[Topic unico] FARSOPOLI: il complotto Moratti, Facchetti, Telecom e Gazzetta dello Sport.

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view post Posted on 23/12/2011, 12:31     +1   -1
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CALCIOPOLI CHOC: rivelazione clamorosa dal Corriere dello Sport che avvalora le testi dei tifosi bianconeri


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Nella giornata di oggi, l'edizione del Corriere dello Sport pubblica una clamorosa intervista a uno degli investigatori (che ha chiesto di rimanere anonimo) che se vera confermerebbe che calciopoli e' farsopoli. Ecco alcuni punti chiave. "Io dico la verità, la maggior parte. Cioè, è una cosa fatta, forzata un po', ci stava la telefonata, però se vai a vedere effettivamente le partite partite veramente truccate, dove l'arbitro è stato veramente coinvolto. Non ci sono. Non c'è la partita dove si dice: adesso li abbiamo beccati. Si era parlato di questo è Lecce-Parma, di De Santis, quella di "mi sono messo in mezzo". E' una spacconeria, quello voleva fare il fenomeno. Secondo me, di veramente importante, che uno deve prendere cinque anni, sei anni, non ci sta niente. Poi magari pensi all'eccessivo modo spavaldo di Moggi che può dare anche fastidio, questo ci può stare, quello è il periodo in cui era prepotente, arrogante. Ma da lì ad arrivare a.... Bisognava dimostrare che c'era un'associazione. Lui, solo lui (Moggi, ndr) fa l'associazione? Così è un'altra cosa. . . E' una questione di prestigio, di carriera". " Mi hanno raccontato di alcune cenette: Auricchio, Arcangioli, Narducci, anche altri personaggi che hanno segnato quel periodo di Calciopoli. In qualche caso, mi sono chiesto che importanza poteva avere andare a mangiare con Narducci. Sono andati a cena a Napoli, di fronte al Vesuvio, a Castel dell'Ovo. . . da Zi' Teresa. E non c'erano solo gli investigatori". "Hanno detto che non c'era nulla di penalmente rilevante, Arcangioli. Disse: basta. E lì è nato lo scontro con Auricchio, arrivarono ai ferri corti. Arcangioli voleva stoppare l'indagine. Erano impegnate quindici, venti persone per questa cosa qua. E l'autista; e quello che deve andare di continuo a Napoli. Non era cosa... In una sezione di sessanta persone, ne levi quindici, le altre fanno tutto il lavoro". "No, non c'e' stato alcun pentito".

Particolarmente interessante la considerazione sulle schede svizzere: "Quando vai ad intercettare una scheda straniera, in questo caso Svizzera, devi chiedere l’autorizzazione. E loro che cosa hanno fatto? L’hanno chiesta ma, nello stesso tempo, hanno già attaccato il telefono. Ma a quel telefono non parlavano. In quindici giorni, questa scheda, non ha fatto niente". La scheda era di Luciano Moggi, non faceva niente, telefono muto. E’ come se tu metti sotto (controllo, ndr) questo telefono (e indica il suo, ndr) e poi questo è spento per un mese. Zero. E quindi questa cosa delle schede è stata un po’ accantonata perché poi l’autorizzazione non te la dava nessuno".

Lo strano caso Manfredi Martino: "Martino Manfredi (ex segretario della Can A-B, ndr). Quando l’abbiamo portato in ufficio era morto, era un cadavere, tremava, aveva paura... Diceva: “io non so niente, non ‘è successo niente, ma quando mai... “. E piangeva sul fatto del posto di lavoro... “come faccio... non posso lavorare più, mi devo sposare...”. Dopo un po’ di tempo, sto Martino un giorno è andato a lavorare in Federcalcio.... quando lui ha cominciato ad essere interrogato. . . . improvvisamente è uscita la storia delle palline. Quella è la cosa che io dico: è lecito e capibile da parte sua, un po’ meno da. . . . Prima non sapeva niente, poi sapeva tutto, sapeva di questo, di quell’altro, di Pairetto, della Fazi...".

