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|  Nella favola di Esopo, ripresa poi da La Fontaine, la formica è un essere intelligente che lavora duramente d'estate per mettersi da parte quelle provviste che sarebbero poi risultate provvidenziali e di fondamentale importanza durante i lunghi mesi dell'inverno. Alla Juventus, una formica c'è, è addirittura atomica, ma finora l'animale di Esopo ha avito decisamente maggiore fortuna. Nel calcio non ci sono provviste, per un attaccante queste si chiamano gol e assist, incidenza nel corso delle partite, capacità di risolvere i match in bilico. Nessuno pretende che Giovinco raccolga l'eredità di Del Piero, Baggio e Platini, ma è lecito aspettarsi un rendimento migliore e una personalità all'altezza della situazione. Il numero 12 bianconero paga anche dichiarazioni del passato, ma la memoria dei tifosi è corta e certe parole sarebbero state immediatamente dimenticate a suon di gol. Parlare male di Sebastian Giovinco in questo momento significa sparare sulla Croce Rossa. E' il giocatore più bersagliato, meno amato dai tifosi. Tutti pretendano qualcosa in più da lui, quel salto di qualità che differenzia i buoni giocatori da quelli decisivi. La fiducia dell'allenatore e dei compagni non manca, il ruolo è il suo, ha tutte le potenzialità per fare bene, ma finora lo ha fatto raramente. Lecito quindi aspettarsi di più, gol a tu per tu col portiere fatti, capacità di saltare l'uomo una volta puntato. Nessuno gli chede la luna, ma quello che sa fare, perché la pressione nei suoi confronti è alta, ma questo è la normalità per chi indossa una casacca al cui interno, sul colletto, è ricamata una frase: "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" Fonte: TMW |
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