Con i seggiolini dello Stadium esauriti a tempi di record, l’attenzione si sposta sull’attore di punta. Il 2014 di Andrea Pirlo è cominciato tra alti e bassi, ma il big match contro l’Inter è l’occasione ideale per dare una svolta al nuovo anno. Uomo da grandi notti e da platee esigenti, il regista bresciano domenica sera è pronto a riprendersi in mano la Juventus. Come nella sfida scudetto contro la Roma del 5 gennaio, dove fu protagonista di un rientro anticipato (dopo l’infortunio di dicembre con l’Udinese) e di una prova delle sue. Da architetto in estinzione. Piazzato l’allungo, Pirlo ha patito più di altri i carichi di lavoro di queste settimane. Meno geniale del solito e più umano nelle giocate. Antonio Conte ha capito il momento e ha agito di conseguenza. Prima lo ha sostituito a partita in corso contro il Cagliari («Ho messo Marchisio perché volevo un cambio di ritmo»), poi in campionato lo ha lasciato in panchina tanto contro la Sampdoria quanto sabato contro la Lazio. Titolare soltanto nella sconfitta in Coppa Italia contro la Roma, dove lo Special One bianconero si è affidato a una sorta di Juve B.

ANDAMENTO - Un periodo strano per uno come Pirlo, abituato a stare sempre al centro del palco. Digerisce a fatica le sostituzioni nei finali di gara, figurarsi due panchine e mezzo consecutive in campionato. Anche perché alla Juventus non gli era mai successo. Intoccabile e stakanovista nelle prime due stagioni (37 partite di campionato il primo anno e 32 il secondo), quest’anno - al di là dell’infortunio di dicembre - è stato lasciato a riposo prima nel derby contro il Torino (29 settembre) e poi con il Parma (2 novembre), dove è entrato (ed è stato fondamentale) per il forcing finale.

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