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| Juve-Toro, è a Torino il derby più belloI sogni sono nell’aria. Ed essere schiavi dei sogni nella settimana del derby è una forma di libertà anche nel gioco del calcio. Torino riconquista la sua storia, bruciando le ore, i giorni del futuro. Il domani di due squadre che da sogno sono già, seppur ad altezze diverse, ma dai cammini paradossalmente paragonabili per principio, per difficoltà, per rilevanza. Ci si può ad esempio domandare, dal centro di una settimana rara, se - con la legna che hanno in spalla - sia salito di più oltre l’asticella del possibile l’Antonio furioso o il Giampiero miracoloso . Conte , (anche) con la sua panchina non da carrarmato europeo. Ventura (anche) con i Padelli e i Masiello . E Ventura, anche con i Padelli e i Masiello, trascinandoli più in là dei loro limiti, sta disegnando un Toro mai visto da una generazione intera: è da 22 anni, stagione di grazia 1991-1992, che i granata non sentivano sul collo tanta brezza d’alta classifica, che ti fa svolazzare i capelli e le speranze. Dopo 24 giornate, quel Toro fin poetico di Mondonico era arrivato potenzialmente a 37 punti, oggi la realtà ne sostiene 36. Scriviamo potenzialmente, perché all’epoca le vittorie valevano ancora 2 punti. Ma ritarando i 9 successi e i 10 pareggi dell’epoca, si arriva al conteggio contemporaneo, riveduto e corretto. Quel Toro di Borsano che sapeva tanto di resurrezione, e fu anche una enorme illusione abbattuta dalle successive disgrazie societarie, chiuse al 3° posto in A e picchiò contro 3 legni ad Amsterdam, finale Uefa contro l’Ajax. Resteranno per sempre nei cuori l’onore e una sedia alzata. Ventura, straordinariamente, profeticamente, sta cercando l’appoggio di un gradino d’Europa League: per sollevare il suo mondo con la leva di una novella rinascita granata. Avanti: per troppi anni il Toro è mancato alla storia. TUTTOSPORT.COM
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