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Calciopoli choc: «Tutto quello che non sapete»

Un investigatore rivela: «Troppi buchi nelle intercettazioni, è stata una cosa forzata: non abbiamo mai scoperto una vera partita truccata»

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ROMA - Parla uno degli uomini di Calciopoli. Parla, racconta, descrive pagine di un libro inedito, svelandoci le “sue” verità. L'idea è che le sue rivelazioni non siano solo un sasso nello stagno ma uno stimolo al dibattito. E su queste colonne chi vuole e vorrà rispondere troverà uguale ospitalità. Intanto, il nostro interlocutore parla (ci dice) per liberarsi da un peso, per sperare che la “sua” verità possa diventare verità storica. Un appuntamento mancato nei dintorni di Firenze, l’attesa attorno all’ora di pranzo, un hotel a fare da coreografia. Viene o non viene? No, non verrà, un contrattempo, all’ultimo momento, perché succede così anche nei film che fanno botteghino. Ma è una parentesi, che si chiude qualche giorno dopo, nel cuore di Roma, un ufficio con vista fra la cupola di San Pietro e il Tevere, mentre intorno brillano le luci di Natale. Si comincia che il sereno del cielo sta per farsi azzurro, si finisce che è notte ed il freddo è tornato pungente. Parla, uno degli uomini di Calciopoli. Non uno qualsiasi, però. Ma uno che, in quell’inchiesta, stava dall’altra parte, dalla parte di chi, quelle indagini, le ha fatte. Un investigatore. Ci qualifichiamo, i documenti sul tavolo, non per mancanza di fiducia, ma per garanzia reciproca. Chiede che il suo nome non venga svelato sul giornale. E poi racconta....

Calciopoli, definito il più grande scandalo del calcio mondiale, nasce da quale inchiesta?
«La cosa degli arbitri, l’inchiesta che stava a Napoli. Da lì poi parte un supplemento di indagini, perchè a Torino avevano archiviato e mandato gli atti... Da questo hanno preso spunto e da lì sono partite varie intercettazioni, all'inizio erano due telefoni controllati, telefonino e telefono di casa...»

Da due telefoni a oltre centosettantamila intercettazioni?
«Si allarga il giro con le telefonate: questo conosceva quello, quello conosceva quell'altro e si iniziano a mettere tutti i telefoni sotto controllo. In un momento uscivano venti numeri di telefono nuovi. Parlavano, parlavano... Parlavano di stupidaggini alla fine, niente di che... Fino a quando si è arrivati a Moggi. Anche se, quando senti il sonoro, quello scherza, quell'altro fa il fenomeno...».

Lei ascoltava le telefonate?
«Si, sentivo le intercettazioni»

Quanti eravate?
«Dodici, ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, in via in Selci. Ma non pensate alle bobine di una volta. Ci sono computer, entri con la password...e ognuno seguiva una singola utenza.. Poi alla fine si faceva una riunione, io ho seguito questo, ho seguito quell'altro e si faceva resoconto».

Ci spieghi una cosa: come mai le telefonate che riguardavano l’Inter non sono entrate nell’inchiesta? Eppure il loro tenore non era diverso da quelle che abbiamo letto, dal 2006 ad oggi...
«Noi facevamo i baffetti: dopo ogni telefonata usavamo il verde se le conversazioni erano ininfluenti, l’arancione se c'era qualche cosettina. Col rosso parlavano di calcio (nel senso, cose che potevano interessare all’inchiesta, ndr). Noi facevamo un rapido riassunto, un brogliaccio. Ogni telefonata aveva il suo brogliaccio, nome cognome e di cosa parlavano, se era interessante.. C'era una cartellina con il nome».

Ha mai intercettato una telefonata dell’Inter? Le ha mai sentite? Sapeva che c’erano?
«Che ci stavano sì, ma io personalmente no. Io facevo altro...»

Ma lei ha mai sentito Bergamo, ad esempio, che parlava con Facchetti. O con Moratti.
«Tu non è che fai sempre gli stessi... Se capita che non ci sei, c'è un altro che ascolta».

Una giornata a sentire le intercettazioni, a mettere i baffetti e scrivere i brogliacci. E poi?
«Tutte le sere si facevano le riunioni a fine servizio. Attorno ad un tavolo».

Ha mai avuto la sensazione di “tagli”?
«No. Che poi c'erano Auricchio (il tenente colonnello del Nucleo Investigativo dei Carabinieri, ndr) e Di Laroni (maresciallo capo dei Carabinieri) che decidevano cosa mettere o non mettere nell'informativa è un altro discorso. Ma durante le riunioni no».

Però alcune intercettazioni non sono finite nell’inchiesta, nelle indagini. Un’anomalia?
«C’erano perché ci sono le registrazioni. La cosa un po’ anomala è il server delle intercettazioni. E’ in Procura, a Roma, a Piazzale Clodio. Quando c’era qualche problema, e capitava spesso, telefonavamo a chi era in Procura: “Guarda, la postazione 15 qui non funziona, che è successo?” “Vabbé adesso controllo....”. Dopo un po’ richiamavano da Piazzale Clodio: “Ti ho ridato la linea, vedi un po’”. Andavi a controllare, magari avevi finito alla telefonata 250 e ti ritrovavi alla telefonata 280. E le altre 30? “Me le so perse...”».

