Analisi tattica:Juventus 3-3 Lech
Presentazione degli schieramentiSi affrontano il 4-4-2 della Juventus e il 4-1-4-1 dei polacchi del Lech Poznan. Delneri opta per Manninger in porta, Grygera-Legrottaglie-Chiellini-De Ceglie da destra a sinistra a comporre la linea difensiva; gli interni sono Felipe Melo e Sissoko, con Krasic sull’out di destra e Lanzafame sull’out di sinistra; in attacco la coppia Del Piero-Iaquinta. Il Lech Poznan, davanti al portiere Kotorowsky schiera una linea difensiva a quattro con Wojtkowjak e Luis Henriquez come terzini rispettivamente a destra e a sinistra e Arboleda e Djurdjevic come coppia centrale. Il serbo Injac gioca davanti alla difesa; dinanzi a lui giostrano sulle fasce Kikut a destra e Peszko a sinistra; Krivets e Stilic in posizione più centrale di supporto al centravanti Rudnevs.
Sviluppi tattici del matchLa Juventus riparte dalle lacune emerse nella partita contro la Sampdoria. In particolare la linea difensiva prova a rimanere più alta e i terzini tentano di avere un atteggiamento maggiormente aggressivo sul proprio avversario sul lato forte. Un esempio di questo atteggiamento è fornito nelle figure seguenti.
Il terzino destro Wojtkowjak in possesso palla è pressato da Lanzafame e serve l’esterno del lato Kikut, che viene attaccato alto da De Ceglie.
Il disegno tattico del match è caratterizzato dalla superiorità numerica in mezzo al campo del Lech, che, schierando tre centrocampisti centrali (il playmaker Injac e le due mezzali Krivets e Stilic) peraltro molto mobili nelle due mezzali, riesce a prevalere sui due interni Felipe Melo e Sissoko, con gli esterni bianconeri, sempre piuttosto larghi. In fase di non possesso Melo e Sissoko pressano i centrocampisti avversari, ma, una delle due mezzale (spesso quella dal lato debole) riesce quasi sempre a trovarsi libera e spesso alle spalle dei due interni juventini. La fase di recupero palla risente pesantemente di questa inferiorità e della mobilità di Krivets e Stilic. La stessa inferiorità numerica in mezzo al campo incide sulla fase di possesso palla con le due mezzali pronte a giocare su Melo e Sissoko e il mediano Injac libero di sostenere i due centrali e raddoppiare sulle punte. Questo disegno tattico costringe troppo spesso Legrottaglie e Chiellini a giocare sul lungo, preferibilmente addosso alle due punte che raramente riescono a tenere la palla, ingabbiati dai centrali e dal mediano Injac. Oltretutto, il ricorso troppo frequente ai lanci lunghi, quasi mai conquistati dalle punte, che quindi non riescono a dare il tempo alla squadra di salire, inevitabilmente finisce per allungare la squadra, a dispetto delle intenzioni iniziali. Su questo quadro tattico si innestano errori individuali gravissimi, che costano i due gol subiti nel primo tempo. Il primo origina da un calcio d’angolo a favore della Juve e da una situazione tattica che vede Lanzafame andare al cross verso un’area occupata da 9 giocatori del Lech.
Sulla respinta della difesa, nonostante la situazione iniziale, si viene a creare una situazione di 3 contro 2 a favore del Lech in ripartenza, con Felipe Melo che prova a recuperare. Correttamente i due uomini arretrati della Juventus, vanno, uno sul portatore del pallone e l’altro nella zona dell’avversario posto in posizione centrale. Felipe Melo, recuperando, invece di orientare la propria corsa verso il terzo uomo, quello più esterno, recupera verso l’interno.
Lo stesso Melo, solamente quando giunge sulla linea di centrocampo decide di andare su Krivets sull’esterno e cambia repentinamente la direzione della corsa.
Ciò comporta un ritardo nella copertura di Krivets che riceverà la palla e subirà un incommentabile fallo in area di rigore da parte di Felipe Melo.
Nel secondo gol, a squadra schierata, il terzino Luis Henriquez serve la palla in verticale su Stilic che gravita nella zona di Legrottaglie. Legrottaglie prova l’anticipo, ma lo fallisce clamorosamente lasciando campo al giocatore del Lech che riesce con troppa facilità a giungere dentro l’area.
