Ferruccio Mazzola: E' vero, l'Inter comprava gli arbitri. Herrera dopava i giocatori., E su Facchetti preferisco non dire nulla. Con mio fratello non mi parlo più.

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Gekix
view post Posted on 13/6/2011, 14:10     +1   -1




Non mi stupisco più :bah:
 
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chabal77
view post Posted on 24/6/2011, 14:39     +1   -1




Non vorrei fare il guastafeste, ma da questa intervista si capisce benissimo che ad essere coinvolto è tutto il sistema calcio, compresa la Juventus anche se non è stata nominata, un pò come il doping nel ciclismo, quindi c'è poco da stare allegri........
 
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view post Posted on 30/3/2012, 21:58     +1   -1
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AlezieMD
view post Posted on 5/4/2012, 07:08     +1   -1




certo, poveretti...accanirsi proprio ora che non stanno passando un buon momento
.....................................................................
.....................................................................
mi piace :sefz: ....facciamogli male....tanto male....malissimo... :mfr_closed1.gif:
 
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vistubi
view post Posted on 12/6/2012, 13:55     +1   -1




:cool: :1229773541.gif: Mi pare che ferruccio non ha nrssuna querela. Vorra' pur dire qualcosa o no??
 
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view post Posted on 13/7/2012, 20:47     +1   -1
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leggete cosa hò scovato



10.07.2012, 14:08

MORATTI PERDE LA CAUSA CONTRO FERRUCCIO MAZZOLA: MA IL POPOLINO NON VEDE E NON SENTE



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Guardate cosa ho trovato casualmente su internet. Stranamente sulla Gazzetta e simili nessun accenno eh eh eh.



Ricapitoliamo. Succede che nel 2004 Ferruccio Mazzola, ex calciatore, pubblica il libro Il terzo incomodo. Le pesanti verità di Ferruccio Mazzola. Figlio di Valentino, capitano del Grande Torino, e fratello minore di Sandro, bandiera dell’Inter, Ferruccio si racconta senza peli sulla lingua. Dice di sentirsi, appunto, il terzo incomodo in mezzo a quelle due figure che, nel calcio, avevano avuto un po’ più fortuna di lui. Ma, cosa più importante, in quelle pagine Ferruccio accusa, rivela degli aneddoti che, se appurati, potrebbero riscrivere oppure ridefinire buona parte della storia calcistica italiana del dopoguerra: la storia della Grande Inter di Helenio Herrera. Quelle rivelazioni sono pesantissime: il “Mago” Herrera faceva dopare i suoi calciatori, mettendo anfetamine nei loro caffè. Quegli stessi atleti che, nel giro di tre anni, passando dall’anonimato alla gloria eterna, erano arrivati a vincere tutto, in Italia e in Europa.

Succede che Massimo Moratti e Giacinto Facchetti (presidente ed ex presidente onorario dell’Inter) sporgono querela contro Mazzola e la Bradipolibri (la casa editrice del suddetto libro) e la vicenda finisce in tribunale. Ferruccio dichiara: “Dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell’Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità”. Dalle parole si passa ai fatti. Mazzola chiama in aula a testimoniare tutti i campioni di allora. Sono campioni che hanno fatto parte della storia del calcio italiano. Tutti passano, uno dopo l’altro, in un’aula del tribunale di Roma a rendere conto di quei caffè, a difendersi dall’accusa di doping. Tra questi ci sono: Giacinto Facchetti, il fratello Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez, Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, che vuole sentire dalla loro voce – e sotto giuramento – la verità su quella Grande Inter che negli anni ’60 vinse in Italia e nel mondo.

“Non l’ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto”, dice Ferruccio.

In aula di tribunale dichiara: “Sono stato in quell’Inter anch’io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l’allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno ‘il caffè’ di Herrera divenne una prassi all’Inter”. Alla domanda: “Cosa c’era in quelle pasticche?” risponde: “Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro. Da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi”.

