La grande storia della Juventus raccontata in 12 volumi per ripercorrere negli anni le gesta....le vittorie più prestigiose,più gloriose...tutti i giocatori che hanno indossato la mitica maglia Bianconera....un contributo sempre più maggiore e decisivo negli anni per la conquista di successi nazionali come mondiali ed europei....tutto raccontato dalle voci dei protagonisti....Juventus....una società quasi morta dopo lo scandalo di farsopoli ma risorta dalle ceneri.....Una società che è divenuta leggenda.....
Palmares : Scudetti 29 Trofei nazionali 9 Coppe Italia 4 Supercoppe italiane Trofei internazionali 2 Coppe dei Campioni/Champions League 1 Coppe delle Coppe 3 Coppe UEFA/Europa League 2 Supercoppe UEFA 1 Coppe Intertoto 2 Coppe Intercontinentali
Storia della Juventus: il Segreto della Juventus 1897 - 1956
Gli inizi fanno parte del mito. Un gruppo di liceali, la passione per quel nuovo sport (siamo nel 1897) che conquista già l'Inghilterra, la prima sede nell'officina dei fratelli Canfari, Eugenio ed Enrico. Un nome, Juventus, deciso a maggioranza.E soprattutto, quelle maglie un po' strane, scelte per caso o per errore. Acquistate in Inghilterra, avrebbero dovuto essere rosa (il primo colore sociale), arrivano a strisce bianconere. "Sembreremo delle zebre" borbotta qualcuno. Ma quelle maglie da lì a poco entreranno nella storia. Le "zebre" nel 1905 vincono il loro primo scudetto (si chiama ancora "Targa federale"). E' un successo effimero. Bisognerà attendere altri 20 anni per ottenere la replica: il secondo è del 1925-'26. In porta c'è già un certo Combi e alla guida del club (ormai da tre anni) Edoardo Agnelli, il figlio del presidente della Fiat, l'industria nel frattempo diventata la più importante di Torino.Nasce il professionismo e con esso la prima grande Juve. Combi, Caligaris, Rosetta... e poi il centromediano argentino Monti, il connazionale Orsi, la mezzala Cesarini, Giovanni Ferrari, Borel, Varglien primo e secondo...E' una squadra che incanta e appare invincibile: dal '30 al '35 vince cinque campionati di fila.Le difficoltà societarie e la guerra segneranno i quindici anni successivi.Solo nel 1950 la Juve torna al successo, una stagione impreziosita dai 28 gol di John Hansen e dai 21 di Boniperti. Giampiero Boniperti, appunto: giovane fuoriclasse arrivato alla Juve nel 1946 e destinato a lasciare un segno indelebile nella sua storia ultracentenaria.Sarà il '57-'58, però, la stagione della svolta. A Torino sbarcano il funambolico Omar "Cabezon" Sivori e un gigante gallese che ha spopolato nel Leeds, John Charles. Genio e potenza, sregolatezza e tenacia, la mistura di qualità dei due risulterà esplosiva. Guidata dalla sua coppia di attaccanti, la Juve conquisterà il 10° titolo in 60 anni di vita: lo scudetto della prima stella, quello del definitivo ingresso nell'olimpo del calcio mondiale.
Storia della Juventus: Sivori,Charles e Boniperti 1956 - 1966
Capitan Boniperti, Charles e Sivori: musica, maestro. Il primo arretrato a regista (per necessità di convivenza ed eclettismo innato); gli altri due micidiali in attacco. È con questo trio delle meraviglie che ha già fruttato lo scudetto alla sua prima apparizione (nel 57-58') che la Juventus entra da protagonista negli anni '60.Nonostante la difficile convivenza tra Boniperti e "l'angelo dalla faccia sporca" Sivori; nonostante i litigi tra lo stesso argentino ed il tecnico Brocic, la Juve si è già assicurata la coppa Italia nel 58-'59. È nelle due stagioni successive, però, che la squadra riparte davvero. In panchina c'è Parola, al suo fianco quel Renato Cesarini vecchio maestro di Sivori in Argentina, l'unico capace di tenerlo a freno.La squadra è spettacolare, nel 59-'60 Sivori segna 28 gol, Charles 21 : lo scudetto è trionfale. Nel 60-'61 , i bianconeri partono favoriti, ma stavolta trovano una rivale al loro pari, è l'Inter di Helenio Herrera, un argentino soprannominato "il mago" che pratica un gioco innovativo. Sarà la Juve a spuntarla (conquistando il 3° titolo in quattro anni) dopo aspre polemiche con i nerazzurri e la discussa ripetizione della sfida diretta, giocata dall'Inter per protesta con una squadra di ragazzini. Quel dilagante 9-1, però, è anche l'occasione di un vero choc per i tifosi.Boniperti a fine gara consegna le sue scarpe al magazziniere e annuncia il ritiro. Un gesto secco e irrevocabile. Si ritira a soli 32 anni, dopo 15 stagioni, 182 gol (record ineguagliato) e 5 scudetti. Tornerà dieci anni dopo, da presidente. L'addio di "Boni" chiude anche un ciclo. Seguono anni deludenti, si avvicendano allenatori. La svolta giunge con Heriberto Herrera, paraguaiano, profeta del "movimiento", il "ginnasiarca" per Gianni Brera. Ne fa le spese Sivori che "rompe" e passa al Napoli.Poi, nel 66-'67, la Juve operaia compie il miracolo: all'ultima giornata vince con la Lazio e sorpassa l'Inter stellare (che perde a sorpresa a Mantova). È il 13° scudetto, il più inatteso.
