Calciopoli. Il punto della situazione tra ricusazioni, rinvii, radiazioni e auspiciQuella che si è consumata giovedì mattina tra i salotti (vedere la foto) di una sala congressi dell’Hotel Parco dei Principi di Roma (lo stesso dell’estate del 2006) altro non è stata che la continuazione di una serie di comportamenti apparentemente senza ratio giuridica alcuna e che ormai si susseguono da cinque anni a questa parte quando ad essere giudicati sono Luciano Moggi e i suoi presunti associati.
LA COMMISSIONE SI AUTOLEGITTIMA – Come altrimenti si potrebbe definire il respingimento da parte della Commissione Disciplinare Nazionale della richiesta di rinviare l’udienza in attesa del pronunciamento sulla legittimità dello stesso procedimento da parte dell’Alta Corte del CONI? La difesa Mazzini aveva infatti nei giorni scorsi sollevato una questione di legittimità ed era già stata fissata un’ordinanza istruttoria per acquisire informazioni e documenti per il giorno 23 maggio ma, nonostante ciò, il collegio giudicante non ha ritenuto di dover fare un passo indietro aspettandone il giudizio. Insomma riassumendo la FIGC crea un processo dal nulla per radiare questi soggetti, i difensori sostengono sia illegittimo e che non si potrebbe celebrare, chiedono ad un organo superiore alla FIGC di esprimere un parere sul processo stesso, viene fissata un’udienza a solamente quattro giorni dall’inizio previsto del processo contestato e cosa fa la corte giudicante? Invece di fermarsi (come normale) decide di tirare dritto per la propria strada, nonostante il rischio concreto che il tutto possa venire riazzerato solo poche ore dopo da un organo competente a farlo. Per inquadrare il gesto credo non esista esempio migliore di quello proposto dal prof. Paco D’Onofrio, difensore di Moggi, intervenuto telefonicamente nella trasmissione “Il Bianco e il Nero” condotta dagli amici Angelini e Zampini: «E’ come se il giudice di pace di un paesino sperduto dicesse che si disinteressa totalmente dell’eventuale giudizio della Corte Costituzionale perché siccome lui è autonomo risponde solo a se stesso». Pare incredibile, ma così è successo. E non se l’aspettava nessuno: molti difensori erano assenti, alcuni dei presenti erano impreparati pensando al rinvio, dato da tutti per scontato, si credeva davvero ad una tappa tecnica molto breve. Era tanto scontato, per capirci, che persino il gazzettaro Ruggiero Palombo, in un articolo di qualche giorno fa, lo dava per certo. E invece è successo l’inaspettabile. Attendere il giudizio di un organo superiore quale è il CONI rispetto alla FIGC è del tutto irrilevante: questo ci è stato spiegato, in pillole, e si commenta da solo.
DUE LINEE DI DIFESA OPPOSTE – I due terzi della famosa Triade, una volta tanto affiatati, dal 2006 hanno scelto strade completamente differenti per difendersi dal processo penale in corso a Napoli. Stessa cosa è successa per il mini-processo “con andata e ritorno” istituito (legittimamente? illegittimamente? vedi sopra) dalla FIGC. Luciano Moggi, infatti, assieme ai suoi legali, ha deciso di difendersi nel merito sul presupposto di essere innocente. Ha perciò respinto le accuse, non ha (mai) accettato i provvedimenti disciplinari a suo carico e, volendo semplificare, ha deciso di vendere cara la pelle e dare battaglia fino all’ultimo. Antonio Giraudo si è invece limitato, tramite i propri avvocati, a ribadire il proprio estraniamento non solo giuridico rispetto al Moggi stesso (differenza di comportamenti, non uso di sim svizzere, ecc) ma anche professionale: si è puntato tutto sul fatto che ormai la carriera sportiva si sia interrotta nel 2006 e che Giraudo oggi faccia altro, addirittura vivendo all’estero con la famiglia. Non ci sarebbe insomma più il pericolo di un ritorno nel mondo federale. Una linea di difesa, la sua, che ha fatto e farà discutere. Una rivendicazione, potremmo semplificare per usare le parole di D’Onofrio, del “diritto all’oblìo”.
MOGGI RICUSA, GIRAUDO NO – Altra differenza è stata nell’approccio al processo. Luciano Moggi, presentatosi con la sua task force (avvocati, consulenti e “consulenti esterni”) al completo, ha ricusato il presidente della Disciplinare dott. Artico (e altri due colleghi a latere) perchè già nel 2008 si era espresso nei suoi confronti nel procedimento sportive sulle sim svizzere, condannandolo. La difesa Giraudo, al contrario, nonostante la possibilità di accodarsi al rinvio, ha scelto di continuare regolarmente l’udienza (si mormora tra la sorpresa non solo dei colleghi, ma persino di qualche membro del suo stesso staff). E’ stata come detto una difesa non-difesa. Una difesa nella quale si è preso atto della squalifica e sostanzialmente si è detto che “non si ripeteranno più certi comportamenti” perchè tanto ormai non si rifarà più quel mestiere. Giudicare dall’esterno le strategie difensive altrui è sempre delicato, ma certo l’impressione che se ne ricava è che, per l’ennesima volta, Giraudo rinunci a “lottare” pur di affrettare i tempi, accodandosi comunque agli altri co-imputati (se uno dei due non verrà radiato, automaticamente non lo sarà neanche l’altro. Certo, poi vale pure il contrario…). Un “gol” è stato comunque segnato: Palazzi ha ammesso come la radiazione non sia da intendersi come “automatica”. Vedremo se basterà.