Alla domanda: “Pensa che dal dibattimento uscirà un’immagine diversa dell’Inter vincente di quegli anni?” Ferruccio risponde sicuro: “Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all’Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere”.

Ma veniamo all’attualità. Ebbene, succede pure che l’Inter, che nella persona di Giacinto Facchetti (quello che, “piaccia o non piaccia”, si diceva che mai avesse parlato con arbitri o designatori arbitrali) aveva richiesto un risarcimento di un milione e mezzo di euro per danni patrimoniali e morali, quella causa l’ha persa malamente. La richiesta danni è stata respinta da parte del tribunale di Roma chiamato ad esprimersi in merito, e l’Inter non ha presentato appello. La sentenza del giudice unico Rosaria Ricciardi è stata chiara: “(…) il libro è costituito prevalentemente da una serie di racconti che hanno visto come protagonista il Mazzola nel corso della sua carriera, nonché da una serie di testimonianze di molti ex calciatori. Attraverso un racconto chiaro e completo, scevro da espressioni malevole o offensive, gli autori delineano un quadro generale e storico del calcio dell’epoca”. Ergo, tutte le dichiarazioni di Ferruccio Mazzola sono state considerate vere da un tribunale della Repubblica.

Bene, e le conseguenze di ciò? Nessuno paga? Va tutto bene così? Arrivederci e grazie? No, allora diteci, diteci pure: che significato ha, per voi, l’onestà? Diteci cosa rappresenta, come la intendete, come ve la immaginate. Fateci un esempio, uno soltanto. Spiegateci cosa vi frulla per la testa quando issate il vessillo della purezza, del candore, dell’infinita bontà. Avanti, prendetevi tutto, non già solo gli scudi, ma anche i sogni, le passioni, le emozioni infrante e mai più recuperabili. Continuate a provare orgasmi multipli, o tripli (come il vostro sporco “Triplete”), fate pure che fate bene.

* Armando Picchi: morto a 36 anni nel 1971 per tumore alla colonna vertebrale

* Marcello Giusti: morto a 54 anni nel 1999 per tumore cerebrale

* Carlo Tagnin: morto a 67 anni nel 2000 per osteosarcoma

* Mauro Bicicli: morto a 66 anni nel 2001 per tumore al fegato

* Ferdinando Miniussi: morto a 61 anni nel 2001 per epatite C

* Giacinto Facchetti: morto a 64 anni nel 2006 per tumore al pancreas

* Enea Masiero: morto a 65 anni nel 2009 per tumore


Scritto da Saverio Mazzeo



:.inter merda.:
fate girare questo post.. :.ok.: :1229773541.gif:
 
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view post Posted on 16/8/2012, 14:26     +1   -1
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Rubano tutti e non vincono mai nulla e se la prendono con la squadra che ha vinto di più per invida, anche il signor Zeman è invidioso di noi e fa tutto il suo ambaradan perché nemmeno se squalificano Conte lui va ad allenare la Juve come fece tanti anni fa suo zio Vicpalek
 
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muni79
view post Posted on 7/11/2015, 17:17     +1   -1




Mazzola: «L'Inter di HH, la staffetta e quei caffè...»



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«Ce li davano sempre prima di giocare, non so cosa ci fosse dentro. In campo mi girava la testa, i medici volevano fermarmi sei mesi»