Storia della Juventus: da Herrera a Parola 1966 - 1975
Fuoriclasse e bel gioco mal si conciliano con la Juventus "socialdemocratica"(la definizione è di Gianni Agnelli) di fine anni '60. L'inversione di tendenza richiede scelte importanti: l'Avvocato, così, chiama alla guida della società Giampiero Boniperti che diventa presidente nel '71 .Boniperti sceglie per la panchina Armando Picchi, l'ex libero della grande Inter e gli affida una squadra rinnovata, di grandi potenzialità, che vivrà subito pagine esaltanti, ma anche momenti difficili.Ci sono Capello e Spinosi, Anastasi, Cuccureddu, Furino. Soprattutto, due giovani di grande avvenire: Roberto Bettega e Franco Causio. La Juve è bella, ma ancora ingenua: nel 70-'71 chiude quarta ed è protagonista di un epilogo drammatico. Picchi ammalatosi gravemente, si spegne il giorno prima della finale di coppa delle Fiere col Leeds.La squadra è affidata a Cestmir Vycpalek, un gran motivatore al quale la Juve dà fiducia anche la stagione seguente. I bianconeri ingranano, ma dopo 14 gare devono rinunciare a Bettega, il giovanissimo goleador (già 10 gol) colpito da una malattia polmonare. La paura dura poco, Bettega torna al calcio più forte che mai, in tempo per festeggiare il 14° scudetto.La stagione 72-'73 segna l'arrivo tra i pali di Zoff e di Altafini, riserva di lusso in avanti. La Juve adesso è una squadra completa che resta in corsa sia in campionato, sia in coppa dei Campioni. La serie A si decide all'ultima giornata. La Juventus pareggia con la Roma, le rivali perdono: la Lazio tracolla a Napoli, il Milan cade a sorpresa a Verona.La "fatal Verona" rossonera consegna il bis ai bianconeri di Vycpalek (è il titolo n° 15), ma non porta bene in coppa. Nella finale di Belgrado, non bastano i 30mila tifosi al seguito per battere l'Ajax. Rep segna per gli olandesi, alla Juve - invece - anche stavolta sfugge il successo in Europa.
Storia della Juventus: Finalmente l'Europa 1975 - 1977
Tenacia e sangue freddo sono mancate nei momenti decisivi e sono quanto più serve alla Juve per dimenticare lo scudetto sfuggito d'un soffio nel '76. È con input simili che in casa bianconera bussa Giovanni Trapattoni. La filosofia del calcio predicata dal tecnico milanese ("Primi: non prenderle"), d'altronde, si sposa bene col rigore predicato da Boniperti, il suo nuovo presidente. Alla ripresa degli allenamenti, quell'estate, ogni giocatore riceve una lettera con una sorta di manuale di comportamento: non fumare, non bere, non eccedere in dichiarazioni, condurre una vita familiare stabile.Il Trap apporta pochi ma decisivi cambiamenti: rinuncia al regista classico, sistema il panzer Benetti sulla mediana, sollecita lo scambio con l'Inter tra Anastasi e Boninsegna. Nel 76-'77 alla Juve arriva (sempre dall'Atalanta) anche Antonio Cabrini, un giovanotto destinato a diventare un grande terzino sinistro e a completare un reparto difensivo entrato nel mito.L'avversario da battere è ancora il Torino. La Juve perde il derby d'andata (2-0), ma Trapattoni sa come tenere alto il morale. I bianconeri si ripresentano all'appuntamento col derby reduci da una lunga serie positiva e strappano un pareggio che dà nuova fiducia. Seguono altre cinque vittorie, un pari e il 2-0 decisivo con la Sampdoria (gol di Bettega e Boninsegna).La Juventus chiude a 51 punti: un record per la serie A. Il Torino si ferma a un solo punto di distanza. È stata una sfida epica che consegna ai bianconeri lo scudetto numero diciassette, il primo dell'era Trapattoni.Ma non basta: la Juve centra un'accoppiata esaltante. Il '77 è anche la stagione del primo trofeo europeo della sua lunga storia, la coppa Uefa conquistata nella doppia finale con l'Athletic Bilbao.
