«Toro, se ti arrabbi batti pure la Juve»
Emiliano Mondonico, domenica si è goduto al Franchi, prima del calcio d’inizio di Fiorentina-Torino, il doppio abbraccio dei tifosi viola e granata per una partita dai due volti.
Quello del Torino, nel primo tempo, è stato orribile, lei come se lo spiega?
«In effetti si sono viste due partite in una. E’ stato imbarazzante nella prima frazione vedere la Fiorentina abusare del Toro in quella maniera. Poi c’è stato quel gol nel finale del primo tempo che ha dato quella voglia per provarci e guarda caso poco prima c’erano stati i cori dei tifosi granata che chiedevano alla squadra una reazione decisa, di tirare fuori gli attributi. Grazie a quella rete di Barreto poi nella ripresa si è capovolta la situazione: la squadra viola che si è fermata, i granata che sono saliti in cattedra sino a raggiungere il pareggio e dopo c’è stato il gol finale imprevisto che ha determinato la vittoria della formazione di Montella. Difficile capire quanto ci sia stato merito e demerito delle due squadre in questa sfida così strana. Montella ha detto che la Fiorentina nel secondo tempo si è un po’ fermata, vero, ma il Toro nel primo tempo non è mai partito».
Ma quale lettura dà del fatto che una squadra come il Toro, ancora in lotta per la salvezza, abbia sbagliato completamente l’approccio mentale alla partita?
«Questo Torino nel suo insieme con l’ingresso di Bianchi ha avuto un cambiamento. La sua situazione con la società è abbastanza anomala ma con lui in campo, quando ha sostituito Meggiorini, c’è stato da parte di tutti un maggior coinvolgimento nel cercare di ripartire. Diciamo che con Bianchi è cambiato l’umore della partita. L’entrata di un giocatore chiacchierato ha fatto sì che tutta la squadra trasformasse atteggiamento diventando più reattiva, combattiva, incavolata e a quel punto la Fiorentina ha iniziato a preoccuparsi. La rabbia di Bianchi è diventata il filo conduttore di tutta la squadra. E’ stata una partita che mi piace definire molto sentimentale, nel senso che ha seguito gli umori delle due formazioni che si affrontavano».
C’è un dato, chiaramente fuori media, che sta contraddistinguendo la stagione torinista: circa il 40% delle reti incassate nell’ultimo quarto d’ora. Lei come legge questa particolarità sicuramente non felice?
«Nell’ultimo quarto d’ora le squadre fatalmente si allungano perché si comincia a essere stanchi e allora anche l’attenzione totale che solitamente si ha nel coprire gli spazi e marcare l’avversario fatalmente cala. E’ come quel pugile sul ring che alla fine non ha più la lucidità per schivare l’uno-due ma evita magari solo il primo pugno. E’ chiaro che il Toro soffre più degli altri: finché riesce a essere squadra, finché riesce a essere compatto, a portare dieci giocatori nella propria metà campo garantisce un certo tipo di fase difensiva, ma come trenta-quaranta metri diventano settanta-ottanta ecco che tutto diventa più difficile e certi equilibri inevitabilmente vengono meno».
TUTTOSPORT.COM