ROMA - Sandro Mazzola ha fatto uno dei gol più belli della storia del calcio. Lo segnò nel 1966 contro il Vasas, in Ungheria. Partì da centrocampo, marcò tutta la difesa magiara, superò il portiere, si accentrò, aspettò persino che rientrasse in porta il numero uno degli avversari e, mentre tutta Italia davanti al teleschermo gridava “Tira, tira” non spiegandosi perché lui aspettasse tanto, infilò il pallone nell’angolo alla sinistra dell’estremo difensore del Vasas. Qualcosa di simile al gol leggendario di Maradona con l’Inghilterra. Un’altra volta con la Svizzera, in amichevole, fece sei palleggi al volo e poi segnò all’angolo basso. E’ stato un fuoriclasse, leggero di fisico e tenace come pochi. In questo paese cha ama le polarità e le contrapposizioni, nel paese di Coppi e Bartali, il cognome di Mazzola viene spesso associato, quasi pavlovaniamente, a quello di Rivera. A complicare tutto ci si mise anche un’altra invenzione nostrana: la staffetta. Due campioni simbolo del calcio dell’Italia rinata grazie a talenti nati sotto i bombardamenti. «Mio padre si chiamava Valentino Mazzola. Io non sapevo chi fosse per gli altri. Per me era solo mio padre. Quando a Torino passeggiavo con lui, a Via Roma, tutti lo fermavano e gli parlavano. Io allora gli stringevo forte la mano perché avevo paura che gli volessero far male. Mi portava allo stadio Filadelfia quando si allenava con la sua squadra che tutti chiamavano, doveva esser vero, il “Grande Torino”. Io mi ricordo che avevo un fuciletto a tracolla che era il mio orgoglio. Non lo avrei lasciato per nulla al mondo. Ma quando vedevo un pallone perdevo la testa. E allora mi mettevo a tirare rigori e a dribblare con il fuciletto sulla spalla. Giocavo con le figlie del magazziniere e con quelle di Grezar. Ero felice, allora».

Lei come cominciò a giocare?
«A parte le esibizioni col fuciletto io ricordo che a fine allenamento tiravo i rigori a Bacigalupo che, in verità, mi faceva segnare. Quando tornai a vivere con la mia mamma cominciai a giocare molto. All’oratorio, in piazzetta, appena si poteva io correvo appresso a una palla. Mia madre e mia nonna facevano le orlatrici e si sedevano fuori a lavorare. Io potevo così giocare tranquillo nel vicolo, largo non più di due metri, dove, con mio fratello, facevamo i gol di testa e di piede. Giocavamo anche in piazza, dove c’era un carcere. Dalle finestre delle celle i detenuti facevano il tifo. All’oratorio c’era don Giordano, un vero appassionato di calcio. Noi lo chiamavamo Dindondano e lui per farci giocare aveva chiuso una strada. Dietro le porte che aveva montato c’era, da una parte, l’uscita di sicurezza del cinema del paese, dall’altra la fermata dell’autobus. Se poi tiravamo troppo forte e colpivamo la vetrina del pasticciere lui ci bucava il pallone. Ma c’erano anche le catacombe e se il pallone finiva lì sotto a noi faceva paura andarlo a prendere».

C’era doping ai suoi tempi, come molti, compreso Ferruccio, hanno sostenuto?
«Le cose sono vere. Io ad un certo punto cominciai ad avere, in campo, dei fortissimi giramenti di testa. Andai dal medico che mi fece fare tutte le analisi e mi disse che dovevo fermarmi, che avevo problemi grossi. Mi disse che dovevo stare fuori almeno sei mesi. Ma questo Herrera non lo voleva. Da dove nascevano quei valori sballati? Non lo so. Ma so che, prima della partita, ci davano sempre un caffè. Non so cosa ci fosse dentro. Ricordo che un mio compagno, Szymaniak, mi chiese se prendevo la simpamina. Io non sapevo cosa fosse ma qualcosa che non andava, qualcosa di strano, c’era».

Quale è stato il momento più bello che ha vissuto nell’Inter?
«La prima finale di Coppa dei Campioni con il Real Madrid. Deve sapere che noi non avevamo la tv. Si andava all’osteria e, se consumavi una spuma, potevi vedere la partita. Tutte le finali della coppa prima le giocava o vinceva il Real. Io ero innamorato di Alfredo Di Stefano che tutti dicevano giocasse proprio come papà. Lo adoravo: elegante, tecnico, sempre con la testa alta. Al Prater me lo vidi davanti all’improvviso, mentre aspettavamo di scendere in campo. E restai imbambolato. Per me era un divo della tv. Finché Suarez mi batté sulla spalla e mi disse “Noi scenderemmo in campo, tu resti qui a guardare Alfredo?”. Feci anche un gol, quella sera. In verità non voluto, quasi per caso, ma non fa nulla. Festeggiai in modo plateale, per me inusitato, non la finivo più. Sempre Suarez mi disse “Guarda che se non smetti questi ce ne fanno quattro”».

