Abete risponde alla Juve: «Abbiamo ragione noi»Al Gr1: «In Figc non ci sono figli e figliastri, ma sullo Scudetto 2006 competenza è dire quel che si può o non può fare. Juventini fondamentali per la Nazionale, da sempre»ROMA - Abete prende la parola a “Radio anch’io – Lo Sport” e lo fa indossando i panni del presidente picconatore. Contro la Juve e chi, come Tuttosport, ha condotto in questi anni una battaglia per evidenziare quanto di sbagliato il sistema delle regole della Figc abbia prodotto. A partire dalla decisione di non rimozione forzata dello scudetto 2006, dopo la relazione di Palazzi. Ad Abete piace la Juventus di Conte che consegna l’ossatura della Nazionale di Prandelli (e vista la situazione politico-istituzionale del calcio è la migliore rendita di posizione Figc del momento), ma vive con fastidio sempre più evidente tutto il resto, forte della sentenza di Napoli e del pronunciamento del Tnas sulla questione della competenza a decidere sullo scudetto 2006. Apprezza il tavolo di Agnelli, non i contenuti che proprio quel presidente Agnelli che incontrò in Figc coi dg Valentini e Marotta nel 2010, un Agnelli che in fondo non faceva che citare all’infinito la frase di Abete «l’etica non va in prescrizione», dimenticando che l’etica no, ma gli scudetti sì. Ma non era alla riscoperta etica dell’appartenenza al sistema sportivo che si riferiva Petrucci nella sua invettiva contro gli avvocati dal cavillo facile ormai padroni del calcio? Quei cavilli piacciono a targhe alterne e sono tutela contro l’arbitrarietà e la giustizia sommaria a volte sì, a volte no. A “Radio anch’io” parlano anche due tifosi juventini e gli attacchi sono diretti. La risposta è tetragona: a chi chiede cosa sia giusto, risponde cosa è previsto. Con la contraddizione di appoggiarsi alla diversità della giustizia sportiva da quella penale sempre a targhe alterne: nel 2006 sì al lavoro degli inquirenti di Napoli, ma solo sulla selezione delle intercettazioni fatta dai pm, no a chi diceva che telefonavano tutti, come emerso nel 2010. Per non parlare del modus operandi degli uffici inquirenti federali sulla vicenda Telecom, quando nel 2006 deflagrava per tutti ma non per la Figc o non fino in fondo.
CONDANNATI CALCIOPOLI - In ogni caso il tema di polemica di queste ore è la sospensione dei condannati di Calciopoli, che la Lega vuole rimuovere modificando l’articolo 22 bis della Noif per Lotito, Foti, Andrea Della Valle e Mencucci aprendo la crisi all’interno della Confindustria del calcio, con lo strappo di Paolillo e dell’Inter. «Ha il fiato corto chi pensa che l’unico soggetto da convincere sia la federazione – dice Abete -, c’è il sistema di regole del Coni e quello degli organismi internazionali da tenere in considerazione. Vediamo il contenuto delle regole, poi vedremo l’effetto del cambiamento delle regole: ma attenzione l’ordinamento sportivo è diverso da quello penale. E questo vale anche per gli esiti del tribunale di Napoli su Calciopoli: ci sono eventi che meritano sanzioni a livello sportivo ma non a livello penale e viceversa. L’articolo 22 bis comporta una semplice presa d’atto, non c’è neanche la delibera per la sospensione. La Federazione non ha preso alcuna decisione, ne discuteremo in consiglio che è titolare di valutare: se la norma sarà modificata, poi toccherà al Coni vigilare e vagliare».
DOPING AVVOCATIZIO - Sul doping avvocatizio, slogan legato al j’accuse del Coni contro corse e ricorsi ai tribunali: «In ogni caso Petrucci aveva ragione, pensate al caso Sion: se in ognuna delle 53 nazioni affiliate si facesse allo stesso modo per cui una controversia finisce in aula di giustizia, il calcio continentale finirebbe. La logica che si tratta di ordinamenti autonomi deve passare: io l’ho detto prima del pronunciamento dei giudici di Napoli. Le decisioni del Tnas e il tribunale di Napoli hanno detto, al di là dei giochi di parole che la vera competenza è dire quello che si può fare o no, la vera incompetenza è dire quello che non si può fare».