Chi contattava il responsabile del server a Piazzale Clodio?
«Non ci parlavamo solo noi, c’era anche il responsabile della sala. Ci parlava Auricchio, ci parlava Di Laroni...».

E’ tecnicamente possibile non intercettare un’utenza sotto controllo per un determinato periodo di tempo?
«Tranquillamente. Tu stacchi il server e la cosa si perde».

Torniamo alle telefonate alle quali avevate messo i baffetti rossi: non sono finite nell’inchiesta.
«Evidentemente non ci dovevano andare, che devo dire.... Non lo so questo. So soltanto che quello che veniva fatto, veniva fatto per costruire. Poi io ti porto il materiale, t’ho portato il mattone ma se tu non ce lo metti, sto mattone..».

Vi hanno detto che l’indagine doveva essere fatta su Moggi, Bergamo, Pairetto, eccetera?
«No, no. Noi eravamo liberi».

Quindi il lavoro di scrematura veniva fatto dopo?
«Sì, nella seconda fase».

Avete mai intercettato le sim estere? Quelle del gestore svizzero, per capirci.
«Quando vai ad intercettare una scheda straniera, in questo caso Svizzera, devi chiedere l’autorizzazione. E loro che cosa hanno fatto? L’hanno chiesta ma, nello stesso tempo, hanno già attaccato il telefono. Ma a quel telefono non parlavano. In quindici giorni, questa scheda, non ha fatto niente».

Di chi era la scheda?
«Di Luciano Moggi»

Non la usava?
«Non faceva niente, telefono muto. E’ come se tu metti sotto (controllo, ndr) questo telefono (e indica il suo, ndr) e poi questo è spento per un mese. Zero. E quindi questa cosa delle schede è stata un po’ accantonata perché poi l’autorizzazione non te la dava nessuno».

Si parlava di anomalie.
«Nel corso di questa indagine sono nate delle cose che inizialmente non c’erano, mentre cose che inizialmente c’erano, non ci stanno più».

Cioè?
«Un esempio di quello che non c’era e si è materializzato nel giro di poco tempo: Martino Manfredi (ex segretario della Can A-B, ndr). Quando l’abbiamo portato in ufficio era morto, era un cadavere, tremava, aveva paura... Diceva: “io non so niente, non ‘è successo niente, ma quando mai... “. E piangeva sul fatto del posto di lavoro... “come faccio... non posso lavorare più, mi devo sposare...”. Dopo un po’ di tempo, sto Martino un giorno è andato a lavorare in Federcalcio.... quando lui ha cominciato ad essere interrogato.... improvvisamente è uscita la storia delle palline. Quella è la cosa che io dico: è lecito e capibile da parte sua, un po’ meno da.... »

Si può definire un pentito?
«Non lo so. Prima non sapeva niente, poi sapeva tutto, sapeva di questo, di quell’altro, di Pairetto, della Fazi...».

Lei ha detto: cose che inizialmente c’erano, non ci stanno più. Cioè?
«La storia dell’intercettazione ambientale a Villa La Massa, vicino Firenze»

E’ il pranzo che secondo l’accusa rappresenta l’architrave del patto per salvare la Fiorentina. Andrea e Diego Della Valle da una parte, Mazzini e Bergamo dall’altra. Bene, e cosa non c’è più?
«Di questo incontro si è saputo nell’arco di 4, 5 giorni, attraverso le intercettazioni. Il servizio era organizzato con telecamera e microfono direzionale. Se la cosa fosse stata fatta in un locale dove c’era gente e avendolo saputo «Scoppiò una lite tra capi: uno voleva chiudere il caso l’altro no e si andò avanti»un po’ prima, si potevano mettere microspie dappertutto. Invece così, in pochissimo tempo, e non a Roma ma a Firenze, era difficoltoso. Con il microfono direzionale, a cinquanta, cento metri, senti quello che uno dice. E lo filmi con la telecamera. Però sta voce non s’è mai sentita.... Io so che l’hanno sentita... Questa cosa è importante perché là io so che non hanno parlato di niente. Questi qui hanno parlato ma non hanno detto niente di.... Magari pensi che Della Valle abbia detto a Mazzini: “Dai, famme vince, mandami quest’arbitro”, che sarebbe stata una cosa penalmente rilevante. Invece, non hanno detto niente. Ci sono le immagini, Diego e Andrea che scendono dal furgoncino, che si sono incontrati con Bergamo. Hanno dato più rilevanza a questo che non facendo sentire l’audio».

