Petrucci sul 'tavolo': «Lo rifaremo»
«Noi ringraziamo il governo perchè ci finanzia e ci dà certezze, la lega e la società pensino alle riforme, fare polemiche con me non serve a niente». Il presidente del Coni Gianni Petrucci, in una lunga intervista a Sky Sport 24, torna su un argomento che gli sta molto a cuore e che finora sembra non aver trovato terreno fertile. «Io ho il diritto-dovere di intervenire come e quando voglio - sottolinea Petrucci -, non per arroganza ma per legge. Il mio dovere è di vigilare sulla federazione e la federazione deve farlo sulla lega. Le polemiche che fanno su di me mi lasciano sereno. Comunque non è possibile che i lodi arbitrali che fanno parte del contratto collettivo non siano stati ancora firmati, non basta prendere atto, bisogna anche rispondere».
Ma perchè i presidenti non si mettono mai d'accordo? «Non lo so, è un mistero - risponde Petrucci -. Da quanti anni si dice che ci sono troppe società in serie A e nel calcio professionistico in generale. per me non ci vuole tanto, una riforma non si può fare da un anno all'altro, ma programmarla sì. Se non ci si riunisce e non si fanno dei progetti, il calcio non va avanti e noi non siamo contenti. il calcio ci ha dato tanto, è in tutto lo sport italiano la disciplina che ha vinto più campionati del mondo. Certamente però quella delle scommesse non è una bella pagina dello sport italiano».
Secondo Petrucci, nel calcio di oggi «mancano il rapporto umano ed il rispetto delle istituzioni. Oggi quando si viene colpiti si dice 'ce l'hanno con me', ma quando uno viene condannato le leggi bisogno rispettarle. Abete è uno leale e composto che fa rispettare le regole senza sbraitare. Sono contro il calcio quelli che pensano che insultando le istituzioni le difendono». Petrucci è pentito di aver istituito il tavolo della pace? Lo considera un fallimento? «No, sono soddisfatto - risponde il presidente del Coni -, perchè anche se non si è raggiunto il risultato finale, si sono incontrati presidenti che non lo facevano da quattro-cinque anni e si sono stretti la mano, dopo aver parlato cinque ore. E il giorno dopo persone come Diego Della Valle mi hanno chiamato per dirmi di andare avanti. Anche altri mi hanno chiamato». «Se i tempi matureranno - sottolinea Petrucci -, ci incontreremo di nuovo. Il tavolo della pace non è stato un fallimento, i rapporti sono migliorati e serve anche questo. Non sono affatto pentito, lo rifarei».
«La preparazione olimpica va avanti normalmente, diciamo bene, ma sono preoccupato perchè quest'anno siamo andati troppo bene. Non so se nell'anno pre-olimpico questo sia un vantaggio». Il presidente del Coni Gianni Petrucci, dirigente numero uno dello sport italiano, approfitta della sua lunga intervista con Sky Sport 24 per fare il punto in chiave Londra 2012. «Siamo fra le prime otto-nove nazioni al mondo - sottolinea Petrucci - e questo un po' mi preoccupa perchè ora tutti si aspettano dall'Italia molti piazzamenti. Invece saranno le Olimpiadi più difficili della storia, oltre che una manifestazione organizzata benissimo».
Qual è l'obiettivo di Petrucci? Quante medaglie può vincere l'Italia? «Io mi aspetto di essere tra le prime dieci nazioni del mondo - risponde - ma andrebbe bene anche l'undicesimo posto. La realtà è che dobbiamo fare bella figura, come risultato sportivo e come immagine, di una nazione seria, corretta e che sta lavorando seriamente contro il doping». «Ma non faccio numeri - precisa -, perchè non vorrei sbagliare. L'importante è prepararsi al meglio, grazie anche a tanti bravi tecnici che abbiamo e che sono tra i migliori del mondo. È un vanto della nostra organizzazione: spesso tante nazionali di vari sport hanno dei tecnici italiani». Da Londra 2012 Petrucci si aspetta qualcosa di diverso, o gli atleti italiani che andranno sul podio saranno quelli delle solite discipline, come scherma, nuoto e tiro a volo? «Di discipline ne sono cresciute tante - risponde il presidente del comitato olimpico -, anche l'atletica che molti pensano non possa portare medaglie io dico che ci potrebbe riservare sorprese. E ne vorrei una anche dal tennis, ci spero molto perchè il tennis italiano ha lavorato bene. Poi ci sono le classiche discipline, ma penso che anche le altre nazioni hanno fatto dei progressi e quindi ritorno con i piedi per terra».
Come procede il lavoro per la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020? «Stiamo lavorando bene, la squadra capitanata da Pescante e dal dottor Letta sta facendo un ottimo lavoro - risponde Petrucci -. In marzo a Mosca ci sarà il primo 'controllò delle città candidate e siamo al passo con i tempi. Intanto a gennaio ci sarà la presentazione ufficiale del progetto alle massime cariche dello Stato. Diciamo che siamo a buon punto, anche perchè il 70% degli impianti a Roma già ci sono. E poi c'è armonia non solo con il sindaco, ma anche con i presidenti di Regione e Provincia».
Petrucci ha perdonato Federica Pellegrini che ha detto di non voler fare la portabandiera nella cerimonia d'apertura? «Io non avevo mai parlato di questo argomento con lei - risponde - e farlo è stata una sua iniziativa. Comunque non l'ho perdonata, perchè non l'avevo messa sotto accusa. Quando ci siamo visti ad un evento ai Canottieri Aniene l'ho abbracciata. La Pellegrini è un fenomeno che Dio ci ha dato e ce la teniamo stretta». Infine un pensiero su un campione che non c'è più, e si è fatto amare in uno sport che non fa parte del programma olimpico: «Anche in questi giorni ho pensato a Marco Simoncelli - dice Petrucci -: era il ragazzo che tutte le famiglie sognano di avere come figlio».
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