Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito«Gli arbitri hanno paura a fischiare in favore della Juventus». Questa è stata la frase, che ha fatto il giro del mondo, con la quale Antonio Conte ha denunciato, dopo Parma-Juventus, una situazione ormai divenuta insostenibile. «Inizio ad avvertire un’aria che non riesco a spiegare ai miei calciatori, non riesco a spiegare ai miei tifosi, non riesco a spiegare alla mia società. Ed è un’aria pesante, che non mi piace». Il motivo? «E’ il segreto di Pulcinella». E ancora: «Quello che chiedo è che, come ha detto Braschi, si tratti la Juventus come tutte le altre, e non che tanto se si sbaglia contro la Juventus va bene lo stesso, mentre se si sbaglia a favore il giorno dopo ti ammazzano!». Una denuncia forte, durissima, ma – a tornare indietro nel tempo – non l’unica, dal 2006 ad oggi.
Durante il purgatorio della Serie B, stagione 2006/07, l’allenatore Deschamps ribadì più volte come gli arbitraggi fossero quasi sempre prevenuti e complessivamente assai ostili alla Juventus. Una statistica su tutte: nonostante un campionato dominato a suon di record con 94 punti e 83 reti segnate, a nostro favore furono fischiati soltanto 3 rigori in 42 partite, come Crotone e Verona (mentre Arezzo, Mantova e Albinoleffe erano in doppia cifra, per capirci). Peggio di noi nessuno, tanto che, il 18 aprile 2007, dopo l’ennesimo rigore non fischiato alla Juventus (contro il Rimini), i rapporti tra la dirigenza bianconera e gli arbitri erano già ai minimi termini e si prospettava un futuro non facile: «In Serie A ci andremo senza dover chiedere nulla a nessuno, e di sicuro senza l’aiuto arbitrale. Ma se sarà il caso ci faremo sentire perché così è davvero troppo», diceva un furioso Cobolli Gigli a fine gara.
Un pregiudizio così palese e diffuso che Claudio Ranieri, neo allenatore bianconero, confessò il 29 ottobre 2007, dopo i due regali di Bergonzi al Napoli, come «già dal ritiro di Pinzolo avevo detto ai giocatori che gli arbitri, per paura, avrebbero potuto prendere decisioni contro la Juventus». Con la precisazione che «non ci sentiamo al centro di un complotto, ma nel dubbio ci penalizzano. Forse stiamo pagando noi lo scandalo di calciopoli. Non vogliamo aiuti, ma essere trattati come tutti gli altri». Stessi concetti, i suoi, ribaditi quattro mesi dopo, il 24 febbraio 2008, quando la società, tramite sito ufficiale, pubblicava una lettera aperta firmata a quattro mani dal presidente Cobolli Gigli e dall’amministratore delegato Jean-Claude Blanc ed indirizzata ai vertici di FIGC ed AIA. Anche in questo caso, senza giri di parole, si denunciava come «alcune decisioni dei direttori di gara stanno confermando un dubbio sollevato da più parti: e cioè, che nei confronti della Juventus non vi sia un atteggiamento sereno e adeguato alla serietà con la quale la Società e la squadra affrontano i propri impegni». E ancora: «La Juventus non può continuare a pagare colpe per le quali ha già scontato una pena estremamente severa e dalla quale si sta risollevando anche grazie alla passione dei propri tifosi, che legittimamente chiedono rispetto». La sera prima, l’arbitro Dondarini, incredibilmente mandato ad arbitrare la Juventus nonostante imputato (e poi condannato) nel processo penale in corso a Napoli, aveva commesso l’ennesimo errore contro la Juventus, in un contestatissimo Reggina-Juventus.
Di sfoghi simili ce ne sono stati tanti, dall’infausta estate del 2006 in poi. L’ultimo, prima di quello di Conte, è avvenuto soltanto un anno fa, il 2 febbraio 2011. Dopo un mani clamoroso non fischiato da Morganti in Palermo-Juventus, l’allenatore Del Neri in televisione ribadiva: «Vogliamo rispetto, vogliamo che ci venga dato quello che ci va dato. Perchè Calciopoli è finita. Cinque anni fa. Se c’era, poi». Un attacco diretto «perchè a stare zitti non si ottiene nulla», cui fecero seguito le parole dell’amministratore delegato Marotta: «Non sono qui ad accampare delle scuse ma voglio esprimere una critica molto decisa nei confronti della classe arbitrale e dell’atteggiamento verso la Juventus. Non vorrei che le nostre valutazioni su Calciopoli siano intervenute in questo tipo di comportamenti. Non vorrei che quella che prima si definiva sudditanza ora diventi arroganza, che superi l’oggettività degli episodi in questione».