Secondo lei, quindi, l’audio c’è?
«Non secondo me. L’audio c’è».

Sicuro?
«Sicuro»

La difesa della Fiorentina, durante il processo, ha puntato proprio sulla presunta esistenza di quest’audio....
«La Fiorentina evidentemente qualcosa ha saputo... E’ come il fatto del “Libro nero” (dell’Espresso, ndr), cioè, sto libro nero da là è uscito, non è un foglio, è tutta l’informativa e qualcuno l’ha data all’Espresso. Quindi i buchi ci stanno. Della Valle qualcosa sa».

Come funziona un’intercettazione ambientale con il microfono direzionale?
«E’ una valigetta, c’è un microfono che somiglia ad una specie di pistola con una parabola. La punti verso il soggetto....Ma da quel giorno non s’è saputo più nulla di questa cosa qua...».

Ricorda altre situazioni poco chiare?
«No, a queste ho sempre pensato. E mi dico: perché uno deve passare i guai, per che cosa? E quell’altro, perché deve andare dentro? Moralmente ti pesa, dopo un po’ ti dici: mamma mia».

Tra quelli che sono stati condannati in primo grado, quali sono quelli che pagano troppo o ingiustamente?
«Io dico la verità, la maggior parte. Cioè, è una cosa fatta, forzata un po’, ci stava la telefonata, però se vai a vedere effettivamente le partite, partite veramente truccate, dove l’arbitro è stato veramente coinvolto. Non ci sono. Non c’è la partita dove si dice: adesso li abbiamo beccati. Si era parlato di questo è Lecce-Parma, di De Santis, quella di “mi sono messo in mezzo”. E’ una spacconeria, quello voleva fare il fenomeno».

Sì, ma sono state condannate tante persone. Lei, invece, parla di spacconate: qualcosa non torna....
«Secondo me, di veramente importante, che uno deve prendere cinque anni, sei anni, non ci sta niente. Poi magari pensi all’eccessivo modo spavaldo di Moggi che può dare anche fastidio, questo ci può stare, quello è il periodo in cui era prepotente, arrogante. Ma da lì ad arrivare a.... Bisognava dimostrare che c’era un’associazione. Lui, solo lui (Moggi, ndr) fa l’associazione? Così è un’altra cosa... E’ una questione di prestigio, di carriera».

Ma l’hanno fatta tutti, la carriera?
«Mica tanto: Auricchio e Arcangioli stanno alle scuole.... non è che so stati proprio premiati....Uno alla scuola Ufficiali, uno alla scuola Allievi...»

Non ricorda niente altro di particolare. Non necessariamente di anomalo. Magari anche solo di curioso.
«Mi hanno raccontato di alcune cenette: Auricchio, Arcangioli, Narducci, anche altri personaggi che hanno segnato quel periodo di Calciopoli. In qualche caso, mi sono chiesto che importanza poteva avere andare a mangiare con Narducci. Sono andati a cena a Napoli, di fronte al Vesuvio, a Castel dell’Ovo... da Zi’ Teresa. E non c’erano solo gli investigatori».

Ha detto che non c’era nulla di penalmente rilevante: c’è stato qualcuno che, ad un certo punto, ha avuto dubbi sul peso dell’indagine, sulla necessità di continuare ad andare avanti?
«Sì, Arcangioli. Disse: basta. E lì è nato lo scontro con Auricchio, arrivarono ai ferri corti».

Quindi voleva stoppare l’indagine perché debole?
«Sì, Arcangioli sì. Erano impegnate quindici, venti persone per questa cosa qua. E l’autista; e quello che deve andare di continuo a Napoli. Non era cosa... In una sezione di sessanta persone, ne levi quindici, le altre fanno tutto il lavoro».

Qualche pentito c’è stato?
«No».

In via in Selci (è la sede del Nucleo Investigativo dei Carabinieri), dove si sono svolti gli interrogatori, sarebbero successe due cose: una che Moggi si mise a piangere e l’altra che l’ex arbitro Paparesta accusò un malore: verità o leggenda?
«Non è vero».

Edmondo Pinna

corrieredellosport.
 
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ilFigliodellaJuve
view post Posted on 23/12/2011, 20:02     +1   -1




Ragazzi questa intervista è il segno che niente è ancora finito... Si lotta fino alla morte!!!
 