PALAZZI RESTA AL 2006 – Come sappiamo, quell’estate vennero scritte determinate sentenze con determinati presupposti. Le difese (specie quella Moggi) hanno sempre detto che quei presupposti fossero sbagliati e coerentemente si sono comportati di conseguenza da allora, in tutte le sedi. Ci affidiamo ancora a D’Onofrio per una riflessione importante: «Come può la procura federale (Palazzi, ndr) oggi dire che la radiazione va comminata sulla base delle “sentenze rese”, cioè le sentenze del 2006 (quelle sportive, ndr), quando la stessa procura sta avviando (lentamente, ndr) un’attività d’indagine nei confronti dell’Inter sul presupposto che probabilmente lo scudetto assegnato nel 2006 è uno scudetto assegnato in modo un po’ frettoloso. È quindi la stessa FIGC che quando attiva questo procedimento per l’accertamento della meritevolezza dello scudetto dell’Inter sta dicendo di fatto che non è convinta che la ricostruzione del 2006 sia effettivamente giusta perché se fosse giusta totalmente perché andare a mettere in discussione un altro esito di quel giudizio che fu l’assegnazione all’Inter?». Riflessione che non si può non condividere. E invece per Palazzi contano le due sentenze di condanna del 2006. E i fatti nuovi emersi sono irrilevanti.
DUE VELOCITA’ DIVERSE – E’ seguendo lo stesso principio che la proposta di ricusazione avanzata da Luciano Moggi è stata respinta: si motiva che il processo del 2008 sulle sim svizzere non sarà oggetto di giudizio, essendo il tutto limitato esclusivamente al 2006 e a quanto emerso dalle sentenze. Ognuno tragga le proprie conseguenza. Ad ogni modo è un altro l’aspetto che fa riflettere. Ieri infatti, per uno scherzo del destino, sono state discusse contemporaneamente due richieste di ricusazione: quella già discussa proposta da Luciano Moggi avverso il giudice Artico (e altri due) per il mini-processo sportivo sulla radiazione e quella promossa dai Pm di Napoli avverso il giudice Teresa Casoria per “interesse nel procedimento”. Al di là dei risultati, si può fare una riflessione in merito alla diversa velocità. Per quanto riguarda la giustizia sportiva, il giorno dopo la ricusazione la Commissione si è riunita, ha deciso (il non rinvio), ha accolto la richiesta di Palazzi di fissare una nuova udienza e ha scelto il 31 maggio come data. Al contrario, a Napoli si è rinviata per l’ennesima volta la decisione riguardante la Casoria, pare addirittura perché uno dei relatori fosse in ferie (!). Il rinvio è stato così disposto al 28 giugno, cioè più di cinque settimane dopo. Considerando che le arringhe difensive termineranno probabilmente il 12 luglio (con gli avvocati Prioreschi e Trofino in difesa Moggi), per allora probabilmente si saranno ascoltati quasi tutti, tranne probabilmente i difensori di Bergamo, De Santis e dello stesso Moggi. Pensare che un processo praticamente terminato e arrivato al 99% della sua completezza debba essere soggetto ad un giudizio del genere, così prossimo ad una eventuale pronuncia della sentenza, lascia senza parole. Facendo un parallelo improprio è la stessa situazione che vivono Moggi, Giraudo e Mazzini (e altri 42, ignoti) che dopo 4 anni e 9 mesi di squalifica ancora sono soggetti a giudizi su una loro possibile radiazione, a squalifica praticamente quasi scontata per intero.
GLI SCENARI FUTURI – Cosa aspettarsi ora? Innanzitutto la prima tappa, fondamentale, è quella di lunedì prossimo. Il 23 infatti l’Alta Corte del CONI deciderà in merito alla legittimità o meno del processo. Per quanto riguarda Moggi, si terrà un’udienza il prossimo 31 maggio, nella quale certamente Palazzi chiederà la radiazione, scontata, mentre le difese daranno battaglia; Giraudo, invece, aspettano una decisione (anche per lui Palazzi ha chiesto la radiazione) entro una quindicina di giorni alla richiesta di “clemenza” dei suoi avvocati. A Napoli, infine, si andrà avanti fino al 28 giugno con la parte finale dell’arringa dei Pm e con le requisitorie degli avvocati. Poi, forse, sapremo se la dott.ssa Casoria sarà ricusata o meno. Il 5 luglio, infine, dovrebbe esserci l’appello di Giraudo, a questo punto divenuto decisivo.
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