fonte: m.corrieredellosport.it/
 
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muni79
view post Posted on 7/11/2015, 17:49     +1   -1




 
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muni79
view post Posted on 7/11/2015, 19:14     +1   -1




Dalla nostra pagina Facebook

[...]
Ferruccio Mazzola fece gli esempi circostanziati delle morti premature di Armando Picchi (36 anni, tumore), Carlo Tagnin (67, osteosarcoma), Mauro Bicicli (66, tumore al fegato), Ferdinando Minussi (61, epatite C), tutti giocatori di quella squadra.
Per questo fu ‘scomunicato’ dal mondo del calcio. Sia il fratello Sandro che l’amico Facchetti, entrambi dirigenti dell’Inter, ruppero con lui ogni rapporto e la società nerazzurra lo querelò per diffamazione, chiedendo 3 milioni di euro per danni morali e patrimoniali. Ma il giudice respinse la richiesta dell’Inter e la condannò al pagamento delle spese processuali. Nel frattempo si erano spenti anche Giuseppe Longoni (64 anni, vascolopatia) ed Enea Masiero (75, tumore) tutti passati dalla Grande Inter, e tutti deceduti prematuramente. Come lo stesso Facchetti scomparso per un tumore nel 2006 a soli 64 anni.

Link: www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/07...sistema/585906/

 
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juvesteel 79
view post Posted on 29/4/2016, 12:36     +1   -1




Tutto cio fa schifo e scandalo solo per qualcuno . Facciamoci una domanda . FARSOPOLI cosa era ?
 
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view post Posted on 27/2/2017, 12:46     +1   -1
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Damascelli (Il Giornale): "Mazzola, il doping e le combine come se niente fosse..."


Tony Damascelli commenta le rumorose esternazioni dell'ex interista Sandro Mazzola sulle colonne de Il Giornale: "In un'interessante intervista, a firma dell'eccellente Aldo Cazzullo, pubblicata ieri da Il Corriere della Sera, Sandro Mazzola mette lì, tra il dire e il fare, due o tre cosucce sui favolosi anni Settanta, tra doping e partite combinate. Dunque incominciamo dalle «pastigliette» che, ricorda Mazzola, Helenio Herrera somministrava agli interisti per una migliore prestazione. Gli stessi calciatori sputavano la compressa, sostiene Mazzola, ma il mago, avendo capito l'antifona, scioglieva la pasticca nel caffè. Già Ferruccio, fratello di Sandro, aveva scritto queste memorie acide e velenosissime. Non è finita qui. Passiamo all'argomento corruzione o affini. Mazzola ricorda due episodi, uno legato alla partita con l'Uruguay nel mondiale di Messico '70 e di un accordo per il pari (...). Nel mondiale del '74, il bis (...)" nella gara con la Polonia. "(...) Tutto qui. Pastiglie, combine, inganni. Nessun problema. Roba piccola no? Tutta dimenticata, so' ragazzi, o defunti, o smemorati. O prescritti. Ps. Dimenticavo: Mazzola dice anche che «Moggi è un genio». Questo è il vero scandalo (...)".

TuttoJuve
 
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Zinédine Zidane
view post Posted on 4/5/2017, 09:25     +1   -1




Ma perchè l'Inter ancora non compra gli arbitri?, mi sono perso qualcosa forse.. mmm il "presunto Triplete" scippando la partita di andata-ritorno al Barcellona. Vabbè.. tralasciamo ragazzi, noi abbiamo la nomina (e nonostante i torti stiamo muti e andiamo avanti) e gli altri fanno i fatti da sempre. :D
 
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27 replies since 30/5/2011, 14:16   64154 views
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