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view post Posted on 23/12/2011, 20:10     +1   -1
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Lo 007 pentito: «Calciopoli, quanta roba sparita...»


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«Sono tante le intercettazioni sparite». A confidarlo non è uno qualunque. È uno degli investigatori di Calciopoli in un'intervista riportata da alcuni giornali di oggi e che dà ragione ai mesi di inchieste e scoperte di Tuttosport. Ma le rivelazioni non si fermano qui. Anzi. «Le telefonate? Se vai a vedere le partite truccate davvero, dove l’arbitro è stato preso in flagrante, non ci sono. Non c’è la partita dove dici: li abbiamo beccati».

MARTINO MANFREDI - Come se non fosse abbastanza continua: «Nel corso di questa indagine sono nate delle cose che inizialmente non c’erano, mentre cose che inizialmente c’erano, non ci stanno più. Un esempio di quello che non c’era e si è materializzato nel giro di poco tempo: Martino Manfredi (ex segretario della Can A-B, ndr). Quando l’abbiamo portato in ufficio era un cadavere, tremava, piangeva per il posto di lavoro: ‘non so niente, non è successo niente, ma quando mai... come faccio? mi devo sposare e perdo il posto’. Dopo un po’ di tempo questo Martino va a lavorare in Figc e, quando inizia ad essere interrogato, esce la storia delle palline (i sorteggi, ndr.) ... Un pentito? Non lo so, però prima non sapeva niente, poi sapeva tutto: di questo, di quello, di Pairetto, della Fazi...».

DELLA VALLE-BERGAMO - Si passa poi al famoso incontro tra i Della Valle, Bergamo e Mazzini che, secondo l'accusa, rappresentava un momento chiave del patto per salvare la Fiorentina: «Hanno dato rilevanza ai Della Valle che si sono incontrati con Bergamo ma non hanno fatto sentire l'audio. E l'audio c'è, sono sicuro. Non hanno parlato di niente». E in udienza i legali di Della Valle avevano attaccato i pm sulla sparizione dell'audio.

BAFFETTI ROSSI - Concludiamo con la storia dei "baffetti". Erano verdi se gli investigatori ritenevano le conversazioni intercettate ininfluenti, arancioni se c'era qualcosa di interessante, rossi se parlavano di calcio ed erano ritenute rilevanti. Alcuni "baffetti rossi" non sono finiti nell'inchiesta: «Evidentemente non ci dovevano andare, che devo dire. So soltanto che quello che veniva fatto, veniva fatto per costruire. Poi io ti porto il materiale, t’ho portato il mattone ma se tu non ce lo metti, questo mattone...». Proprio quello che lo scorso 26 luglio Tuttosport rivelò aprendo un'altra voragione in un'indagine portata avanti in modo assai approssimativo. Anche se i sospetti e le circostanze incredibili del Carabiniere pentito sono tantissime e confermano tutti i dubbi emersi nel dibattimento napoletano. Compresi i contrasti tra gli altri inquirenti e i dubbi legati al funzionamento a targhe alterne del server d'intercettazione.

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view post Posted on 24/12/2011, 01:12     +1   -1
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Moggi: «Per Auricchio il 2012 sarà molto difficile»


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Calciopoli non si chiude nel 2011. Ne è sicuro Luciano Moggi. L'ex dg bianconero esprime le sue previsioni ai microfoni di Radio Manà Manà Sport 24. “Questa nuova intercettazione - dice Moggi - dimostra come le indagini siano state fatte a senso unico. Auricchio avrà un 2012 molto difficile, faremo un esposto. L’ammissione sulle schede svizzera è clamorosa”.

PREVISIONE - “Sarà un 2012 molto difficile per il colonnello Auricchio - continua - perché oltre i Delle Valle ci sarà un mio esposto. Questa intercettazione dimostra come Auricchio abbia fatto indagini e senso unico. Il contenuto di quell’intervista non mi sorprende per nulla. Il tempo è galantuomo, ora c’è una presa di coscienza più grande. L’ammissione sulle schede svizzera è clamorosa, io le ho sempre usate per parlare di mercato mai per parlare di arbitri".

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SwifferMW
view post Posted on 24/12/2011, 09:55     +1   -1




Che dire... continuiamo a sperare, sperando che non sia l'ennesimo buco nell'acqua per non dire presa per il culo!
 
