o meno pentiti, bisogna assolutamente far piazza pulita: per loro la Juve è solo un veicolo per riportare alla luce il loro nome; e, si sa, Juve e Moggi sono due traini mica da ridere
Ma ritorniamo a Pif. Prima di tutti i due scudetti non sono stati sotterrati dallo Scandalo (scandalo fu, ci torno sopra fra poco), ma sono stati letteralmente rubati alla Juve: il primo, quello relativo all'annata 2005-2005, ha il bollino blu di due sentenze del Tribunale di Napoli che, pur nella vergogna di una doppia sentenza di condanna che si poggia sul nulla, "al limite della sussistenza del reato di tentativo" (con Di Laroni nella veste di ventriloquo delle schede svizzere mute), hanno escluso che il campionato 2004-2005 sia stato alterato; il secondo, 2005-2006, non è mai stato sotto indagine, doveva servire solo per compensare Moratti dell'aiutino fornito: perché... che ci è andato a fare il pc di Tavaroli in via In Selci?
Quanto a Moggi, la sua messa al bando dal calcio ufficiale è stata, senza alcun dubbio, la perdita più grave non solo per la Juve, ma per il calcio italiano, che di manager come lui aveva ed ha disperato bisogno (quando invece pullula o di politici o di mediocri; e le ultime elezione sia in Lega sia in Figc sono fedele specchio dello sfascio). L'ambiente del calcio, quello vero, non può fare a meno di riconoscere in lui il paradigma della competenza. Quanto a pulizia, la fedina penale di Luciano Moggi è assolutamente linda (e fino a sentenza passata in giudicato gli scempi di Napoli non scalfiscono per nulla la presunzione di innocenza), cosa che certo non si può dire di troppi dei banditi di giraudiana memoria che popolano bosco e sottobosco di un sistema in caduta libera. E in uno stato di diritto Moggi può agire liberamente a 360°; rimane la radiazione decretata dalla Figc, ma ci penserà la Corte Europea dei diritti dell'uomo a bacchettare l'Italia (con buona pace dei Paolo Ziliani del mondo antibianconero).
Pif se ne faccia una ragione. E con lui tutti i tifosi vip, Nonché l'Italia antijuventina.
L'unica cosa vera che c'è nelle parole di Pif è il termine Scandalo usato per definire quanto accadde nel 2006: è la stessa parola usata da Maurilio Prioreschi, legale di Moggi, nella Premessa del suo 'Trenta sul campo', che precisa: "Un Grande Imbroglio, nel senso più letterale del termine, che ha consentito, grazie alla parziale scelta dei colpevoli da indicare e punire, di premiare chi aveva come unico merito quello di essere nemico di Lucianone e della sua amatissima, temutissima, fortissima Juventus 2006".
Un imbroglio che ha allungato le sue ombre anche sul processo di Napoli, condizionato com'è stato da indagini condotte a senso unico (si è badato solo a correr dietro ai misfatti di Moggi, concluse la Casoria), perché l'Inter non interessava, perché tra le 171.000 telefonate registrate dagli uomini del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Roma, ne sono state trascritte, guardando dal buco della serratura di Auricchio, solo 900. utili a sostanziare le informative che hanno mirato a circoscrivere "il presunto scandalo del calcio della stagione 2004-2005 nel recinto dei presunti giochi di potere di Luciano Moggi" (Prioreschi); e perché il pm Narducci ha mancato ad un suo dovere fondamentale, impostogli dall'art.358 del Codice di Procedura Penale, quello di svolgere "accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini".
Ma c'è stato anche di peggio: e infatti il dott. Narducci è indagato per abuso d'ufficio (e con lui il maresciallo Ziino sotto accusa per falso ideologico, per il taroccamento del filmato del sorteggio del 13 maggio 2005: uno dei tanti scandali nello scandalo. E il 31 ottobre si terrà l'udienza per decidere se la vicenda vada archiviata o meno.
.Ecco, dovrebbe essere tutto ciò a rattristare Pif e la schiera degli pseudotifosi illustri.
Che poi probabilmente tifosi della Vecchia Signora non sono mai stati; più della maglia e dei suoi colori, ad attrarli è la visibilità offerta, unita alla simpatia dell'Italia antijuventina.
Anche se poi, una volta dissotterrati, sono loro, e non gli scudetti rapiti, ad apparire davvero impresentabili.
TUTTOJUVE;COM
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