Solo per curiosità, il secondo gol dei polacchi è viziato da un fuorigioco.
I problemi tattici descritti e gli errori si trascinano per tutto il primo tempo, mentre la ripresa si apre con una Juventus che prova ad essere più aggressiva in mezzo al campo, allo scopo di soffocare in partenza la superiorità numerica del Lech. Tale atteggiamento porta a qualche risultato positivo, con Melo e Sissoko che riescono a recuperare qualche pallone in posizione più avanzata. Nelle figure che seguono vediamo una fase di pressione alta da Sissoko.
Un’altra novità è rappresentata dalla posizione di Del Piero in fase di non possesso. Saltata la prima linea del pressing il capitano si abbassa e si pone in verticale con Iaquinta a coprire il mediano Injac.
La maggiore aggressività e la posizione di Del Piero portano la Juventus a una fase di recupero palla più efficace e in posizione più avanzata. La squadra risulta più alta in campo e di questo beneficia anche la manovra offensiva. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, la fase di possesso non riesce a svilupparsi con sufficiente continuità a causa della scarsa precisione nella circolazione della palla e di una dislocazione in campo non ottimale dei due mediani.
Oltretutto continuano gli errori individuali. Ne mostriamo uno dei tanti di Marco Motta. Su un fallo laterale nella metà campo del Lech, Motta prova l’anticipo sull’esterno su Peszko, sbagliandolo e lasciando l’interno del campo all’esterno del Lech che può puntare indisturbato la linea difensiva bianconera.
Da sottolineare che con la sostituzione di Iaquinta con Marchisio la Juventus si struttura con Krasic di punta assieme a Del Piero e Marchisio sulla fascia destra.
COMMENTONon si può immaginare che il processo di crescita di una squadra in formazione segua un andamento lineare; è inevitabilmente soggetto ad alti e bassi. Dopo una prova da me giudicata incoraggiante contro la Samp, tutti aspettavano una prova ancora migliore contro il Lech. E invece, la prova è da valutare negativamente considerando anche il peso specifico del Lech, apparso non elevatissimo. Uno dei maggiori problemi mostrati nella partita di Europa League (problema peraltro già mostrato nei match precedenti) è che la squadra non sembra in grado di gestire il ritmo (quale che esso sia) del match. Nel primo tempo il ritmo della partita è stato in mano al Lech; nel secondo tempo nonostante in qualche maniera la Juventus abbia ripreso in mano il pallino del gioco, i bianconeri non hanno mai dato l’impressione di essere padroni del ritmo partita. Difetto peraltro mostrato, come già detto, in partite precedenti e anche nel buon secondo tempo con la Samp. Sembra quasi che la Juventus possa giocare bene solo correndo e che sia da questo vincolata, subendo, appena i ritmi si abbassano, e non padroneggiando appieno i tempi del match anche quando riesce a farlo.
La coppia di interni Melo-Sissoko ha mostrato limiti evidenti soffrendo sia durante la fase di non possesso palla, dove la somma delle irruenze dei due ha un effetto negativo sull’equilibrio della squadra, sia durante la fase di possesso palla dove lo scaglionamento reciproco dei due è stato spesso inadeguato. Oltretutto la coppia mette in campo un deficit di tecnica e tempi di gioco di cui la manovra non può non risentire. La presenza di almeno uno tra Marchisio ed Aquilani (ineleggibile in Europa League) appare in ogni caso indispensabile. Modestissima la prova di Lanzafame e Motta, insufficiente quella di Iaquinta, la Juventus potrà sopperire ai limiti della rosa solamente con una condizione fisica ottimale, una lettura tattica impeccabile, limitazione al minimo degli errori individuali e soluzioni multiple per ogni ruolo. Speriamo bene.
La nota positiva rimane, ancora una volta, la prova di Krasic, che, al netto di qualche imprecisione (connaturata con la sua maniera di interpretare il ruolo), sembra in grado davvero di cambiare il volto alla fase offensiva della Juventus. Anche ieri il serbo ha superato spesso il proprio uomo, ha dato velocità all’attacco e messo in mezzo parecchi palloni davvero interessanti e di qualità, non ben sfruttati anche a causa di una cattiva occupazione dell’area, in controtendenza a quanto messo in mostra nella partita contro la Samp.
Uccellinodidelpiero.com