Storia della Juventus: la Seconda Stella 1977 - 1982
La lotta per lo scudetto e' ancora una volta una sfida a due, che si conclude all'ultima giornata: tocca alla Fiorentina contrastare la Juventus. I bianconeri pero vincono di nuovo e raggiungono quota 20 scudetti, guadagnandosi il diritto di fregiarsi della seconda stella. E' la Juventus del carattere di Furino e Brady e della vitalita' dei giovani Galderisi e Fanna, una delle piu' belle del Trap.
Storia della Juventus: Regina di Coppe 1982 - 1986
Elegante, colto, guascone. Uno snob del calcio: perfidamente francese con gli italiani, italiano con i francesi. È questo il Michel Platini che si presenta ai tifosi.Gli inizi non sono facili per le Roi. Arriva in una Juventus che abita già il tetto del mondo, asse portante della nazionale che ha spopolato in Spagna. Lo ha voluto l'avvocato Agnelli, ma soffre di una pubalgia che ne limita l'impiego. Parte lento e lega soprattutto con l'altro nuovo arrivato, il polacco Boniek.Il campionato 82-'83 sembra essere un affare privato della Roma. La Juventus insegue e solo in occasione della sfida diretta vinta all'Olimpico si porta a ridosso, per poi perdere ancora terreno. Va forte, invece, in coppa dei Campioni e si presenta alla finale di Atene contro l'Amburgo sicura di farcela. Marcato a uomo Platini e con i bianconeri mai in partita, però, ai tedeschi basta un gol a freddo di Magath per avere la meglio. Una delusione che i cuori juventini non dimenticheranno mai.La Juventus si consola con la coppa Italia, Platini col titolo di capocannoniere della serie A (che farà suo anche nei due tornei successivi), ma soprattutto col Pallone d'oro. Ne vincerà tre, uno dietro l'altro, ormai protagonista assoluto.La stagione dopo, ispirata dal francese, la squadra di Trapattoni sarà irresistibile. Lo scudetto è sempre una faccenda da sbrigare con la Roma: ma stavolta sono i bianconeri a spuntarla al termine di un testa a testa lungo l'intero torneo. In Europa altro trionfo: a Basilea il 16 maggio '84 la Juventus batte il Porto (2-1) e conquista la sua prima coppa delle Coppe. La Juventus tira il fiato, in campionato ne approfitta il sorprendente Verona.I bianconeri non si lasciano sfuggire, nel frattempo, la Supercoppa europea, strappata in casa al Liverpool. Il Liverpool, appunto. La Juventus in Italia arranca, in coppa Campioni marcia a suon di gol e in finale, a Bruxelles, ritrova gli inglesi temuti per la violenza della loro tifoseria estrema.Si gioca il 29 maggio '85: sarà una notte nera per la storia del calcio. Prima della gara gli inglesi caricano il pubblico juventino che terrorizzato si accalca e tenta la fuga dal vecchio stadio Heysel. Muoiono 39 italiani, eppure si decide di far giocare lo stesso. In un'atmosfera irreale, vince la Juventus con un rigore calciato da Platini. La coppa Campioni inseguita come un Graal è giunta, ma a quale prezzo...Bruxelles segna l'anima della squadra, anche se altri successi arrivano. A dicembre la Juventus mette in bacheca la coppa Intercontinentale, superando ai rigori l'Argentinos Juniors, a conclusione di una gara rocambolesca. Un'immagine su tutte: le Roi steso a terra, lo sguardo ironico in direzione dell'arbitro che ha appena annullato il gol forse più bello della sua carriera. Né la banda Trapattoni si smentisce in campionato (è l'85-'86): entra in crisi nel ritorno, poi "brucia" la solita Roma, staccandola nelle ultime due giornate.È il 22° scudetto, il sesto dell'era Trapattoni. Quello dell'arrivederci del tecnico, destinazione Inter. Platini, invece, rimane un'altra stagione, ma in una squadra rivoluzionata. Infine saluta. Lascia il calcio a soli 32 anni. Solo più tardi confesserà: la sua vita di campione si era spezzata quella notte all'Heysel.
