[Topic unico] FARSOPOLI: il complotto Moratti, Facchetti, Telecom e Gazzetta dello Sport.

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Abbott_Juve
view post Posted on 20/12/2010, 11:17 by: Abbott_Juve     +1   -1




Speciale Calciopoli. Enrico Cennicola: rinviato a giudizio per 3 magliette! (ed erano pure riserve)

Enrico Cennicola è un ormai ex assistente arbitrale. Era anche un discreto assistente, ma poco importa. Aveva un “difetto”: faceva parte della (seconda) sezione AIA di Roma. Era compagno di merenda di Massimo De Santis, il “boss” degli arbitri. Ci giocava persino a calcetto. E, vi assicuro, sono serio. E’ questo che, di fatto, lo porterà alla rovina. Facciamo un balzo indietro col tempo, al 5 giugno 2004. I Pm Narducci e Beatrice stanno indagando sulla partita Messina-Venezia. Moggi e la Juventus ancora non esistono. Ma ci entrano dalla finestra. Come? Presidente del Venezia (ereditò la società da Zamparini) era Franco Dal Cin. Bene: questo signore, di fatto, è colui che sostanzialmente fa convergere l’inchiesta penale di Napoli verso Moggi. Racconta infatti di aver ricevuto delle telefonate prima della partita da parte di quattro suoi colleghi: Cellino (Cagliari), Zamparini (Palermo), Spinelli (Livorno) e Ruggeri (Atalanta). Capiamoci meglio, coi numeri: Palermo 83 punti, Cagliari 83, Livorno 79, Messina 79, Atalanta 77, ecc...

Fu in pratica raggiunto telefonicamente dai 4 presidenti che lottavano con i siciliani per la promozione in Serie A. Cosa gli viene detto? Che l’arbitro Palanca avrebbe fatto vincere il Messina. Perchè? Perchè facente parte di una “combriccola”, la “combriccola romana”, capitanata dall’immancabile Massimo De Santis, e molto vicina alla “famiglia Moggi” (per dirla con le parole degli inquirenti). E’ tutta una serie di castelli di carta e di “si dice”, ma sufficiente (ancora non si sa come), evidentemente, per ottenere l’autorizzazione alle intercettazioni dal GIP. Il teorema? Nel Messina lavora Fabiani, “uomo Moggi” (per la cronaca, in udienza, nel maggio 2009 lo stesso Dal Cin ammetterà di essersi sbagliato definendolo così, e parlerà di semplice “amicizia professionale”). Ci sono tanti giocatori GEA (tutti in prestito, nonostante le bugie di Baldini), “quindi di Moggi” (per la cronaca, anche qui: è stato dimostrato con sentenza di primo grado come Moggi non facesse parte della Gea, nè direttamente nè indirettamente). La “combriccola romana” è capitanata da De Santis, quello di Juventus-Parma del 2001 (e anche qui parentesi: per De Gregorio, nelle sentenze del rito abbreviato, quella partita certifica l’inizio della collaborazione tra l’arbitro e la Juventus. Prove? Zero)... Insomma così. “Nell’ambiente circola voce che”, “Ho sentito dire che”, “Sono solo sensazioni”, “Non ho prove, esprimo solo opinioni”.

Così nasce la “combriccola”. E – se vogliamo – Calciopoli. Ma torniamo al nostro Cennicola. Sezione di Roma. Faceva le partite di calcetto con De Santis, Palanca e Gabriele. Quattro arbitri che giocano assieme. “Sicuramente c’è qualcosa di sporco”, avranno pensato i Carabinieri. E, sembrano battute, ma non siamo mica tanto lontani da come l’hanno pensata! Ma che c’entra con la “Cupola” di Moggi? Bella domanda. Non ci crederete, ma per gli inquirenti un “centro di potere” così forte come quello creato dal De Santis non poteva non avere legami con il sistema facente capo a Luciano Moggi. Perchè uno controlla gli arbitri. L’altro il calcio e i calciatori. Erano fatti per stare assieme. Una delle prove è una telefonata in cui De Santis racconta al nostro Cennicola di aver fatto incetta di magliette bianconere alla fine di Lecce-Juve del 14 novembre 2004. 23 magliette. “Ho stracciato il record”. A Cennicola ne spettano 3. Tra l’altro pure di riserve. Oltre al danno la beffa.

Per la Lega era tutto permesso e regolare (cfr: circolare del 5 agosto 2004): nessun illecito, neanche sportivo. Oggettistica promozionale. Una pratica normale, diffusa, comune. Per i Pm no. Per loro, è la prova del 9. Ecco, se vi siete messi a ridere, è bene che troviate anche un secondo per piangere. Pensando alla vita di questa persona, rinviata a giudizio per 3 magliette di tre riserve bianconere. E basta. Ma mica è tutto. Il giugno del 2006 infatti è stato un mese importante non solo per la fuga illegale di notizie che diedero vita – a seguito di pubblicazione quotidiana sui giornali – al processo sportivo denominato “Calciopoli”. Il giorno 21, infatti, alle 15,40 circa, una impiegata Tim consegna alla Caserma di via Moscova un cd-rom con dentro i tabulati rubati (i file di Interesse sono denominati con la parola chiave “BOVE” più una combinazione) e quattro raccoglitori trasparenti con fogli manoscritti. Tra questi documenti, quelli contrassegnati dai progressivi 112 al 119 con tutte le telefonate della Juventus di Luciano Moggi, la Gea ma anche proprio del guardalinee Enrico Ceniccola.

Spiato, accusato solo perchè romano e amico di partitelle scapoli-ammogliati, rinviato a giudizio per aver ricevuto da De Santis 3 magliette della Juventus. E poco importa che, durante il suo esame in tribunale, il ten. col. Auricchio abbia di fatto ammesso come la “combriccola romana” non esistesse, dicendo che non facevano niente altro che allenarsi assieme, essendo della stessa città. E poco importa che Gabriele e Palanca sono stati assolti dal giudice De Gregorio in primo grado. Poco importa anche che De Santis abbia già ampiamente – a giudizio di chi vi scrive – dimostrato la propria innocenza (tra le peripezie degli inquirenti, tra sdoganamenti e rivolte, e soprattutto con arbitraggi sempre contro la Juventus). Cennicola il capo d’imputazione per frode sportiva ce l’ha. E se lo deve tenere, fino alla sentenza. Anche se ridicolo. Anche se fa ridere. Tutti, forse, tranne lui.

Uccellinodidelpiero.com
 
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