Non c’è Juve senza Carlitos Tevez. Lo recitano i blog di fede bianconera, lo ripete in coro lo Stadium e forse il mantra diventerà la prossima filastrocca da far imparare a memoria ai tifosi più piccini. Devastante l’impatto dell’Apache alla prima stagione a Torino: 19 gol in 41 presenze ne fanno il goleador dell’anno, anche più di sua maestà Arturo Vidal. E in vista del ritorno dei quarti di Europa League, domani sera in casa contro il Lione, l’argentino ha tanta voglia di esserci, anche per provare a cancellare la non-ossessione del gol, assente in ambito continentale da 5 anni buoni. Ma Antonio Conte, da abile stratega, deve anche fare due calcoli. E nel pensare che lunedì a Udine i campioni d’Italia possono chiudere i conti-scudetto, non sarebbe bizzarro vedere Tevez domani in panchina.

LA FORMICA... È in attacco che il tecnico si terrà il dubbio più grande. Perché stanno tutti bene e i 5 a disposizione (Fabio Quagliarella fu escluso dalla lista Uefa) lottano per due posti. Il primo sarà assegnato a Pablo Daniel Osvaldo che, seppur a secco dopo l’uno-due rifilato al Trabzonspor, merita la chance (lunedì Conte l’ha tenuto in panca). A Lione, una settimana fa, l’ex attaccante del Southampton fu tra i meno in palla. E lui è il primo a saperlo, tanto che lo sfogo cinguettato su Twitter fu (auto)catalogato come «un momento di sana follia». Al suo fianco, scalpita Sebastian Giovinco, il migliore (con Gigi Buffon) in terra di Francia. Ieri, nel mix fra lavoro di scarico e di campo per chi ha giocato o meno in campionato, Conte non ha lasciato intendere nulla. Il tecnico, giustamente, tiene tutti sulla corda, compreso Fernando Llorente, reduce dalla doppietta dell’altra sera: si dà il caso, tuttavia, che il feeling con Osvaldo non sia dei più affiatati (Napoli docet). Mirko Vucinic è subito dietro.

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