Calciopoli: Palazzi, botte anche al Milan
E’ l’altra Calciopoli. Quella che non vi hanno raccontato nel 2006, quella in cui c’era l’Inter che vince lo scudetto degli onesti, ma anche il Milan, sanzionato con un buffetto rispetto a quanto avrebbe voluto anche allora Palazzi, e poi una serie di altre squadre come il Chievo, il Palermo, l’Udinese e pure il Brescia, club che nel processo di Napoli ha chiesto danni alla Juventus per circa 35 milioni di euro.
LA PURGA - E’ la Calciopoli delle telefonate purgate dagli inquirenti e riscoperte dalla difesa di Luciano Mogginel processo di Napoli. E’ la Calciopoli che se fosse stata scoperta in tempo avrebbe prodotto altre sentenze, perché nessuno può immaginare un processo che manda in B Juventus, Milan e Inter, come si può leggere fra le righe della durissima relazione di Palazzi.
L’IDEA - E’ la Calciopoli che, per il momento, non avrà conseguenze salvo la probabile revoca dello scudetto 2006 assegnato a tavolino all’Inter. Il resto è prescritto, ma anche scritto, nero su bianco perché tutti possano farsi un’idea più vicina alla realtà e alla verità di quello che è stato il più grande scandalo del calcio italiano e per il quale ha pagato seriamente solamente la Juventus.
NE BIS IN IDEM - E’ la Calciopoli nella quale i comportamentio del Milan vengono giudicati da Palazzi in modo grave. « Meani svolgeva un’opera di interferenza ed influenza sulle designazioni delle terne alle quali affidare le gare in cui risultava impegnato il Milan in particolare con riferimento alla designazione degli assistenti di gara». E ancora l’intervento del Meani era diretto ad incidere sulla stessa griglia dalla quale estrarre successivamente il nominativo del direttore di gara». Né più, né meno le accuse fatte a Moggi. Naturalmente è tutto prescritto, anzi in certi casi già giudicato, perché alcune telefonate di Meani erano già note nel 2006 e Meani fu condannato, così come il Milan che però non perse nemmeno la qualificazione in Champions League (che poi vinse). Troppo poco per Palazzi che nella sua relazione fa notare come i comportamenti di Meani erano da articolo 6, ovvero illecito sportivo, la più grave delle violazioni. E le nuove telefonate di Meani (che quanto a traffico telefonico rivaleggia con Luciano Moggi) supportano l’idea di Palazzi. C’è la famosa chiamata in cui dice a Bergamo: «A Trefoloni fagli un bel discorsetto perché sennò gli tagliamo la testa noi». Oppure quella con Rosetti al quale chiede di ammonire (e quindi far squalificare) un paio di giocatori del Siena, prossimo avversario del Milan. Quella con la quale chiede a Manfredi Martino di avere Ambrosino. Insomma, c’è la compilation nota a chi ha seguito le vicende di Calciopoli negli ultimi mesi e che per Palazzi potevano anche portare il Milan in B, considerata la fitta rete di rapporti e il fatto che Meani avesse un rapporto diretto con gli arbitri con i quali parlava più di tutti. Il Milan all’epoca se la cavò perché Meani non aveva un ruolo dirigenziale (ma era “solo” l’addetto agli arbitri).
ILLEGALE - Ora Meani se la può cavare a Napoli perché in realtà non c’erano ragioni per intercettarlo. Come ha spiegato ieri nell’aula 216 di Napoli, dove si è svolta un’altra udienza del processo penale di Calciopoli, l’avvocato del milanista Edda Gandossi: «La domanda che mi faccio è: perché Meani è qui? È perchè è stato intercettato? Meani non era iscritto nel registro degli indagati e il fatto che il telefono possa essere ritenuto utile intercettarlo, non è vero, in quanto solo dopo un paio di mesi dall’inizio delle intercettazioni ci sono state due o tre telefonate per le quali egli si trova qui. Quale era il suo profilo indiziario al momento in cui si comincia ad intercettarlo? Che motivo c’era? Quali elementi potevano esserci in marzo per ritenere che Meani potesse essere vicino all’associazione? ». Insomma, senza un’accusa di associazione a delinquere non si può intercettare: difficile che Meani possa essere condannato.
TUTTOSPORT.COMCalciopoli, parla Penta: «Nascosero le telefonate»
Nicola Penta è l’uomo delle telefonate, colui per il quale un buon numero di tifosi della Juventus vorrebbe si istituisse la 51ª stella nel nuovo stadio, considerato il fatto che i servigi resi alla causa bianconera sono del tutto paragonabili a quelli di un giocatore. Senza il suo paziente lavoro di ascolto, infatti, le telefonate che da un anno e mezzo a questa parte hanno gettato una nuova luce su Calciopoli, mostrando un nuovo scenario, nuove responsabilità, aiutando a smontare l’accusa di associazione a delinquere in sede penale e innescando l’indagine di Palazzi. Senza il suo lavoro, oggi, tutti sarebbero ancora convinti che l’unico a parlare con i designatori fosse Luciano Moggi. E invece...
Nicola Penta, era così difficile trovare le telefonate delle altre società?
«Certo che era difficile. E il problema sta nelle indagini e nel modo con cui sono state condotte dal colonnello Auricchio e dai suoi uomini che non hanno prodotto in modo preciso i brogliacci. Un modo per complicare molto il lavoro alle difese e avvalorare le loro tesi».
Perché queste telefonate sono emerse solamente nell’aprile del 2010?
«Perché noi abbiamo avuto l’hard disk con il corpus completo delle telefonate nel gennaio del 2009, ma all’inizio non ci diedero la chiave per decrittare la lista dei brogliacci, così io dovevo ascoltare le telefonate in modo casuale: una assurdità! Poi, dopo un anno di richieste, finalmente abbiamo avuto la password per i brogliacci e questo solo per avere la brutta sorpresa che i brogliacci erano inesatti o inesistenti: una mostruosità giuridica. A quel punto con un software preparato dal perito informatico Porta abbiamo incrociato i numeri di telefono e abbiamo potuto procedere un po’ più velocemente».
Non abbastanza per la prescrizione...
«E’ stato un lavoro allucinante e lungo, perché ogni telefonata - ne ho ascoltate almeno 25.000 - deve essere trascritta, ma non solo, bisogna capirne la rilevanza contestualizzandola con gli eventi sportiva. In pratica quello che dovevano fare gli inquirenti e non hanno mai fatto».
Solo distrazione?
«Non posso crederci. Troppo scientifico è il metodo con cui sono state selezionate le telefonate. Si volevano colpire solo alcune persone. C’era un disegno. E non si può denunciare gli inquirenti: gli eventuali reati sono prescritti».
C’è ancora qualcosa di interessante o tutto è emerso ormai?
«C’è ancora molto... L’altra sera ho scoperto una telefonata di Meani nella quale chiama De Santis il giorno prima di Fiorentina-Milan e gli intima di non ammonire Nesta che era diffidato in modo che il difensore non salti Milan-Juve della settimana dopo. E qualche chiamata di Collina poi...».
TUTTOSPORT.COMQuesta è l' Italia e questa è l' Inter, che schifo!!!!!!!!!!!!!