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Amper_95
view post Posted on 24/12/2011, 11:44     +1   -1




Ormai non ci credo più
 
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muni79
TOPIC_ICON7  view post Posted on 29/12/2011, 10:05     -1   +1   -1




TASTIERA VELENOSA: CLAMOROSO, DA OGGI LE CHIACCHIERE NON SONO NOTIZIE


La parole di ieri del presidente della federazione su alcune bizzarre telefonate sul caso scommessopoli ci hanno fatto sobbalzare dalla sedia: "Le chiacchiere non sono notizie. Il primo pensiero è stato di forte rammarico per soggetti chiamati in causa da intercettazioni, non è giusto. Bisogna stare attenti a salvaguardre l'immagine e il prestigio che alcune persone si sono costruite nel corso degli anni".

Le parole di Abete sono giustissime e sono quello che in molti pensano, soprattutto quando qualcuno cerca di infangare il buon nome di una persona tirandolo in mezzo in fatti che non esistono. Tuttavia, le parole di Abete costituiscono una colpevole ammissione di mancato intervento su situazioni analoghe uscite in anni precedenti. Alla luce dei fatti attuali, quanto emerse nel 2006 assume ancora maggior gravità, perchè anche allora uscirono fuori telefonate che alla luce di certi fatti sono "chiacchere e non notizie". Quelle di allora erano chiacchere proprio come queste e come tali andavano considerate. Ci stupisce ancora una volta questa duplice velocità, questo doppiopesismo nel valutare fatti e situazioni. Anche allora "bisognava stare attenti nel salvaguardare l'immagine e il prestigio che alcune persone si sono costruite nel corso degli anni". La domanda è perchè allora non è stato fatto? Purtroppo ci accorgiamo con cinque anni di ritardo che le chiacchere non sono notizie. Per "le chiacchere" la Juventus ha pagato con due scudetti e 440 milioni di danni...

fonte: Tuttojuve
 
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view post Posted on 29/12/2011, 11:41     +1   -1

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Che luridi pezzi di m****
 
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view post Posted on 29/12/2011, 15:03     +1   -1

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Anch'io non ci credo più però è da notare anche che se tanti cominciano a fare gli esposti come Moggi, Della Valle e ora Pieri e credo se ne aggiungeranno altri prima o poi una ce la farà a passare e dopo voglio vedere il casino che viene fuori
 
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view post Posted on 29/12/2011, 15:13     +1   -1
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Telefonate scomparse, Pieri deposita esposto-denuncia


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Un esposto-denuncia è stato depositato da Tiziano Pieri alla Procura della Repubblica di Roma sul metodo delle indagini nel processo di Calciopoli. Lo annuncia all'ANSA l'ex arbitro, condannato nel 2009 a due anni e quattro mesi di reclusione dal tribunale di Napoli. "Sono migliaia le telefonate scomparse e ritrovate - commenta Pieri -, ritenute frettolosamente irrilevanti dagli inquirenti, ma sicuramente determinanti per la ovvia potenziale decisivitàdi ricaduta rispetto all'esito del processo".

LE VERIFICHE - "Per le multiple anomalie del tutto inspiegabili" l'ex arbitro internazionale (che fu anche condannato a un anno e sei mesi di inibizione dalla Disciplinare della Figc ed è stato dismesso dagli organi tecnici dell'Aia nel luglio del 2008) chiede "che l'Autorità Giudiziaria competente accerti quali furono i metodi utilizzati che condussero al paradossale stato di cose, verificando le eventuali condotte penalmente rilevanti relative all'attività di indagine espletata nel procedimento di cui sopra". "Ciò non toglie - conclude Pieri nella sua dichiarazione all'ANSA - il mio sentimento di profonda fiducia nell'operato della Magistratura e per questo motivo mi batterò in tutte le sedi di Giustizia perchè sia riconosciuta nel merito la mia totale estraneità ai fatti".

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view post Posted on 13/1/2012, 13:43     +1   -1

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Tutto tace qui?
 
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AlphaMale85
view post Posted on 13/1/2012, 13:47     +1   -1




tutto inutile....con il tempo tutto verrà insabbiato..... con buona pace di tutte le parti chiamate in causa (tranne Moggi ovviamente ma è solo lui).
 
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SwifferMW
view post Posted on 13/1/2012, 14:24     +1   -1




E' finita, si ritornerà a parlare di questa vicenda qualora dovessimo vincere lo scudo e ci volessimo cucire la 3 stella!
 
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TerryTerry
view post Posted on 14/1/2012, 00:21     +1   -1




Questa storia non avra' mai fine...
 
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