Ferrara: «Voglio vedere la vera Juve»
«E’ stata una settimana di emozioni, intense, forti, diverse, rispetto a quelle vissute negli ultimi anni. Tutto è molto stimolante e, man mano che passano le ore, tutto risulta non dico semplice, ma un po’ meno difficile».
E’ questo l’esordio di Ciro Ferrara alla sua prima conferenza da allenatore della Juventus. Il neo tecnico bianconero è molto motivato e durante gli allenamenti ha cercato di trasmettere la sua carica anche ai giocatori: «Credo di essere stato coerente nel discorso fatto alla squadra e di aver parlato in maniera chiara ai ragazzi. Come ho detto anche in sede di presentazione una cosa è l’amicizia che mi lega a loro e una cosa è la mia professione e le mie responsabilità. Quindi non è che il rapporto deve cambiare, ma ci deve essere il rispetto dei ruoli e sono felice di aver trovato da parte dei giocatori grande professionalità da questo punto di vista».
In pochi giorni l’impegno di Ferrara e del duo staff più che sugli aspetti tattici si è concentrato sulla componente psicologica del gruppo: «Era difficile in così poco tempo stravolgere le cose e quindi l’intervento è stato più sull’autostima. Qui ci sono dei campioni e ho cercato di lavorare sulle loro motivazioni, cercando di far capire loro che basta poco per cambiare questo momento negativo. Le potenzialità sono le stesse di quella squadra che ha inanellato successi uno dietro l’altro, che è andata a vincere a Madrid. Quella è la Juve vera. Probabilmente in questi due mesi i ragazzi sono stati bloccati da un punto di vista mentale e questo ricade anche sull’aspetto fisico, ma tutto parte dalla testa. Logicamente da parte loro c’è stata, come sempre quando avviene un cambiamento, una reazione, che ho potuto apprezzare durante gli allenamenti. ».
L’attenzione si concentra quindi sul Siena, prossimo avversario dei bianconeri:
«E’ una squadra guidata da un ottimo allenatore, che lavora molto sull’aspetto difensivo, Il Siena in casa ha fatto la sua fortuna, perdendo solo quattro volte. Noi abbiamo motivazioni importanti, ma credo le abbiano anche loro. La loro posizione di classifica è tranquilla, ma i giocatori ci terranno a fare bella figura nell’ultima partita in casa e vorranno mettersi in mostra contro la Juventus».
Inevitabilmente il discorso si sposta sul futuro e sulla possibile permanenza di Ferrara sulla panchina bianconera anche per la prossima stagione:
«Tutto può succedere. Non si pensava neanche che a due giornate dalla fine potessi sedere su una delle panchine più importanti al mondo. Ho questa chance e cerco di giocarmela, altrimenti non avrei accettato. Tornare sul campo è bello, piacevole. Lavorare con i ragazzi mi fa molto piacere e credo che il mio futuro sarà quello di allenatore. Riguardo alla mia permanenza sulla panchina della Juve, mi è stato detto “In questo momento non possiamo darti la certezza che tu rimanga il prossimo anno” e non mi è stato detto “Due partite e basta”, quindi può starci tutto».
Ferrara è alla sua prima volta da allenatore, ma l’esperienza maturata in Nazionale, così come quella alla guida del Settore Giovanile, potrà rivelarsi utile: « L’esperienza della nazionale conta tantissimo e quando Lippi mi ha chiamato per i Mondiale per me è stato importante perché mi sono avvicinato al ruolo di allenatore. In Nazionale chiaramente il protagonista è Lippi e i collaboratori devono fare un altro tipo di lavoro. Quell’esperienza però è molto formativa e quella fatta come Responsabile del Settore Giovanile della Juventus mi sarà utile per il futuro, perché mi ha permesso di capire, le dinamiche della società e le metodologie degli allenatori».
C’è grande curiosità di vedere come Ferrara metterà in campo la Juventus: «Non è giusto ridurre tutto alle posizioni in campo perché nell’arco della gara non vengono mai mantenute. Un allenatore deve essere coerente, ma cosciente del gruppo che dirige e cercare di sfruttare al meglio le caratteristiche dei giocatori. Mi piace la difesa a quattro, questo sì, ma da lì in avanti ci possono essere soluzioni diverse. Non sono influenzato da nessuno, ma chiaramente ci sono allenatori che hanno segnato la mia carriera calcistica. Dire che mi ispiro a uno o all’altro però è sbagliato. Cercherò di portare avanti le mie idee Io il Guardiola della Juve? A Guardiola bisogna fare tanto di cappello, perché non deve essere facile, ma lui sta riuscendo in una grandissima impresa. Ho avuto modo di conoscerlo e oltre a essere molto bravo in campo è molto serio ed equilibrato fuori. Io però voglio essere giudicato solo come Ciro Ferrara».
Con Ferrara al timone secondo alcuni potrebbero esserci più possibilità per i giovani di mettersi in mostra: « Una società come la Juve ha bisogno di grandissimi giocatori, ma insieme a questi possono crescere e trovare spazio giocatori molto giovani. Finendo in B ne sono stati inseriti alcuni che saranno importanti tra qualche anno. Non dobbiamo mettere loro addosso troppa pressione e bisogna dar loro spazio anche non dovessero arrivare i risultati».
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