PALAZZI, NESSUN RITARDO - Un ascoltatore afferma: «E’ anomalo quello scudetto 2006: una squadra che ha pagato a livello di titoli e di danni, un’altra se n’è avvantaggiata con un presidente (si riferiva a Moratti, ndr) che spadroneggia, nonostante la relazione di Palazzi rimasta lettera morta per la prescrizione». Abete risponde. «Non mi sottraggo, ma in Federazione non spadroneggia nessuno. Il fortino federale è ben difeso, se pure fosse da espugnare, perché ci sono regole e comportamenti. Ma non è un fortino: siamo tra la gente e non stretti dentro le mura. Non abbiamo la sensazione di essere chiusi per le preoccupazioni del nostro agire. Siamo trasparenti: in Figc padroneggiano le regole, ma sbaglia di brutto l’ascoltatore quando parla di sentenza di Palazzi semmai fa un atto d’accusa, e lo ricordo per il processo di Napoli e per questo caso, ci sono tre gradi di giudizio. Devo ricordare che l’esposto della Juve del 1 aprile 2010 (era del 10 maggio, il 1 aprile Palazzi aprì il fascicolo sulle rivelazioni di Tuttosport, ndr) era successivo, come ricordava Palazzi, alla prescrizione per quei fatti scattata il 30 giugno 2007 per i club e il 30 giugno 2009 per i tesserati. Palazzi ha rispettato una legge dello Stato (usando solo le trascrizioni del Tribunale, ndr): non c’è stato nessun ritardo sul lavoro legato all’esposto juventino. Era già intervenuta la prescrizione. E chi scrive lo dica chiaramente».
RISPETTO REGOLE - Un altro ascoltatore, semplicemente, non riconosce- nel senso del ruolo - l’interlocutore Abete. «Avete commesso un’ingiustizia storica con questa storia di Calciopoli e ora vi lamentate di questa polemica continua? Lei non è il mio presidente è un cosiddetto presidente. Non a caso parlate sempre di fortino e lo fate voi». Abete replica: «Io devo rispettare le regole e la prescrizione esiste in tutti gli ordinamenti di giustizia democratici. La giustizia sommaria non è giustizia. Capisco la spinta di tifosi, ma io rimango alla sentenza di Napoli e alla scelta operata dal Tnas e sono di una chiarezza assoluta».
IL TAVOLO SI FARA' - Abete poi parla dell’iniziativa del tavolo proposto da Agnelli: «Quella di Agnelli è un’ottima iniziativa ed è attuabile. Il tavolo ha ricevuto il plauso di Petrucci e si farà, sarà l’occasione per fare chiarezza e nel rispetto degli organismi esistenti. La Figc non ha figli e figliastri». Qualcuno ricorda che la Juve è l’azionista di maggioranza della Nazionale. Il giornalista Italo Cucci è tagliente con la dirigenza bianconera quando ricorda che «questo dei giocatori alla Nazionale è l’apporto più positivo della Juve al calcio italiano». ‘sta Calciopoli dà fastidio a tanti… Il presidente federale, però, risponde: «L’apporto dei giocatori della Juve è fondamentale, ma è sempre stato fondamentale. E’ la squadra che ha dato da sempre più giocatori all’azzurro. E’ un rapporto fisiologico e anche dalla Nazionale anche i giocatori traggono cose importanti : forza e convinzione, opportunità di crescita internazionale. Il tutto in un momento in cui vediamo che in A più del 51 per cento del minutaggio è per gli stranieri, la Juve è in controtendenza».
SCUDETTO CONSEGUENZA GIUSTA - L’ultima domanda la fa l’ex designatore Casarin: «Calciopoli è andata troppo avanti, va chiusa una storia pesantissima per il calcio italiano». «Non posso dirlo io – risponde Abete -, se lo dicessi sarebbe un’opinione legata ad un’utilità connessa al mio ruolo. Io Calciopoli l’ho subita due volte, prima e dopo: non ero prima del 2006 tra i principali soggetti individuati come potenti del calcio, basta leggere le intercettazioni per capire come la pensavano i principali soggetti su di me (anche Moratti, a dire il vero, ndr). E l’ho subita dopo per le conseguenze che ci stiamo portando dietro. I presidenti sono legittimati a fare le loro battaglie di opinione, io devo far rispettare le regole che ci sono. E al di là dei giri di valzer delle opinioni, i fatti ci danno ragione: ci dicono che la decisione del luglio è di grande competenza. L’iter scelto era giusto, lo scudetto è la conseguenza di uno scorrimento di classifica e di sentenze della giustizia sportiva. Legittime le battaglie dei presidenti, ma la Figc articolerà le sue posizioni contando di avere successo come capitato finora».
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