Storia della Juventus: da Platini a Del Piero 1986 - 1995
Platini dice adieu in una domenica di pioggia, il 17 maggio 1987. Addio alla Juventus e al calcio giocato, al termine di una stagione tormentata e deludente per i bianconeri (secondi dietro il Napoli di Maradona). Il campione francese, convinto di aver perso l'entusiasmo necessario, saluta dopo cinque anni memorabili nei quali ha avuto tantissimo: due scudetti (e due secondi posti), una coppa Intercontinentale, una coppa Campioni, una Supercoppa, una coppa delle Coppe, una coppa Italia. E poi: tre palloni d'oro e il titolo europeo con la maglia della Francia.Prima di Platini erano andati via l'amico Boniek, Trapattoni e gran parte della vecchia guardia protagonista dell'ascesa ai vertici planetari. Insomma, si chiude un ciclo e si apre un periodo che vedrà continui rinnovamenti. Un periodo in tono minore, in cerca di un nuovo gruppo vincente.Rino Marchesi dura in panchina una sola stagione, subito sostituito da Dino Zoff: monumento juventino dal quale Boniperti spera si possa ripartire in quarta. Arriva l'inglese Ian Rush (87-'88), ma segna la miseria di 7 gol e torna in patria dopo una sola stagione. Arrivano i russi Zavarov e Alejnikov, il portoghese Rui Barros, "Spillo" Altobelli, Casiraghi, Totò Schillaci. Niente. La Juventus non entusiasma, nonostante la coppa Italia (finale contro il Milan) e la coppa Uefa (contro la Fiorentina) conquistate nel '90.La stagione è iniziata con una tragedia: la morte di Scirea, da poco vice di Zoff, nel rogo dell'auto su cui viaggia in Polonia. Si chiude con le dimissioni di Boniperti dopo 19 anni di presidenza. Si cambia ancora una volta. In società arrivano Vittorio Chiusano e Luca Cordero di Montezemolo; in panchina si siede Gigi Maifredi, bizzarro profeta del calcio-champagne. Sul mercato non si bada a spese: Robi Baggio, Haessler, Julio Cesar, Di Canio... Settanta miliardi di investimento.L'obiettivo è esprimere un calcio spettacolare e dotarsi di un'organizzazione moderna, come quella del Milan di Silvio Berlusconi. I rossoneri di Sacchi, però, entusiasmano il mondo, la Juventus di Maifredi conclude settima, il peggior piazzamento degli ultimi 28 anni. Gianni Agnelli non molla. Richiama Boniperti e Trapattoni, strappa Vialli alla Samp, ma saranno necessarie altre stagioni di Purgatorio.La Juventus è seconda nel '92, quarta (ma vince la Uefa col Borussia Dortmund) l'anno dopo, ancora seconda nel 93-'94. Infine, la svolta. Porta il nome di Marcello Lippi (ex difensore, tecnico di molta gavetta) e quello di Alessandro Del Piero, talento di soli vent'anni.Attaccante moderno, "europeo", predestinato al successo fin dalle giovanili nel Padova. Vestono il bianconero anche Ferrara, Paulo Sosa, Deschamps, affiancano Vialli, Baggio, Ravanelli. La Juventus di Lippi ingaggia un vero e proprio duello col Parma allenato da Nevio Scala. Perde la finale di coppa Uefa, non quella di coppa Italia. Soprattutto vince subito lo scudetto, è il 23°, con dieci clamorosi punti di distacco sugli emiliani e su un'altra emergente di rango, la Lazio.È la stagione '94-'95, un nuovo ciclo si apre.
I Migliori giocatori che hanno lasciato alla Juventus un ricordo indelebile nel cuore e nella mente dei tifosi. Ruolo per ruolo i migliori interpreti della gloriosa storia della Juventus.