Holly e Benji, i 30 anni di un cartone animato cult
Acrobazie improbabili, trattati di sociologia a centrocampo, campi in salita, tiri potentissimi: nel 1981 Yoichi Takahashi creò il manga calcistico che ha affascinato milioni di bambini. Prima che il mitico Marc Lenders finisse alla Reggiana.
Quando Yoichi Takahashi, trent’anni fa nel 1981 in Giappone, fece uscire la prima striscia del manga chiamato Captain Tsubasa, non avrebbe forse mai immaginato che sarebbe diventato un cult, tanto in Giappone quanto in Europa. In Italia soprattutto: Captain Tsubasa, infatti, altro non è che la serie nota da noi come Holly e Benji, cartone animato dallo strepitoso successo, capace ancora oggi di affollare la memoria di almeno un paio di generazioni. I trentenni o giù di lì, quelli di adesso, bambini o bambine che fossero allora. Chiedete loro chi era Oliver Hutton: vi risponderanno. E si dilungheranno. Fino a quando non ne potrete più.
Oliver Hutton e Benjamin Price, numero 10 e numero 1 della Newteam (in queste righe, per comodità, vi si risparmiano i nomi originali giapponesi), squadra virtuale che ha segnato un’epoca, quasi il Santos di Pelé. Holly, il fantasista, il leader educato, il ragazzo perfetto, quello che dormiva con il pallone e che ha stregato - per loro stessa ammissione - gente come Del Piero e Nakata. La Newteam che vinceva quasi sempre, il pathos di leggendarie sfide con la Muppet e la Toho, i trattati di psicologia dei giovani calciatori durante le corse dall’area verso il centrocampo, quelle che duravano cinque minuti e ancora non si vedeva il cerchio mediano, quasi il campo fosse in salita. Le acrobazie più impensabili, i potentissimi tiri da lontano che spingevano in porta non solo il pallone, ma anche il portiere. Gli stadi pieni per le partite di ragazzini di 12 anni, sempre in diretta tv e con telecronista. Sempre quello, tra l’altro.
Il tutto corredato da una galleria di personaggi indimenticabili: il talentuoso Julian Ross, fuoriclasse cardiopatico e proprio per questo idolo delle ragazzine (si sa, l’istinto da crocerossina…), i funambolici gemelli Derrick, quelli della “catapulta infernale”, ma anche Patty - la storica tifosa di Holly - e l’allenatore brasiliano Roberto Sedinho. Poi lo scarso ma tenace Bruce Harper, l’amico di tutti Tom Becker e infine Ed Warner, curioso esemplare di portiere-ciclope con l’occhio sinistro sempre coperto da un ciuffo stile batterista degli Europe. E se, quando eravate alle scuole elementari, la vostre compagne di classe non vi hanno mai fatto dono di una fascia portafortuna simile a quella regalata, in un episodio, dalle ragazzine della scuola Flynet a tutta la squadra del figo Philip Callaghan beh, allora non sapete proprio cosa vi siete persi.
Poi l’antagonista, Mark Lenders: prima acerrimo rivale quindi grande amico di Holly. Aria da duro, famiglia operaia e tanti fratelli da sfamare, il pallone come via d’uscita verso il riscatto sociale. Un ribelle, Mark, uno che nell’Italia di allora avrebbe votato Democrazia Proletaria. Segni particolari: maniche arrotolate sulle spalle, dove magari nascondeva le sigarette: l’importante era che non fumasse il suo fedele scudiero Danny Mellow, che era per Lenders quello che Bonini rappresentava per Platini. Così rivoluzionario da essere ingaggiato dalla Juventus - storia dell’ultima serie, mentre Hutton si trasferiva al Barcellona - per poi scegliere il prestito in C1 alla Reggiana (per inciso: il migliore acquisto granata dopo il sublime e sfigatissimo Paulo Futre) pur di vincere e giocare titolare. E, come è facile immaginarsi i giorni di riposo di Holly a passeggio per le Ramblas abbracciato alla moglie Patty - perché quelli come lui sposano la Patty - lo è altrettanto figurarsi Mark i giro per i circoli Arci reggiani, “fra cosce e zanzare e nebbia e locali cui dai del tu”, come chioserebbe Ligabue.
Così cult, Holly e Benji, da avere dato il la a un fiorire di parodie video musicali altrettanto divertenti e dissacranti che di fatto hanno contribuito a perpetuarne il successo. Allora lunga vita, captain Tsubasa.
fonte: sky.sport