La Juve pareggia tra errori e veleni
Prima di cominciare a parlare della partita in se, voglio precisare una cosa:
se vi dà tanto fastidio questo calcio di oggi, ricordo a tutti che lo avete voluto voi.
Prima del 2006 queste scene post partita non succedevano. Prima del 2006 non vedevi allenatori o dirigenti lamentarsi con arbitri e designatori davanti alle televisioni.
Perché prima del 2006 era previsto che i dirigenti potevano consultare i designatori telefonicamente, in modo da chiarire in privato le problematiche relative agli arbitraggi.
Poi nel 2006 di colpo viene inventato l’illecito strutturato, e qualcuno viene colpito, mentre altri vengono nascosti, salvo poi rispuntare anni dopo, nonostante il “piaccia o non piaccia”.
Dopo il 2006 non si può più parlare al telefono con i designatori, ma si può lamentarsi di loro in sala stampa. Ora avviene tutto alla luce del sole, giustissimo, ma io mi chiedo:
un designatore o un arbitro non possono venire condizionati lo stesso per le partite successive semplicemente guardando la tv ?
Detto questo, io stavolta voglio criticare Marotta per il suo atteggiamento. Fare allusioni sulla cittadinanza dell’arbitro è assolutamente ridicolo, non da stile Juve. E’ come sentire Zeman parlare di vento del nord, non è piacevole, e veritiero.
Niente da ridire invece sulle parole di Conte. Sarà stato un po’ brusco, ma alla fine nella sua conferenza stampa ha detto cose giuste. Un rigore quando c’è si da, punto.
Ed è stato onesto a dire che c’era rigore per il Genoa nel primo tempo, quando dall’altra parte hanno il coraggio di negare il rigore per il braccio di Granqvist.
Chiudiamo questa parentesi, doverosa, di polemiche, e passiamo alla partita vera e propria.
La Juve ha fatto un brutto primo tempo, anche in virtù del fatto che il Genoa è sempre stato dentro la sua metà campo a difendersi.
Nella ripresa la squadra è migliorata, e alla sua seconda occasione Quagliarella ha trovato il gol.
La Juve sembrava controllare agevolmente, se non fosse che al 70′ De Ceglie compie l’ennesima sbavatura difensiva, e permette a Borriello, servito da Kucka, di segnare il più facile dei gol dell’ex.
La Juve si è ributtata fortemente in avanti, ci ha provato in tutti i modi, ma non ha potuto contare anche questa volta sui propri attaccanti.
Vucinic ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare nel corso della partita.
Incredibile vederlo restare fermo sul pallone respinto da Frey sul tiro di Lichsteiner.
Giovinco, appena entrato, ha preso un palo clamoroso su punizione, per il resto ha continuato come suo solito a sbagliare palloni facili, sprecando tante ghiotte e potenziali occasioni.
A impegnare Frey ci hanno pensato Giaccherini e il giovanissimo Beltrame, che esordisce con personalità.
In mezzo due rigori negati alla Juve per trattenute in area di Pogba e Vucinic, che nessuno ricorderà perché questi episodi quando sono a sfavore della Juve non fanno scalpore.
Così si è arrivati al 93′, con Granqvist che tocca con il braccio larghissimo in piena area. L’arbitro si limita a dare il calcio d’angolo, mentre tutti i suoi assistenti gli dicono che è rigore.
Decide di fare di testa sua, perché non se l’è sentita di assegnare il rigore.
In sua difesa posso dire che alla fine non ha tutte le colpe, se questi arbitri non vengono lasciati lavorare in pace.
Se non ci fosse tutta questa cultura del sospetto, dei complotti, l’infinita dietrologia legata ai poteri, magari questi direttori di gara sarebbero più sereni a svolgere il loro lavoro.
Detto questo, la Juve paga ancora una volta la mancanza di cinismo nel chiudere una partita, l’assenza di Pirlo, Asamoah e Chiellini, e di un bomber vero.
Difficile che quest’ultimo possa essere Anelka, ma come diceva l’Avvocato, il tempo è galantuomo.
Al campo l’ardua sentenza.
Valerio Brandi
TRIBUNAITALIA.IT