Capirete, perciò, che rileggere le dichiarazioni di Antonio Conte e limitarle al rigore o meno non fischiato, o tirare in ballo i falli di mano di Cagliari o il presunto rigore (“tuffo”) di Giovinco, come fatto da diversi giornalisti, è dare una lettura assolutamente superficiale e inadeguata al “problema”, che non è un rigore in più o in meno, ma è l’incapacità da parte dei vertici di FIGC e AIA di garantire serenità ed equità di trattamento verso chi già tale disparità l’ha denunciata, finanche nei tribunali. Non è questione di 2 punti in più o in meno, ma di statistiche che si commentano da sole. Da calciopoli in poi, se si prendono in considerazione le squadre sempre presenti in A più le tre big (Juventus, Napoli e Genoa) che salirono quell’anno dalla B, i numeri dicono che i bianconeri si sono visti assegnare 26 rigori a favore e 25 contro. Tutte le altre dodici società hanno un saldo migliore e hanno usufruito di un numero maggiore di rigori: Lazio e Fiorentina (29), Cagliari (32), Catania (33), Palermo (34), Udinese (35), Inter (38), Napoli (39), Genoa (42), Roma (51) e Milan (52). Meno di tutte Juventus, Lazio e Fiorentina. Sarà un caso (l’ennesimo) pure questo? Sarà il modo di giocare delle tre squadre? Sarà sfortuna? O è quella paura che da sei anni viene denunciata dalla Juventus? E’ questo il dubbio che ci si vuole togliere, perchè i sospetti vanno avanti da allora, e nessuno è ancora riuscito a chiarirli del tutto, se è vero che finora Braschi, così come Collina prima di lui, si è limitato semplicemente ad un banale «la Juventus va trattata come tutte le altre».
Se Conte parla della pressione che un arbitro riceve non solo dai media (lì segno della croce e amen, li abbiamo contro da ben prima di calciopoli..), ma anche (e cito) «dai vertici arbitrali», non si può rispondere con un «I commenti non ci possono sfiorare» (con la prestazione di Mazzoleni guidicata positiva). Specie dopo che il povero Doveri, dopo aver assegnato l’unico (manco quello dovevano?) rigore finora fischiato alla Juventus, è stato fermato 4 turni (e di fatto la sua carriera, che pareva molto promettente, è da allora definitivamente compromessa, e basta vedere quanto poco sia stato utilizzato da allora, in A). Un trattamento, il suo, che non è stato riservato a chi, invece, ha sbagliato contro la Juventus (anzi, appunto, la prestazione è giudicata incredibilmente “positiva”). Il signor Braschi, tra una battuta e l’altra, farebbe meglio a spiegare (è il suo compito) proprio agli arbitri, prima che a noi e alla Juventus, perché accadono questa disparità, tra l’altro pure così alla luce del sole (rispondetevi: aveste un fischietto in bocca, cosa fareste, viste le conseguenze?).
Non si può, infine, rispondere allo sfogo di Conte con la serie di banalità e battute da asilo nido che si sono susseguite in queste ore. Cito le più belle (manca solo Gigi Simoni, ma uscirà presto pure lui). Ranieri: “Con loro hanno paura? Con noi sono terrorizzati” (che pare tanto una gara a chi ce l’ha più lungo: appunto, roba da ragazzi). Lo Monaco: “Conte vuole aizzare i tifosi” (come se avessimo mai bruciato cassonetti, spaccato vetrine, minacciato di entrare in FIGC e paralizzare Roma, noi). Zeman (ovviamente): «L’unico rigore chiaro era quello in favore del Parma per il fallo su Giovinco» (ormai è la caricatura di se stesso). Seguito da un «Rispetto al passato oggi a certe squadre non danno 20 rigori a stagione come allora» (stronzata
smentita dai numeri). Zamparini: “Se la Juve si lamenta degli arbitri noi cosa dovremmo fare?” (e vabbè, basta dire che quest’anno a dirigere Juventus-Palermo 3-0 ci hanno mandato Bergonzi..). Proprio quest’ultima domanda riassume un po’ tutto: paradossalmente, la Juventus rubava prima di calciopoli e ruba pure dopo. Nonostante i fatti e i numeri. Nonostante sia uscita penalizzata nelle ultime due gare. Nonostante sia lei a lamentarsi, e non il contrario.
Così non è una cosa seria. Così è come il saggio che indica la luna, e lo sciocco che guarda il dito. Peccato che, come direbbe il prof. Kantor, di sciocchi è notoriamente pieno il mondo.
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